Un viaggio incontro a se stessi senza discepoli e senza maestri

Il fine del sentiero è fornire alla persona gli strumenti per conoscersi e trascendersi: questo può realizzarsi più agevolmente se la persona non è lasciata sola e se viene accompagnata in questo processo. Nel sentiero all’insegnamento corrisponde una pratica di accompagnamento.
La persona, naturalmente se lo vuole, è seguita in tutto il suo processo: dalla costruzione degli alfabeti della conoscenza di sé, al vivere la vita come gioco, alla dimenticanza del proprio esserci, all’abbandono verso l’esperienza che sorge dalla meditazione e dalla contemplazione.
Non si tratta quindi di applicare un insegnamento, è qualcosa di più articolato: l’accompagnatore, il buon amico, è specchio della dimensione interiore dell’accompagnato, ed è colui che suggerisce, ad ogni passo, ad ogni sfida, uno sguardo nuovo, una interpretazione più vasta del processo che sta accadendo. E’ anche colui che vive la realizzazione di una libertà in sé e questa sostiene e alimenta il rapporto. E’ colui che può condurre oltre l’identificazione perché conosce la non identificazione. Il sentiero è innanzitutto questo rapporto vivo, intimo e profondo in cui la persona non è lasciata sola. Su questa piattaforma di relazione viene poi sviluppata tutta l’elaborazione dell’insegnamento, la sua declinazione e articolazione che prende forma nei gruppi e nelle meditazioni.
Il nostro sforzo è quello di tracciare una via non del discepolato ma della condivisione, dove ognuno dei protagonisti porta sé e la dimenticanza di sé, l’esserci come persona e il contemplare il presente; dove ciascuno vive la sua trasformazione senza limite in virtù dell’incontro con l’altro, nella ripetitività e ferialità di un piccolo quotidiano che non ha alcun carattere di eccezionalità.
Non c’è sequela nel sentiero, c’è solo l’essere ricondotti a sé, senza scampo e le uniche certezze sono rappresentate dalla possibilità di risiedere dentro sé stessi, dentro l’esperienza della meditazione come sguardo limpido sulla realtà e dentro quel frutto che sempre porta con sé, in varia misura, che è la contemplazione.

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