Credo non ci sia nessuno dei lettori che non abbia sentito ripetere il concetto che è importante il viaggio, ogni momento di esso a prescindere dalla meta.
È questa una opinione diffusa in molti ambienti spirituali e qui non mi prefiggo il compito di confutarla ma, semplicemente, di andare oltre, contemplandola nella sua unitarietà e complessità.
Se osservo la mia vita constato che, in diversi momenti e passaggi critici, focalizzarmi sul viaggio e su ogni momento di questo è stato di grande aiuto. D’altra parte non trovo corretto fare di questo un assunto generale e universale: il viaggio, secondo la mia comprensione, è parte della meta e la meta del viaggio.
Il viaggio esistenziale è una sequenza di sentire o, detto diversamente, è tanti sentire a sé stanti letti in sequenza.
Ogni sentire è in sé compiuto e bastante, ma ogni sentire è costituito anche in modo tale da sembrare provenire da e tendere a.
Il sentire, l’atomo di sentire quanto il sentire organizzato, è ambivalente: è e tende a.
Ne consegue che se il viaggio esistenziale è sequenza di sentire, esso è e diviene.
È l’attimo, il sentire circoscritto di un momento che genera quella scena che ci appare come la prima e l’ultima, e procede verso una meta.
Ogni stato di essere è dunque importante, ma altrettanto importante è la direzione esistenziale verso cui ogni stato tende: è possibile individuare una direzione? É implicita nel sentire relativo stesso che obbedisce al Disegno esistenziale nel cui contesto accade. Ogni vita è interna a un disegno esistenziale, è un viaggio con un Disegno. Il sentire non si direziona a caso, obbedisce al richiamo della Vibrazione Prima e dei suoi Archetipi Permanenti e transitori.
Il viaggio contiene dunque la meta, e la meta si concretizza e realizza in ogni fase del viaggio: il senso di questo adesso (del viaggio) è interno al senso più generale della meta del mio Disegno.
Ciò che sento adesso origina da un sentire pregresso che struttura il sentire attuale e va a comporre un sentire più ampio che chiamo meta, sentire finale proprio e particolare di questo Disegno.
Certo, mi si può osservare che, così guardando ai fatti, io stia dando credibilità al divenire, mi si può obbiettare che non c’è sequenza né direzione del sentire, c’è solo ogni stato a sé stante.
Così è, nell’Eterno Presente, ma questa realtà non è contemplabile separatamente dal divenire: Essere e divenire sono indivisibili e l’affermazione secondo cui il divenire è illusorio mentre l’Essere è reale, è quantomeno parziale e ingannatrice.
L’Essere genera il divenire e il divenire l’Eterno Presente: ricordo che l’Eterno presente è un archivio, una risultante di Essere che diviene: vi prego di contemplare questa espressione: Essere che diviene. Non c’è solo Essere, non c’è solo divenire, c’è invece questa unità insolubile.
La realtà è Essere o divenire a seconda del punto di consapevolezza prevalente ma, sostanzialmente, è solo Essere. E l’Essere è insolubile da divenire, è una unità, un insieme complesso.
A mio parere, secondo quanto comprendo, nella trasmissione dagli altri piani di coscienza del principio di Eterno Presente, sono sorte delle confusioni e da queste sono derivate delle comprensioni parziali.
L’Eterno Presente è un archivio in cui tutto è e non diviene ma, nell’emanato, tutto diviene – viene percepito come divenire – tranne l’Assoluto Essere, per ovvie ragioni.
Se così è, allora l’Eterno Presente è l’istantanea di ogni sentire che genera ogni realtà e ci sono tante istantanee quanti sono i sentire dall’atomo di sentire al Sentire Assoluto.
Ogni passo del viaggio esistenziale è un grado/sfumatura di sentire, esiste nell’Eterno Presente come fatto a sé stante ma, per sua natura, proviene da e tende a: il viaggio avviene all’interno delle logiche della meta e ogni suo attimo realizza un aspetto della meta finché, a viaggio esistenziale concluso, la meta non è contemplata unitariamente, viaggio compreso.
Allora, didatticamente ha senso portare l’attenzione sul viaggio più che sulla meta, ma questo solo in alcuni frangenti dell’esperienza personale, ad esempio quando un individuo è eccessivamente proteso verso il divenire.
Il bambino come l’anziano hanno necessità di una meta quanto della consapevolezza minuta del viaggio: non c’è essere che non debba vedere il passo che compie nel presente e sapere dove sta andando. Anche se non sa dove va, il suo Disegno comunque lo porta in un punto preciso dell’Essere.
Grande è la confusione creata dalle logiche collegate all’Eterno Presente se a esse non è associata la consapevolezza dell’unità inscindibile tra Essere e divenire.
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Post importantissimo per me e chiarificatore. Da stampare.
Unita’ inscindibile tra Essere e Divenire, questa consapevolezza porta una gioia di fondo nell’affrontare la vita quotidiana e ci porta a pensare che noi abitiamo uno stato Unitario sempre. Il viaggio e la meta si confondono e quando sono completati non esiste più un inizio e una fine.