Di cosa ci pentiamo o ci pentiremo

Rivolgendosi ai mafiosi il Papa ha detto: “Convertitevi per non finire all’inferno, è quello che vi aspetta se continuate su questa strada”.
Non voglio discutere della nozione di inferno che ancora trova spazio nella visione cattolica.
Per chi scrive il problema è di natura molto diversa: in questa vita, coloro che hanno accesso al senso di colpa lì trovano il loro inferno; nella vita dopo la morte tutte le tradizioni riconoscono che la persona si trova a rivisitare la vita trascorsa e a soffrire per il male inferto e l’egoismo provato.
In questa vita coloro che praticano la sopraffazione, l’egoismo, la violenza, l’assassinio, lo stupro si confrontano con la propria coscienza, se questa ha compreso il limite di quelle azioni: ma se non lo ha compreso?
Abbiamo la bizzarra idea che la coscienza sia “Dio nell’uomo” quando invece non è che uno dei corpi di quest’ultimo, una delle sue dimensioni (come lo sono la mente, l’emozione o il corpo fisico), per di più in evoluzione e strutturazione continua.
E’ vero che la coscienza guida l’operato umano, è anche vero che se non ha compreso determinati principi e valori procede per tentativi, impara attraverso le esperienze, sbagliando diremmo nel linguaggio comune.
Una coscienza che non ha compreso che non si ruba e non si uccide, permetterà che il suo veicolo, la persona, coltivi il furto e l’assassinio finché, di esperienza in esperienza non acquisirà i dati, le informazioni, le comprensioni per cambiare atteggiamento.
Chi ascolterà l’appello del Papa? Quei mafiosi la cui coscienza ha già compreso che certe azioni non sono legittime, che è pronta al cambio di vita ma che, per una resistenza dell’identità al cambiamento, ancora persevera.

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Dal sorgere del sole al tramonto divento una persona diversa

Ogni ora, ogni incontro scandiscono lo scomparire di qualcosa e l’avanzare di altro.
Una paura, una chiusura, uno sbilanciamento se osservati e non rimossi, se affrontati per la loro natura e accolti come possibilità di trasformazione, lasciano il passo al nuovo, ad altro che sorge.
Di incontro in incontro, di esperienza in esperienza, qualunque sia la mia identificazione o la mia consapevolezza, qualcosa muta nell’equilibrio interiore tra paura ed apertura, ego-donazione di sé.
Il tempo non è solo un dato cronologico è, innanzitutto, processo del sentire e trasformazione sequenziale nell’identità e nelle sue resistenze.
Oggi, proprio oggi posso imparare attraverso tutto ciò che si presenta, attraverso tutti coloro che per le ragioni più diverse si impattano con me.

L’immagine è tratta da: http://www.skipblog.it/tag/tempo/

Che cos’è il sentire di coscienza

Brano del libro “L’essenziale”(5) pag. 20 nuova edizione.
Il sentire sono le comprensioni che formano il corpo della coscienza. Come il corpo fisico è composto di cellule, così il corpo della coscienza è composto di atomi di sentire, di cellule di sentire.
Le cellule di sentire si formano attraverso le esperienze, solo attraverso le esperienze nel tempo e nello spazio, nel divenire.
Naturalmente il sentire è anche organo di senso perché la realtà, su quel piano, viene percepita attraverso esso, viene sentita.

Commento: L’intenzione genera l’esperienza la quale permette di capire e di divenire consapevoli di aspetti di sé, dell’altro, della realtà.
Ciò che è capito in varie situazioni produce trasformazioni nel modo di interpretare e vivere la realtà: il soggetto che “capisce” è l’identità.
Si crea un circuito virtuoso: la trasformazione del punto di vista cambia la realtà e questa muta il punto di vista.
Vari aspetti che sono stati capiti dall’identità danno luogo ad una comprensione: un insieme di dati si costituisce come atomo di sentire.
Gli atomi di sentire costituiscono aggregazioni, cellule di sentire e queste danno luogo ad aree/isole di sentire: pian piano si struttura il corpo della coscienza.
Di esperienza in esperienza, di esistenza in esistenza il corpo si completa e quando è adeguatamente strutturato termina l’esperienza della coscienza nel tempo e nello spazio, essa non ha più necessità di sperimentare e comprendere attraverso il veicolo mentale, emozionale, fisico.
E’ quella che l’umano definisce condizione di illuminazione o di santità.

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