I limiti delle organizzazioni

d-30x30Orgamizzazioni. Dizionario del

Pur riconoscendo che le forme organizzative possono essere usate per ottenere grandi risultati non solo per se stessi ma anche a livello sociale, le Guide ci hanno sempre messo in guardia sui pericoli in cui, alla lunga, si finisce con l’andare incontro, in particolare il fatto che, col tempo, l’organizzazione finisce facilmente col non essere più un utile mezzo per ottenere uno scopo bensì lo scopo stesso della sua esistenza, col risultato che ogni mezzo può diventare valido per la sopravvivenza anche della più umanitaria delle organizzazioni.

Messaggio esemplificativo (1)

Io affermo, con una certa presunzione, di essere al di fuori della ruota delle nascite e delle morti; di essere stato incarnato (con la personalità con cui mi presento adesso) ai tempi di Atlantide (e, questo, so che ad alcuni di voi può anche interessare); sono conosciuto come un «mangiapreti», come un anarchico, un sovversivo, un ribelle, un «originale» a tutti i costi … Questa è l’immagine che ho voluto dare; in realtà ho delle idee ben precise su tutti questi punti che ho citato; e li ho citati apposta, ovviamente, per poterne parlare, dovendo avere un punto di partenza.
La religione … Non è vero che sono un «mangiapreti». Certamente mi rendo conto che è molto vero quello che disse una volta qualcuno, ovvero che «la religione è l’oppio dei popoli» ma il problema, vedete, creature, non è la religione in se stessa, il problema è, continua ad essere, ed è stato nel tempo, nei secoli e nei millenni, l’uso che dei concetti religiosi viene fatto da chi ha l’ambizione di poter fare da ponte tra la divinità e l’essere umano.
Ahimè, che triste figura hanno fatto nei secoli questi «ponti con la divinità», al punto tale da rendere una ben misera cosa persino la divinità che rappresentavano, perché, se quelli erano i rappresentanti, come si poteva poi, alla fin fine, avere una grossa fiducia in ciò che rappresentavano?
Pensate alla religione cattolica, pensate a tutto quello che ha combinato nel tempo tutta la gerarchia su cui è fondata sul piano fisico e vi renderete conto, da questa osservazione, che la figura di Dio, o del Cristo, potrebbero – se non fossero così forti nel sentimento degli individui – veramente ricevere un’immagine poco edificante; fra l’altro … non so voi, ma vi siete mai chiesti perché vi è una cultura del Cristo, vi è una cultura «mariana» e, invece, del povero Giuseppe non se ne parla?! «Eppure – mi sono detto più volte io – se proprio dovessi osservare le cose con un minimo di raziocinio, direi che alla fin fine questo signor Giuseppe doveva avere un’evoluzione mica male, considerati i tempi! Trovarsi la moglie incinta di non si sa bene chi, eppure accettare quella che facilmente poteva sembrare una scusa delirante; e poi avere un figlio che faceva miracoli quando uno meno se lo aspettava; e poi restare nell’anonimato e sparire addirittura dalla scena, come se non avesse avuto nessuna importanza ..»
Forse, in minima parte, potrebbe anche essere vero che una figura maschile contrapposta a quella del Cristo dà fastidio all’ordinamento religioso; ci deve essere una figura maschile e una femminile, in tal caso la Madonna. Ma, molto probabilmente e più semplicemente, è perché la figura di Giuseppe, come tutte le persone umili, tutte le persone pazienti, tutte le persone con un Io non forte, un bisogno di protagonismo molto debole, come tutte le persone schive, diventava difficilmente usabile per poter essere manipolato e presentato come carismatico alla massa dei fedeli. Certamente, al fedele dell’epoca, faceva molto più effetto la figura del Cristo coi suoi discorsi importanti, con la sua fine «meravigliosa», o Maria, con la sua gravidanza miracolosa; quello, per la gente semplice dell’epoca, poteva essere lo stimolo per poter accettare con maggior meraviglia quello che era già meraviglioso di per sé.
Certamente, non voglio entrare nell’analisi di quanto è stato detto dal Cristo, ma voglio, invece, sottolineare che i problemi della religione all’interno della vostra società non sono dovuti alla religione stessa ma, come ho detto, all’apparato che su di essa è stato costruito.
Detto così, qualcuno di voi potrebbe dire: «Scifo è comunista!».
«Destra-sinistra» si chiedeva un vostro personaggio. Non ci si aspetta, di solito, che delle Entità parlino di politica; e certamente non posso io, questa sera, mettermi a dire: «Votate a destra», «Votate a sinistra», «Tendete a destra», «Tendete a sinistra», ma posso dire però che forse uno dei più grandi cristiani della storia fu quel Marx che viene contrabbandato come il «comunista mangiapreti» (peggio di me!) che in realtà non era.
Se voi leggeste «Il capitale» – cosa non facile, perché già il nome è pesante – vi rendereste conto che, in fondo, l’operazione di Marx non prescindeva dall’insegnamento del Cristo; anzi, presentava le teorie del Cristo, le teorie di uguaglianza, di fratellanza, di distribuzione ai poveri, e via e via e via e via, con l’aggiunta … di che cosa? Di un’analisi socio-economica che dava a questa presentazione della dottrina cristiana un aspetto apparentemente svincolato da quella che è la forma strettamente religiosa. Non so quanti di voi hanno letto «Il capitale» ma, se qualcuno l’avesse fatto – cosa che non credo – penso che concorderebbe in gran parte con me.
Il problema è che bisogna rendersi conto che questa dicotomia che viene creata a livello politico e sociale un po’ in tutto il mondo ormai tra destra e sinistra, ha finito un po’ alla volta per non avere alcun senso. Ancora una volta – così come succede per quanto riguarda la religione – la struttura che è stata creata al di sopra dell’idea politica della necessità di avere delle persone che guidino, è diventata la cosa importante, ha preso il sopravvento e si parla di valori di destra o di valori di sinistra senza rendersi conto che i valori non possono essere né di destra né di sinistra, ma sono semplicemente «valori», valori della coscienza, valori che l’individuo sente giusti al di là di quale fede politica egli possa avere.
Ancora una volta si può dire, quindi, che quello che crea i danni è l’organizzazione; e noi nel tempo abbiamo parlato spesso contro l’organizzazione, perché, vedete, sempre accade che le organizzazioni, essendo guidate dagli uomini – dai bisogni, dalle necessità, dagli egoismi degli uomini – finiscono col diventare importanti per se stesse e per perseguire scopi che sono diversi da quelli di partenza. Guardate le più famose sette spiritualiste del passato; prendete… che so … la Teosofia, ad esempio prendete la Massoneria, prendete tutte queste sette spirituali del passato e, se voleste fare un’analisi un po’ accurata, vi rendereste conto che, alla fine, i precetti e i concetti di partenza per tutte erano giusti e, direi, praticamente gli stessi; però, un po’ alla volta, poi, l’organizzazione ha preso il sopravvento e non sono stati più i concetti la cosa importante ma è stata la continuazione, l’esistenza continuativa dell’organizzazione stessa, anche a costo di andare contro i precetti di partenza.
È per questo motivo che noi non abbiamo voluto che intorno al Cerchio nascesse un’organizzazione, non abbiamo voluto che ci fosse un editore, non abbiamo voluto andare in Televisione, non abbiamo voluto parlare alla Radio, non abbiamo voluto fare nulla che potesse far nascere una vera e propria organizzazione intorno al Cerchio perché sapevamo che poi quella sarebbe diventata la cosa importante e il Cerchio non ha nessuna importanza, in realtà, se non quella di far risuonare le vostre anime, le vostre coscienze, ogni volta che una nostra parola riesce a perforare le vostre corazze. Scifo

1  Sfumature di sentire, vol. IV, pag. 62 e segg.

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

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