“Ama il prossimo tuo come te stesso”: sono queste le parole del Maestro che in questi giorni mi risuonano. Condizione imprescindibile: amare il prossimo passa attraverso l’amore per sé. Amore per sé che è legato all’accettazione di sé, alla resa, al “sia fatta la Tua non la mia volontà“, all’uscita dal circolo vittima carnefice, alla cessazione della lamentela...
zazen
Zazen: capaci di stare di fronte alla vita che sorge
Noi sappiamo che la realtà che viviamo è ampiamente soggettiva: fatta eccezzione per alcuni dati che sono oggettivi e condivisi da tutti, il resto di quello che viviamo riguarda solo noi.
Zazen: quel-che-è non è detto che piaccia alla mente/identità
Scrive Samuele: “Stamattina a zazen vedevo la mente sfarfugliare, le emozioni che la seguivano, il fisico che manifestava sonno. Mi dicevo: non è un problema, è normale; l’importante è accorgersi, tornare a zero con le sensazioni.
Dalla sequenza dei fatti, al Ciò-che-è
Questo rispondo a Samuele nel post: Quando una persona inizia a meditare e a pregare? La “chiamata”
Tu dici che l’adesione alla identità è generata dalla identità stessa: condivido, ed è un adesione che sorge dalla necessità dell’identità di sentirsi d’esistere e da quella della mente di catalogare, dividere, qualificare e quantificare.
Quando una persona inizia a meditare e a pregare? La “chiamata”
Quando non basta più a se stessa.
Quando non è più il centro di un microcosmo.
Quando sente che vasto è tutto ciò che è altro da lei,
vasto e apparentemente inconoscibile,
e ne è attratta.
Quella attrazione che non si può trascurare, né tacitare, è la “chiamata“.
L’indagine sui condizionamenti
Nel post Il superamento della logica del divenire, affronto una questione fondamentale: l’adesione al duale e ai suoi condizionamenti c’è se è sorretta da una necessità esistenziale, da apprendimenti che la coscienza deve conseguire.
Sulla disciplina del leggere e sulla gratuità del monaco
So quante poche forze rimangano dopo una giornata di lavoro, soprattutto in estate.
So anche quanto duro sia alzarsi prima il mattino e rinunciare a un po’ di sonno.
E so che, ad alcuni, riesce questo sacrificio, ma debbono possedere un motivo valido per affrontarlo.
Cosa chiedo ai miei fratelli e sorelle nel cammino
Chiedo loro di essere confidenti e sinceri gli uni con gli altri?
Chiedo loro di essere reciprocamente confidenti ed onesti?
Chiedo loro di essere radicalmente dediti?
Nessuna di queste cose chiedo loro.
Amici dell’Assoluto, innanzitutto
Leggo con interesse altalenante le discussioni interne al Sentiero contemplativo: sembra che i destini di questo organismo dipendano dal grado di confidenza tra i suoi membri, da come essi riescono a comunicare i vissuti, a stabilire una comunicazione franca e sincera, a non aver timore di esporsi nei limiti come nelle comprensioni.
L’amore che non ci compete
Riporto questo brano di Scifo, CI, perché desidero tornare sul tema degli assoluti, e non solo.
Tu, creatura, chi sei?
Tu sei ciò che dai agli altri.
Tu sei la compassione che sai donare a chi sta soffrendo.
Tu sei la dolcezza che trasmetti a chi è amareggiato.
Tu sei il sorriso che porgi a chi è infelice.
Perché è importante il logoramento nella pratica meditativa?
Perché solo quando la mente è logorata dal tempo che non passa, dalla noia, dal non avere agganci e sollazzi, dal dolore fisico della postura, magari, dal disturbo dei pensieri che non vogliono mollare la presa, dal senso di fallimento per la pessima pratica che si sta attuando, solo quando la mente coglie la totale inutilità di quella pratica, stiamo entrando nella pratica vera ed autentica.
Non si pratica una forma qualsiasi di meditazione per divenire migliori, mossi da uno scopo: se lo si fa, si è dei perfetti asini.
La meditazione è pratica di gratuità: è specchio dell’essere che accade e del divenire che scorre senza coerenza e senza essere più tenuto assieme dalla volontà di un soggetto.