Relazione, sacralità dell’incontro con il “mondo in sé”

[…] La via della Conoscenza afferma che solamente un essere che vive una quiete interiore può riconoscere il mondo in sé.
[…] Colui che si trova immerso in uno stato di quiete interiore vive la propria umanità in modo naturale, cioè è costantemente in contatto col mondo in sé, continuando a provare emozioni, a vivere pensieri ed a manifestare comportamenti.
Nel mondo in sé la relazione è interconnessione: si è immersi in un mondo dove tutti gli esseri sono interconnessi fra di loro senza distinzioni e senza paragoni.

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La relazione come incontro nella sacralità (95)

Gli esseri non esistono “per voi”, ma hanno il loro respiro. E nel momento in cui si incrociano è sacralità, e nel momento in cui si separano è sacralità, in quanto è sacro il luogo dove questo accade.

Le relazioni: voi e il mondo. Il semplice esistere (92)

[…] Però il mondo è altro da voi, il mondo è in sé, anche se voi non fate che guardare ad un mondo “per voi”. Questo fa sì che, rapportandovi con l’altro, mai lo vedete in sé ma sempre “per voi”, cioè in funzione vostra, persino quando pretendete di sapere cosa vada bene per l’altro.

[…] Quando l’impermanenza e l’effimero si impongono all’uomo come nuovo modo di rapportarsi al mondo intorno a lui, egli la smette di guardare alla continuità della relazione e punta l’attenzione sull’unica continuità espressa dalla vita, cioè un ininterrotto presentarsi di ciò che nasce e muore.