23 aprile 2025
In grassetto (testo del 22.4) 1, una amena fesseria scodellata da Fabius; a seguire, 2, la proposta di un modello possibile di evoluto.
1- È imbarazzante anche il solo approcciare il tema: lo affronto non per spirito di polemica ma perché il tema attraversa sia il Cerchio Ifior che il Cerchio Firenze e a questo livello di argomentazione mi sembra che non abbiano mai dato il meglio.
Ho vividi nella mente dei passaggi polemici del Cerchio Firenze in merito a quanti – da occidente – negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso andavano in India da “improbabili” maestri (Osho e altri): l’analisi sembrava non vedere il disegno che si dispiegava e che, alimentato anche da una moda, portava comunque masse rilevanti di giovani incontro alle basi della conoscenza di sé e di una nuova consapevolezza.
Non coglieva nemmeno, l’analisi, la spinta interiore che sorgeva in quelle coscienze, spinta certo contaminata anche da bisogni, sogni e pruriti, ma indicativa di una cambio d’epoca, della fine di un mondo e dell’inizio di altro.
Qui Fabius stigmatizza coloro che abbandonano la loro vita e i loro affetti, coloro che scelgono la via monastica, in primis: ci sarebbe da discutere a lungo su quell’abbandonare la propia vita e i propri affetti, sulle ragioni profonde che originano queste scelte, sui disegni personali, sulle necessità esistenziali collegate, ma non lo farò. Il più inesperto monaco del Sentiero può da solo portare molti argomenti per confutare queste affermazioni.
2- Appartiene all’ovvietà che l’evoluto sia incline a servire, un’autentica ovvietà. Altrettanto ovvio è che cerchi di conciliare i suoi e altrui bisogni: il vero tema starebbe nell’evidenziare le possibili fatiche dell’evoluto perchè è noto che le ultime incarnazioni possono anche – non necessariamente – essere in salita perchè presentano gli ultimi nodi (non conprensioni) irrisolti, nodi non sempre marginali e per la risoluzione dei quali può essere richiesto un impegno rilevante.
22 aprile 2025
Nella tradizione di molti paesi le persone che abbandonano la loro vita e i loro affetti alla ricerca della cosiddetta “illuminazione” vengono ritenute molto evolute. 1- In realtà si tratta di individui che non riescono a mediare tra i propri bisogni interiori e quelli delle persone che l’esistenza ha posto al loro fianco, finendo, così, col comportarsi in maniera decisamente egoistica: 2- il vero evoluto, in realtà, è quello che riesce a mettere in secondo piano le proprie necessità per favorire quelle che sono le necessità altrui o, quanto meno, a trovare il modo per appagarle entrambe. Fabius
Questo afferma Fabius, Cerchio Ifior, in A229: non condivido. L’ora tarda non mi permette di restare al PC, domani approfondirò.
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