Dire “no”

d-30x30Dire “no”. Dizionario del

Come mai è così difficile dire «no»; un «no» deciso, convinto, nel rispetto sia degli altri che di noi stessi e ci nascondiamo invece sempre con un «non so», «vedremo», «forse»? Lo facciamo per paura della reazione degli altri o per continuare a nasconderci dietro alle nostre incertezze?
Questa è una domanda da cento milioni, perché in realtà le possibilità potrebbero esserci tutte; dipende chiaramente da persona a persona, da situazione a situazione.
Quello che però c’è – secondo me – sempre, o praticamente sempre, è un altro fattore.
Certo può esserci la paura della reazione dell’altro, può esserci il tentativo di nascondersi, e via dicendo, però nel «no» e nel «sì», rispetto al «non so» vi è sempre e comunque un’assunzione o meno di responsabilità. Pensateci un attimo: il fatto di dire di no o di sì è una cosa che comporta una scelta, indubbiamente, mentre il «non so» dà la possibilità di muoversi in una direzione o nell’altra. Ecco, quindi, che l’Io della persona ha sempre paura, in qualche modo, a pronunciarsi nettamente con un no o con un sì, perché può venire il momento in cui si accorgerà che ha sbagliato o gli altri gli faranno capire o vedere che ha sbagliato e, a quel punto, dovrà assumersi le sue responsabilità.
Apparentemente, sembra che sia più facile dire «sì» che «no», perché dire «sì» solitamente porta a una reazione favorevole da parte dell’altro, che viene accontentato; quindi l’Io della persona è più appagato: «Gli ho detto sì, quell’altro è contento, siamo tutti contenti» e così via; però considerate un attimo una cosa: nel momento in cui è stato detto «sì» e ci si rende conto che questo sì è stato catastrofico la sofferenza è grande, forse si soffre ancora di più che nel momento in cui si è detto «no» e si aveva sbagliato a dirlo. Senza dubbio accondiscendere a qualcosa provoca all’Io molti meno problemi che opporvisi.
Eppure, ci dicono le Guide, spesso per il bene dell’altro sarebbe estremamente importante riuscire a dire «no», portando come esempio il «no» che si dice ai bambini quando cercano di fare o vogliono qualcosa che può loro nuocere.
L’ago della bilancia, come accade per tutto ciò che riguarda le azioni dell’essere incarnato nell’osservare i temi dell’insegnamento etico-morale, non può essere che l’intenzione che sta alle spalle di ogni nostro comportamento.

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte seconda, Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

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