Meditazioni quotidiane 5.2

Ti conosco Signore, Dio dei Santi!
Tu eri prima che ogni cosa fosse,
Tu sei ciò che sopravvive,
perché
sei Colui che E’.
Tutto Tu sei:
Uno dai mille volti.
Sei il raro gesto pietoso del sanguinario
e il dubbio maligno dell’illuminato
Sei la naturale provvida difesa
e l’esterna maligna infiltrazione.
Sei l’endogena forza che edifica
e l’erosione che leviga.
Sei oltre ogni umana parola,
ogni umano congetturare
che muta nel tempo e nello spazio,
perché sei l’immutabile.
Sì, Ti conosco, Signore!
Tu sei l’Anziano degli Anziani.
Tu eri prima che ogni cosa fosse,
Tu sei ciò che sopravvive,
perché
sei colui che è.
Kempis  



Padre nostro che sei
sia santificato il Tuo nome
venga il Tuo regno
sia fatta la Tua volontà
come in cielo così in terra
poiché Tuo è il Regno,
la giustizia e la misericordia
ora e nei cicli generatori
in sempiterna secula.
Amen.
Kempis



Sperate!
Sperate in un domani migliore,
nella virtù trionfante,
nel buon senso che prevale,
nella coscienza che si desta,
nella volontà di creare un mondo più bello,
nella speranza che ritorna.
Perché sperare è carezzare,
è concepire il bene,
è cullare,
è infondere fiducia,
è nutrire,
è pascere,
è rinverdire,
è dare forza,
sperare è creare!
Che la speranza sia con voi.
Kempis


Se l’opinione del gregge comune
non sarà la tua regola di condotta,
se sarai tollerante con gli altri quanto
lo sei con te stesso.
se saprai comandare più a te stesso che agli altri,
se sarai giusto più che buono,
indulgente e comprensivo specie con i deboli,
se lavorerai pazientemente,
se mai risponderai con un rifiuto
ad una richiesta e ad un’offerta,
se potrai avere ricchezze e onori,
ma non esserne schiavo,
se potrai godere della solitudine,
ma non avrai paura della compagnia degli uomini
e viceversa,
se saprai essere povero e parsimonioso,
se potrai sopportare di buon grado l’oblio
e l’ingratitudine degli uomini,
se saprai camminare da solo senza grucce,
eccitanti ed illusioni.
Se saprai essere infantile con i fanciulli,
gioioso con i giovani,
pacato con gli anziani,
paziente con i pazzi,
felice coi saggi,
se saprai sorridere con chi sorride,
piangere con chi soffre,
e saprai amare senza essere riamato,
allora figlio mio, chi potrà contestarti il diritto
di esigere una società migliore?
Nessuno, perché tu stesso, con le tue mani,
l’avrai creata!
Kempis, Cerchio Firenze 77

 



Ho conosciuto l’amore degli uomini,
ed era possessivo.
Ho conosciuto la loro amicizia,
ed era sfruttamento.
Ho conosciuto il loro aiuto,
ed era umiliazione.
Ho conosciuto la pietà degli uomini,
ed era degnazione.
La loro protezione,
ma aveva un secondo fine.
Ho conosciuto la giustizia degli uomini,
ma era parziale.
La loro forza, ma era brutalità.
La loro onestà, ma era apparenza.
Ho conosciuto la fede degli uomini,
ma era una prigione.
La loro filosofia, ed era cenere.
La loro scienza, ed era cecità.
Ho conosciuto la compagnia degli uomini,
ma non mi riempiva.
Tutto questo ho conosciuto ed assaporato e,
restandone turbato,
ho compreso di non essere morto a me stesso.
Dali



Se Il vostro amore non conosce condizioni,
dubbi, tiepidezze;
se amate senza essere riamati,
se quell’amore vi rende costantemente felici, paghi;
se ininterrottamente vi dà la pienezza,
se trovate la felicità solo nella felicità degli amati,
se date prima ancora che vi sia richiesto,
e se l’amare è il solo compenso che gioiosamente
vi ripaga di ogni fatica,
di ogni sacrificio per gli amati,
voi siete fra quelli che possono lontanamente
immaginare cosa sia l’amore divino,
quell’amore che a ognuno così parla:
Figlio mio, più che amare e suscitare l’amore,
voglio che tu sia l’amore stesso.
Così, se è l’amore materno che può avviare un tale miracolo,
ti farò madre ed io sarò tuo figlio.
Se è l’amore sensuale,
allora non mi scandalizzerò ad esserti amante.
Se sarà l’amicizia a potere tanto,
io sarà il tuo fedele amico.
Ma se sarà l’amore agli altri, anonimi,
allora in ognuno di essi mi vedrai quale veramente io sono
e comprenderai, essendolo tu stesso, l’essenza del vero amore.
Dali



Oh Padre,
fa che noi andiamo là dove siamo attesi,
che mai siamo strumenti consapevoli
o inconsapevoli di interessi egoistici;
fa che risvegliamo le qualità migliori di coloro
che avviciniamo e che possiamo
donare
l’equilibrio sanatore a coloro
che ci avvicinano;
fa che sappiamo destare la comprensione degli uomini
e che possiamo essere canali
di bene.
Per tutto questo, oh Padre,
fa che mai ci manchi l’aiuto del Tuo potere.
Amen.
Dali



Oh Altissimo Signore,
poiché tutto, per una Tua sublime legge di armonia,
è attratto e si avvia verso l’ambiente adatto a noi,
fa che la nostra paura e la nostra ribellione
non si oppongano al compimento di questo divino principio.
Fa che mai ci sentiamo soli ove dovremo andare,
ma che ognuno Ti senta vicino a
sé poiché Tu sei ovunque.
Fa che la Tua volontà sia la nostra,
che ogni nostro simile non sia un estraneo per noi,
ma un fratello.
Aiutaci ad amarlo come Tu l’ami.
Se alcuno di noi sarà provato, fa, oh Altissimo,
che egli abbracci il dolore comprendendone l’intimo significato,
affinché il suo cuore non si inaridisca.
Fa che nessuna cosa, di questo mondo di illusioni, ci leghi a sé;
che quella sicurezza, spesso cercata nelle creature e nelle cose,
sia trovata nell’intimo nostro, poiché solo quella è reale
e duratura;
e quando amareggiati dalla delusione,
chiniamo la testa, fa, oh Signore, che la vita ci apparisca
quello che realmente è:
il Tuo più grande dono.
Dali



Vieni a noi, tu, che sei deluso e smarrito,
che invano hai sperato nell’aiuto dei tuoi simili.
Vieni a noi, tu che sei amareggiato e solo,
che inutilmente hai creduto alle promesse dell’uomo.
Vieni a noi, tu che sei incompreso e rifiutato
che, tradito, vorresti rinunciare alla vita.
Perché vuoi punirti per le colpe degli altri?
Ma interrogati!
Veramente degli altri è la ragione del tuo dolore?
Ti diciamo: vieni a noi,
eppure noi abbiamo da darti
solo quello
che tu sei disposto a darci;
possiamo per te solo quello che tu vuoi che possiamo;
siamo per te solo quello
che tu permetti che siamo.
Da noi stessi non abbiamo da donarti
quello che ti manca e che vorresti.
Noi possiamo consolarti, non vogliamo fare per te;
siamo solo una voce senza corpo,
un’identità senza nome,
una dottrina senza autorità,
un messaggio scritto sulla sabbia
di un deserto ventoso.
La nostra voce dice:
Oh tu che sei preda dello sconforto e della delusione,
perché vuoi addebitare le tue
colpe agli altri?
Non devi cercare nei tuoi simili quello che tu devi avere.
Non devi attendere che gli altri facciano
quello che tu devi fare.
Non puoi pretendere che gli altri siano
quello che tu devi essere.
Tu non devi delegare,
non devi attendere,
non devi rinunciare.
Abbi fiducia in te stesso!
Tu hai. Tu puoi!
Basta che tu lo voglia.
E quando avrai compreso che non hai alcun diritto
di sentirti sfiduciato se tu stesso non sei la fiducia,
deluso se tu stesso non sei la speranza,
amareggiato se tu stesso non sei il conforto dei tuoi simili,
sentirti solo se tu stesso rifiuti,
tradito e abbandonato se tu stesso non dai.
Quando tale sarà il tuo “sentire”,
allora tu stesso sarai la nostra voce,
il nostro vivente messaggio,
la testimonianza del nostro
potere.
Dali



Oh Padre, fa che io Ti veda attraverso alle creature,
ch’io non mi fermi al lato tristemente umano,
agli inevitabili limiti,
ai difetti più o meno scontati;
fa ch’io non consideri la loro abilità,
la loro sicurezza,
la loro bellezza come qualcosa che appartiene loro,
ma li consideri Tuoi
doni, quali in effetti sono.
Fa che al di là di ogni apparenza veda Te,
Essere per essenza,
di cui noi siamo riflessi tanto più somiglianti,
quanto meno siamo
limitati.
Ciò che Tu vuoi che l’uomo faccia,
o come vuoi che l’uomo sia,
non è un mistero, solo che l’uomo lo voglia, se lo domandi.
E non si può neanche dire che fare la Tua volontà sia faticoso,
costi sforzo:
lo è quando l’uomo non vuole.
Ma quando ci si abbandona a Te,
quando si dimentica se stessi,
il proprio
guadagno,
il volere apparire,
allora la Tua
via porta innanzi con sicurezza,
con la gioia nel cuore e una forza che tutto fa superare.
Se si fissano in Te i nostri propositi,
Tu non ci abbandoni,
ricolmi di consolazione la nostra vita.
Capisco, oh Signore, che è a Te
che dobbiamo consapevolmente
e volontariamente venire.
Dicci dove dobbiamo guardare per vederTi
e non vedere altro.
Se, come dice S.Agostino,
quelli che si
rifugiano in Te,
è con la fede che Ti trovano,
dacci, oh Signore, la fede.
Se e con la virtù, dacci la virtù.
Se è con la scienza, dacci la scienza.
Ma forse per trovarTi o Signore,
dobbiamo lasciare il mondo, gli affetti,
la famiglia,
il lavoro?
E’ proprio indispensabile che rinunciamo a tutto,
ci isoliamo?
No, Tu non lo vuoi necessariamente,
tanto più perché se l’uomo non supera dentro di sé
l’attaccamento smisurato alle cose sensibili,
è inutile che fugga il mondo;
lontano che vada, con sé recherà sempre nel suo cuore
le sue innumerevoli brame.
Invece, se pur restando nel mondo, nella famiglia,
pur lavorando, compirà le sue azioni anonime,
insignificanti, dedicandole a Te;
se amerà e servirà di più i suoi cari
donando a Te quella vita apparentemente inutile;
se cercherà di pulire, abbellire, facilitare
la vita degli altri per amore a Te, o Signore,
allora sì che Ti mostrerai.
Teresa



Altissimo Signore, Eterno Iddio, di cui tutti siamo espressione,
fa che comprendiamo qual è il posto che Tu ci hai assegnato.
Dacci la comprensione della Tua volontà
e la capacità di adempierla.
Fa che comprendiamo cosa la sofferenza vuole Insegnarci,
fa che siamo consapevoli dei nostri limiti e delle nostre capacità e,
in questa consapevolezza, come sia nostro dovere operare con
il progresso.
Fa che comprendiamo di non sfruttare gli altri;
dacci la forza di bastare a noi stessi e la generosità di aiutare gli altri.
Poiché l’uomo viene in questo mondo e da esso se ne va nudo,
sicché è perfettamente inutile che egli accumuli i beni per se stesso.
Riempici tanto di Te da colmare la nostra pochezza
che di tutto ci rende mancanti.
Amen.
Teresa



Altissimo Signore,
non puoi averci generato perché ci perdessimo,
e non puoi aver sottoposto la nostra salvezza alla nostra debolezza,
nascosto il nostro vero bene con la
nostra incapacità di comprendere.
Noi siamo confusi, incerti, dominati dall’egoismo, limitati.
Non può essere che Tu abbia subordinato la nostra eterna beatitudine,
alla padronanza di virtù che non possiamo avere,
al possesso di una natura che non è di tutti e che non sempre è nostra.
Tu sei amore ed il Tuo amore non può essere condizionato
dalle nostre azioni, dalla nostra incoscienza.
Il Tuo amore non può cessare, arrendersi di fronte ai nostri errori,
per quanto grandi
siano.
Il Tuo amore non può essere impotente di fronte alla nostra cecità
e al nostro rifiuto, perché è amore divino e come tale è illimitato;
nulla e nessuno può escludere.
Oh Padre, fa che siamo consapevoli della grandezza del Tuo amore!
E allora comprenderemo che quanto ci accade per la nostra incoscienza,
per il nostro
egoismo, per la nostra crudeltà, per la nostra cecità
e il nostro rifiuto, Tu lo permetti per il nostro vero bene.
Padre, fa che troviamo in noi questa sicurezza ed allora ci sarà più facile
accettare quanto ci accade.
Fa che comprendiamo che stiamo nascendo alla vita dello spirito,
e quanto sia per noi importante vivere consapevolmente
per trovare quella comprensione che ci disvela quanto ci ami.
Amen.
Teresa



Signore, in Cristo Tu sei il Dio della pace,
della misericordia, della verità, dell’amore.
Fa che quella pace, quella misericordia,
quella bontà, quell’amore ci uniscano
e
siano con noi tutti i giorni della nostra vita.
Tu sei il Dio dell’unione;
fa che lo spirito ci unisca consapevolmente gli uni agli altri
in un sol corpo con la comunione dell’amore,
della comprensione di una sola verità.
Signore, Dio del Tutto, rendici degni
del miracolo che stiamo vivendo.
Amen Amen Amen
Teresa



La pace sia con voi,
con coloro che vi amano,
con coloro che vi odiano.
La pace sia con gli oppressi,
con gli oppressori,
con chi fa il bene,
con chi ha ricevuto il bene,
sia con chi soffre,
con chi combatte,
con chi uccide,
con chi è ucciso.
La pace discenda sugli accecati dalle passioni,
su chi giudica, su chi non crede, sull’egoista.
La pace sia con tutti,
affinché chi ama ami con amore puro,
chi odia plachi l’odio,
chi è oppresso sia sollevato,
chi fa il bene nella
pace sia ricompensato,
chi ha ricevuto il bene sia in grado di rendere il bene,
chi soffre
abbia dolce la sofferenza,
chi combatte cessi di combattere,
chi uccide pianga l’atto commesso,
chi è ucciso non abbia moto di ribellione contro l’uccisore.
La pace discenda su tutti,
affinché l’accecato dalle passioni plachi il tormento interiore,
il giudice giudichi con discernimento,
chi non crede trovi Dio,
chi ama se stesso abbia luce.
Tutto ciò perché nella pace riceviamo gli influssi della Scintilla Divina,
nella pace ritroviamo noi stessi,
nella pace siamo buoni.
La pace sia dunque con tutti.
Teresa



Se tu cogliessi un frutto prima della stagione
della sua maturazione, tu lo perderesti,
ma altrettanto tu lo perderesti,
se tu lo
lasciassi marcire sulla pianta.
E’ giunto il tempo che tu ricerchi la vera condizione
di ciò che appare cominciando
da te stesso.
Ripeti perciò mentalmente con me questo mantra:

Rivolgo la mia attenzione alla profondità del mio essere
che si effonde oltre la mia attuale consapevolezza.
Il mio io è prodotto dalle contingenti limitazioni,
e dall’errata autoconvinzione che il mio essere sia in esse contenuto.
I conseguenti: egoismo, avidità, paura, senso di ostilità
per ciò che credo non sia me stesso,
mi impediscono di aprirmi alla vita dell’illimitato essere
che è in ogni uomo e che fonde in pura unione d’amore
tutte le forme di vita esistenti in una sola.
La vera natura di ognuno, come la mia,
sta oltre le contingenti limitazioni e differenziazioni
che creano le personalità amate
ed avversate.
Al di là di ciò ch’io trovo spregevole e detestabile nei miei fratelli,
sta Colui che è sommamente amabile e sommamente ama
perché E’ Sommo Amore.
Dietro l’aspetto mutevole e caduco di ogni uomo,
sta il vero Sé di ognuno,
l’Unico Essere in cui tutti ci riconosceremo.
Desiderio e repulsione, come gioia e pena,
vanno e vengono e, come le forme di vita,
sbocciano e appassiscono;
ma il vero Sé
Immutabile resta.
Non mi oppongo al fluire in me dell’unica vita,
arrendevole mi abbandono per seguire la Sua volontà.
Conducimi dove è giusto che io sia,
guida ogni mia azione al che io la compia non per goderne i frutti,
ma per la Tua gloria.
Fa che io sia strumento consapevole della Tua manifestazione.
Tu che sei la sorgente di ogni vita,
Tu che sei la coscienza senza limiti,
Tu che sei fuori e dentro gli esseri e da essi non sei diviso
e in essi non ti dividi,
Tu che tutto contieni, di ognuno sei radice e nutrimento.
Tu che sei la forma e la sostanza di ogni essere
e la spiegazione della Tua stessa esistenza,
che sei ragione di Te medesimo,
Tu che mai fosti, mai nasci, mai muori,
pur essendo causa e finalità del Tutto,
immergimi, cosciente, nell’infinita profondità del Tuo Essere
ove va a completezza tutto ciò che è incompleto,
ove si dissolve ogni separazione, cade ogni limitazione,
ove passato e futuro sono presente eterno.
Fratello orientale



Io sono un centro di coscienza,
d’influenza e di potere,
di pensiero e di conoscenza,
di sensibilità e di espressione.
Attorno a me si aggira il mio mondo
di cui io sono signore.
La mia mente è strumento d’espressione
ed io sono indipendente dal corpo,
dalle
sensazioni, dalle emozioni, dai desideri,
dalle facoltà intellettuali.
I miei veicoli sono un’unica cosa con la materia universale,
così la mia vita con l’unica vita universale,
così il mio spirito con gli altri,
apparentemente divisi,
e con l’Unica che li sovrasta e abbraccia tutti.
Il dolore dei miei fratelli è il mio dolore,
la loro colpa è mia colpa;
con essi raggiungerò, alla fine dei giorni, la Gloria suprema.
lo sono una manifestazione della vita universale
che tutto plasma e anima;
essa vita è in me come in ogni altro essere o cosa;
io sono nel suo seno ed essa mi sostiene,
niente può danneggiarmi veramente.
Qualunque cosa possa sorprendermi
non è che un cambiamento necessario alla mia
evoluzione.
Non temo di perdermi, né temo alcun male,
perché sono una manifestazione della Realtà
e, per questo, potenzialmente pieno di Divino Amore,
di Divino Sapere, di Divino Potere.
Rivolgo la mia attenzione al mio Sé superiore, lo spirito,
che mi guida nelle lunghe peregrinazioni della carne,
affinché renda attivo in me ciò che per natura è allo stato latente.
Sono pronto ad andare là dove posso essere di aiuto;
l’Universo è la mia patria,
l’umanità la mia famiglia,
il mio prossimo me stesso.
Fratello orientale

Due mantra per la pratica meditativa e contemplativa quotidiana

Due mantra per preparare, accompagnare e sostenere la pratica meditativa e contemplativa quotidiana.
Sono del Cerchio Firenze 77, il loro contenuto è di tale profondità per cui solo dalla ripetizione e frequentazione ripetuta e duratura emerge l’intero spettro del sentire che li esprime.

Meditazioni quotidiane 4.1


Padre mio,
io vivo i miei giorni come un
cerbiatto pauroso del buio;
e nella notte mi avvio lungo le strade della mia città
ed in
ogni angolo buio credo di scorgere creature
che vogliono farmi soffrire, farmi del male.
Vado a lavorare: intorno a me mi sembra di vedere soltanto
persone pronte ad approfittare di ogni mio errore,
di ogni mia debolezza, pronte a sopraffarmi
soltanto se mi distraggo
un attimo.
Mi guardo allo specchio e gli occhi che vedo così tante volte,
Padre mio, non mi sembrano neppure i miei occhi;
sembrano quelli di uno sconosciuto,
che dallo specchio mi guardano malevoli e che io non comprendo;
la loro luce mi sembra estranea;
ciò che cercano di dirmi, sembra volermi danneggiare.
E allora chiudo gli occhi, i miei occhi e non so se l’altra figura
davanti a me, invece, continua ad osservarmi con la stessa aria
maliziosa, maligna.
Quando riapro gli occhi, Padre mio,
mi sta ancora a guardare;
ed io non so più che cosa fare, dove fuggire, perché so che,
anche se mi allontano, domani, dopo domani, fra tre giorni,
fra un mese, fra un anno, per tutta la vita, prima o poi,
dallo specchio lo stesso viso mi guarderà;
ed in me nascerà ancora la stessa paura, la stessa disperazione,
lo stesso
dolore.
Padre mio, come posso sfuggire a tutto questo?
Anonimo

Figlio mio, non vi è molto da dire su ciò che tu mi chiedi.
Non chiudere gli occhi di fronte a quell’immagine;
non evitare di vivere la tua città,
perché se tutti gli uomini
le evitassero,
le città diventerebbero morte;
invece hanno bisogno di vita per vivere, per diventare sempre migliori.
Non sentirti in affanno allorché sei sul lavoro, perché tu,
la tua famiglia, la tua città, il tuo mondo, ha bisogno che proprio tu,
in prima persona, riesca ad essere un lavoratore coscienzioso,
riesca con l’esempio a dimostrare agli altri che si può vivere,
lavorare ed operare nella società senza essere in contrasto
con le regole morali interiori conosciute e condivise.
Non distogliere lo sguardo dallo specchio;
fissa i tuoi occhi in quegli occhi, che paiono malevoli;
cerca di penetrare in essi ed andare al di là di ciò che tu proietti
su quell’immagine;
cerca di essere consapevole che ciò che non vuoi vedere ti appartiene
e che soltanto tu puoi impedirgli di farti del male,
conoscendo, comprendendo, riuscendo ad eliminare
tutti i motivi di sofferenza.
Se riuscirai a farlo, se riuscirai a non essere più un cerbiatto
spaventato da te stesso,
senza dubbio riuscirai anche a lavorare con felicità, con gioia;
riuscirai anche a girare per le strade sorridendo a coloro che incontri;
riuscirai anche a trovare un sorriso allorché osservi te stesso allo specchio.
Non aspettarti che sia il mondo a cambiare per te;
devi essere tu, figlio mio, a cambiare per il mondo.
Moti



Padre mio,
basterebbe una Tua sola parola per farmi sentire meno solo,
meno abbandonato, più forte di fronte alle avversità, più unito a Te.
Anonimo

Figlio mio, pensi davvero che una mia parola
possa farti sentire meno solo, meno abbandonato,
più forte di fronte alle avversità, più unito a Me?
Ti ho già dato tutte le parole di cui avevi bisogno e,
se non ti sono bastate, come potrebbe ora, una mia nuova parola
riuscire
là dove le mie altre parole non sono riuscite?
Lo so che sei un uomo,
e che le tue richieste sono mosse dal tuo tentativo di ottenere,
facendoti umile e vittima ai tuoi stessi occhi,
qualcosa di più di quanto hai già avuto,
perché avverti la mia presunta mancanza come un diritto
che ti è stato tolto.
Ma io non posso che dirti ancora una volta che tu ti senti solo
perché non sai stare
veramente con te stesso,
che tu ti senti abbandonato perché non ti senti più il figlio prediletto,
che tu ti senti debole di fronte alle avversità perché non hai che te stesso
per affrontarle e risolverle,
che tu non ti senti del tutto unito a Me perché non credi davvero,
con tutto te stesso, alla mia esistenza.
Ti domandi se il tempo trascorso è stato buono,
chi può risponderti se non te stesso?
Io non posso che darti dei parametri con cui misurarti,
con cui confrontarti, ma sei tu il
solo che possa dare risposta
certa a ciò che chiedi.
Sarà stato un tempo buono:
se avrai trovato del tempo per osservare te stesso,
invece che posare il tuo sguardo,
sempre,
sulle lusinghe della vita materiale;
se avrai trovato del tempo da dedicare agli altri,
invece che addurre a tua scusante la mancanza di tempo per farlo;
se sarai riuscito, almeno qualche volta,
a fare dei tuoi sensi di colpa lo stimolo per modificare il tuo modo
di essere invece che farli diventare la fabbrica di altri sensi di
colpa,
sempre più opprimenti;
se avrai detto meno «ti voglio bene » ma avrai dimostrato di più
coi fatti la verità
dei tuoi sentimenti;
se avrai saputo prendere su te stesso la responsabilità dei tuoi errori
senza cercare
in continuazione il modo per attribuirla agli altri
o alle circostanze o alla vita in generale;
se non ti sarai sentito sopraffatto dalle nuove responsabilità
che l’esistenza ti ha proposto ma sarai riuscito a integrarle nella tua vita
assieme alle altre responsabilità che, comunque sia, sempre ti appartengono;
se avrai saputo essere un genitore attento e comprensivo,
dolce ma severo, aperto ma
disponibile,
pronto a correggere ma anche
ad ammettere i propri errori,
rendendo la
tua esperienza non un sentiero che i tuoi figli
dovranno percorrere per forza allo stesso tuo modo,
ma un’indicazione su come tu sei riuscito a tracciarlo per te stesso;
se avrai saputo essere un figlio indipendente ma affettuoso,
capace di partecipare ma anche di seguire la propria strada,
che ha saputo comunicare le proprie esigenze senza
dimenticarsi
o prevaricare quelle degli altri,
a cui non è stato necessario chiedere nel momento del bisogno
e il suo dare è stato spontaneo e sentito,
e la rinuncia non ha lasciato insormontabili rimpianti;
se non avrai fatto incaute promesse sull’onda dell’entusiasmo
per dimenticarle non appena l’entusiasmo si spegneva;
se avrai lavorato per il piacere di farlo e di sentirti utile;
se avrai trovato, anche nei momenti più difficili,
la capacità di trovare qualcosa di
positivo;
se nella malattia avrai saputo trovare lo stimolo
per guarire interiormente;
se di fronte alla morte non ti sarai sentito morire dentro;
se avrai fatto qualcosa per gli altri consapevole di non averlo fatto
per altruismo ma per un tuo bisogno personale che, combinazione,
corrispondeva alla necessità di qualcun altro;
se non avrai condotto oltre il lecito la tua vita sulla scia delle tue illusioni;
se le tue parole non saranno stati semplici fonemi emessi per apparire,
ma lo specchio del tuo sentire;
se le tue emozioni avranno fatto capire a chi ti ama ciò che provi
veramente e non riesci, magari, ad esprimere;
se i tuoi pensieri saranno stati tesi alla ricerca dei tuoi veri perché
più che alla ricerca della felicità, perché non esiste vera felicità se
non si è consapevoli di quello che davvero si desidera;
se, infine, avrai compreso fino in fondo almeno una piccola verità
su te stesso che non avevi mai sospettato.
Eliminando tutti quei «se »figlio mio,
non
avrai reso il tuo tempo più o meno buono ma, senza alcun dubbio,
lo avrai reso degno di essere vissuto.
Se così non è stato, figlio mio, adoperati – per amor tuo – nel far sì
che lo sia il tempo che hai davanti e che stai incominciando a vivere.
Che la pace sia con te e con tutti gli uomini.
I tuoi fratelli



C’è un tempo per vivere
e un tempo per morire,
c’è un tempo per gioire
e un tempo per piangere,
c’è un tempo per abbracciare
e un tempo per allontanare,
un tempo per stringere
e un tempo per lasciare,
c’è un tempo per tutto,
ma non lasciate che il tempo vi scivoli addosso
in modo tale che voi possiate poi dire
che il vostro tempo è stato vissuto invano.
Florian



Ma in definitiva, Padre mio, esisti o non esisti?
Quel Dio che a volte invoco dentro
di me,
specialmente nei momenti in cui più ho bisogno di aiuto,
ha una sua realtà, una sua esistenza o è soltanto
l’espressione di un mio bisogno,
la raffigurazione mentale di ciò che io vorrei?
Moti

Figlio mio, tu mi hai dato centinaia di nomi diversi,
tu mi hai attribuito la capacità e la possibilità di decidere
il bene o il male per intere nazioni facendomi un Dio degli eserciti,
tu mi hai ricoperto di oro e di offerte;
tu hai fatto di me un’immagine che occhieggia la realtà dell’umanità
incarnata da quadri, statue, palazzi marmorei, chiese, basiliche;
tu mi hai posto in tutti i posti dove io, in realtà, meno sono.
Certo che esisto, figlio mio,
ed esisto dentro di te perché io sono te, così come tu sei me
e mai potremo essere separati.
Scifo



Padre, Padre mio, mi rivolgo a Te
perché sono convinto che nessun altro, in questo momento,
possa fornirmi esauriente risposta ad una domanda
che non mi appartiene in modo particolare,
ma che appartiene ai miei fratelli che ancora peregrinano
nel mondo della materia.
Io li ho osservati e tuttora li osservo, e vedo, e sento nei loro cuori,
un malcelato timore
di una nuova guerra.
Io mi faccio partecipe di questo loro sentimento
e mi prendo il diritto di farmi loro portavoce.
Che significato può avere, Padre nostro, alle soglie del Duemila,
una guerra che porterebbe con sé soltanto distruzioni e morte?
Certo, si diceva una volta, la guerra è una lezione che gli uomini
non imparano mai
abbastanza e, forse, a quasi cinquantanni
da un conflitto particolarmente doloroso,
l’uomo può aver dimenticato quelle tragedie;
tuttavia la coscienza di ognuno di quei fratelli si ribella
all’idea di un nuovo conflitto.
Ti prego, Padre, Tu che permetti questi incontri,
che ci offri la possibilità di sentire,
in qualche modo, la Tua voce, dai una risposta,
affinché i timori si possano trasformare, ancora una volta,
come soltanto Tu sai fare, in serenità.
Viola

Figlio mio, la tua voce è giunta a me, assieme a quella di migliaia,
di milioni di altri figli, che in queste ore tormentate e tormentose
per tanti, si pongono angosciati lo stesso dilemma,
spaventati da uno spettro che si
ricordano o che hanno sentito raccontare
più e più volte e che, proprio per questo, temono.
Se io, figlio mio, dovessi rispondere a un altro dei miei figli,
la mia risposta, certamente, sarebbe diversa da quella che a te,
amatissimo figlio, posso dare.
Ma a te, mio caro, che hai seguito per mesi, per anni gli insegnamenti
che arrivano attraverso le barriere dei vari piani,
a te non posso far altro che ricordare ciò che questi insegnamenti ti hanno dato:
tutto ciò che accade, che è accaduto e che accadrà, accade sempre e soltanto
per fare il tuo bene;
anche le più immani tragedie, anche le più grandi catastrofi,
i più dolorosi dolori avvengono non per far soffrire, bensì per far crescere.
In realtà l’ultima grande guerra che ha sconvolto questo pianeta
e che viene tramandata come guerra mondiale,
molto meglio sarebbe se venisse tramandata come guerra personale,
in quanto essa è stata la guerra di ognuno degli individui
che hanno partecipato, con se stessi e con la propria coscienza.
Infatti, tu, figlio, che sai quanto il sentire di ogni individuo sia diverso dall’altro,
quanto la realtà che ogni individuo percepisce è diversa da quella che il suo fratello,
anche il più vicino, il più simile a lui, percepisce,
tu puoi comprendere quanto lo stesso avvenimento possa avere significato
e influenze diverse per persone diverse.
Ecco così che la traccia, apparentemente identica, che attraversa tutta l’umanità,
si scompone in migliaia di altre piccole tracce
che hanno in sé i germi di sentire diversi.
Lo so, tu vorresti, adesso, una risposta precisa:
un sì o un no, se gli avvenimenti che temi si verificheranno davvero
oppure se vi è una speranza che prima o poi, anche all’ultimo minuto,
prevalga quel buon senso, quel sentire, quell’amore che, vi è stato detto,
giace all’interno di ognuno di voi.
Ma non esiste, figlio mio, una risposta che sia un sì o un no a questa domanda,
in quanto, proprio in virtù di quanto tu sai, di quanto per molto tempo
è stato cercato di insegnarti, vi sarà un sì per una parte di umanità,
un no per un’altra parte perché vi sarà ancora chi avrà bisogno
di attraversare un conflitto,
ma vi sarà anche chi non avrà questo bisogno.
Questo è così difficile, figlio mio, da comprendere!
Certo, ti sento parlare spesso di quelle famose varianti
che ti sono state ipotizzate
e tu annaspi dentro di te per cercare
di comprendere con la tua mente, eppure è proprio in virtù
di questo frazionarsi della realtà
per adeguarsi al sentire dell’individualità
di ognuno di voi, che esiste una logica e un perché in tutto ciò che vi circonda.
Così, se tu dalla guerra avrai bisogno di comprendere
ciò che non riesci a comprendere ebbene tu, figlio, tu in prima persona,
vivrai una qualche guerra, mentre tu, figlio, che da una guerra non potrai trarre
nulla di nuovo per la tua coscienza, non attraverserai questa esperienza.
Non era questo che ti aspettavi da me,
figlio mio, ma come posso darti sempre ciò che vuoi?
A te mando in continuazione, principalmente, ciò di cui hai bisogno e tu,
figlio mio, hai bisogno di crescere, e crescere significa comprendere,
comprendere significa allargare il tuo sentire,
e allargare il tuo sentire significa unirti agli altri,
e unirti agli altri significa, alla fine, unirti a me.
Infinite sono le strade che portano a me
ed ognuna, nel corso della tua evoluzione,
tu la percorrerai.
Pace a te, figlio mio amatissimo.
Moti



Padre, Padre mio, io sto cercando risposte
e trovo solo domande.
Mi sono interrogato sulla vita e mi sono
chiesto: «Chi è che è vivo?»
Forse il mio corpo fisico è vivo?
Forse è vivo il mio Io?
Forse è viva la mia coscienza?
Forse, forse, forse.
E a forza di domande sono giunto alla conclusione
che solo Tu, Padre mio, sei vivo.
E io, Padre mio, mio amatissimo Padre,
io mi sono interrogato su me stesso, sulla realtà, su ciò che io sono,
su ciò che potrei essere, su ciò che sarò, su qual è la mia coscienza,
la parte conscia di me, se è il mio corpo fisico che è conscio,
se è il mio Io che è conscio, se lo è
la mia coscienza.
Se, se, se.
E alla fine – anche un po’ stanco – mi sono detto che in fondo
forse (anzi, senz’altro)
la risposta è che soltanto Tu, Padre mio,
sei cosciente.
Anonimo

Figlio carissimo, figlio mio carissimo,
sei ancora ben lontano dall’aver compreso!
Infatti, io non sono vivo,
io non sono cosciente:
semplicemente, figlio, Io Sono!
Scifo



Padre mio, al di là di ogni filosofia,
al di là di ogni parola, resta un unico fatto,
per me importante, primario, indimenticabile,
terrificante, esacerbante, inevitabile,
insopportabile: io sto soffrendo.
Mille e mille religioni nell’intero susseguirsi dei secoli
hanno agitato davanti a i miei occhi il miraggio di un Paradiso
dove la sofferenza non trova posto e il mio desiderio più grande
è quello di riuscire a raggiungerlo, ma è così difficile.
E’ così difficile, Padre mio, non soltanto penetrarvi
ma anche solo trovare la porta
per farlo,
e anche quando si è riusciti a individuare
quella che potrebbe essere la porta giusta,
riuscire ad aprirla appare un ostacolo insormontabile.
Aiutami, Padre mio, dammi le chiavi del Paradiso,
affinché io possa scrollarmi dalle spalle l’immane peso
della mia continua
sofferenza.
Baba

Figlio mio, il Paradiso non è là dove molti lo cercano:
esso non risiede nell’alto dei cieli,
né nelle grandi praterie e tanto meno su un monte
così alto da sfidare le nuvole.
Esso è così a portata di mano per chiunque voglia raggiungerlo
che sfugge all’attenzione del ricercatore
in quanto esso non è un dove né un quando,
ma è una condizione interiore 
che già esiste,
nascosta e non riconosciuta 
nel più riposto anfratto
dell’anima di ogni uomo.
Io ti ho dato ogni cosa per raggiungerlo
attraversando le molte porte che ostacolano il tuo faticoso procedere
e per ogni porta già ti ho dato la chiave:
la paura della morte sarà sconfitta dalla gioia di vivere,
il timore di guardarsi dentro sarà superato dall’audacia di scrutare se stessi,
l’egoismo dell’Io più incatenato sarà dissolto da un solo atto di vero altruismo,
l’avidità di possedere e possedere ancora sarà trasformata dal saper donare
metà di ciò che si possiede a chi non ha nulla,
il senso del potere verrà modificato dall’uso giusto che del potere può essere fatto,
la presunzione potrà essere sconfitta da ogni piccolo atto di umiltà,
l’odio potrà essere cancellato da un unico attimo di vero amore,
il rimpianto per ciò che si è perso potrà essere rimpiazzato
dalla consapevolezza di ciò che si ha avuto,
la tristezza potrà essere annullata da un sorriso fatto con vera partecipazione,
il dolore vedrà la sua sconfitta
non appena 
ne riconoscerai e accetterai la necessarietà.
Ogni porta ti è stata svelata, ogni chiave ti è stata data.
Devi solo trovare il coraggio di aprire ogni soglia e il Paradiso sarà tuo.
Per sempre.
Ananda



Figlio mio, tu non stai attraversando onde,
tu non stai solcando mari,
tu non stai
viaggiando in posti sconosciuti e attraverso
realtà che ti sfuggono in continuazione.
Il tuo lungo percorso, il tuo lungo peregrinare
attraverso ciò che da me
proviene,
in realtà non è altro che un
continuo muoverti
all’interno di te stesso.
Ogni posto che vedi è il tuo posto.
Ogni affetto che hai è il tuo affetto.
Ogni vita che vivi è la tua vita ed è il tuo modo di vivere.
Non hai bisogno di cercare la tua isola,
figlio mio, non ti sei mai mosso dal suo suolo.
Moti



Hei, tu, piccolo uomo!
Hei, tu, piccolo uomo, sballottato tra i flutti dell’esistenza..
Sì, sto parlando con te, non allungare la mano verso il tuo vicino,
non è a lui che
mi rivolgo, è a te!
A te personalmente!
E non ti girare indietro, per piacere, sto guardando te!
E’ a te che mi rivolgo;
a te, che hai sempre desiderato avere un rapporto con me,
un rapporto privilegiato con me!
Sono 26 anni che hai un rapporto privilegiato con me
(e devo dire che non hai neanche pensato a fare una festa!)
Ma perché ti guardi intorno con aria smarrita?
Non è questo che desideravi?
Non desideravi forse, finalmente, avere una risposta dal tuo Dio?
Come? Cosa stai dicendo? Ah, il tono!
Capisco: tu sei di quelli che si fermano al tono di chi sta parlando
e magari non ascoltano neanche una parola di quello che viene detto!
Ho capito.
Va be’, cercherò di cambiare il tono, può darsi che questo ti aiuti.
Figlio mio, ti va bene così?
No, neanche questo.
Ma cos’è che ti turba? Non sei convinto di parlare con Dio?
Ah, vedo, vedo: stai esaminando tutte le ipotesi
che potrebbero venirti in mente.
Ascoltami, figlio.
Io che ti parlo sono il tuo Dio, ma non sono il dio degli eserciti,
non
sono il dio del giorno né il dio della notte,
non sono il dio del bene né il dio del male;
se vuoi pensare a me, pensami come il dio della vita
e mi penserai nel modo più vicino in cui tu possa definirmi.
Ascoltami, figlio;
ascoltami, se vuoi, su
questa strana cosa che ti sta succedendo.
Stai pensando: «E se non fosse Dio?
Se questa voce che sto sentendo fosse, che so io,
la voce della mia coscienza?
No, no, per carità, lasciamo stare la coscienza perché,
quando si tira in ballo la coscienza,
si sa da dove si parte ma non si sa mai dove si arriva!
Può essere pericoloso!
Potrebbe essere un’allucinazione!
Vediamo: un’allucinazione da volontà di potenza
dovuta a traumi infantili, magari
di origine sessuale.
No, lasciamo questo agli psicanalisti!
Ma, allora, se non trovo risposta?
Se tu non trovi risposta, potrebbe anche essere davvero
che chi ti sta parlando sia Dio!
Non era così che t’aspettavi la cosa, vero?
Eppure, vedi, figlio mio carissimo,
sono millenni che io, in una maniera o nell’altra ti parlo;
certamente tu non sempre mi stai ad ascoltare,
e qualche volta ho dovuto ricorrere a dei mezzi un po’ drastici
per attirare la tua attenzione: ho incendiato dei rovi,
ho suonato
delle trombe, ho fatto cadere addirittura mura di città,
però bisogna dire che l’attenzione l’ho attirata!
Tuttavia non sei mai riuscito a trattenere la tua attenzione
per lungo tempo su di me.
Certo, ti sei creata un’immagine di Dio.
«L’immagine di Dio – dicono i dotti – è tendenzialmente antropomorfica;
questo significa che è anche antropocentrica!», ovvero che tu nel tempo,
nei secoli, hai cercato di farti un’immagine di Dio a somiglianza di te stesso;
pensando, evidentemente, che io sono te.
No, hai ragione, non ti va bene, preferisci dire così:
«.. pensando, evidentemente, che tu sei me!»
Forse è quello che ti manca: la concezione della fusione dei due termini:
non esiste 
«io sono te» o «tu sei me»,
esiste
«Noi due siamo Uno»!
Questo, nel tempo, figlio mio, dovrai imparare veramente a comprendere;
e lo comprenderai soltanto quando lo sentirai veramente dentro di te.
Anonimo



Nel corso della tua vita, figlio mio, tu ricordi.
Tu ricordi di fare colazione al mattino,
tu ricordi di chiedere l’affetto di chi ti sta accanto,
tu ricordi i torti che ti sono stati fatti,
tu ricordi i lavori che stai facendo
o che non sei riuscito a compiere,
tu ricordi i momenti che hai perduto,
tu ricordi gli amori che non hai vissuto,
tu ricordi le sensazioni che non hai incontrato,
tu ricordi i libri che non hai letto,
tu ricordi le cose che non hai appreso.
Fratello mio, caro fratello,
ricordati anche di essere felice, qualche volta.
Anonimo



Se tu non fossi come sei,
io non avrei nulla da dirti ma mi ritirerei nella quiete
del mio stato 
perfezionando con calma e pazienza
la più piccola assonanza del mio essere.
Se tu non fossi così come sei,
potresti essere anche peggio ed allora non avrei nulla da
dirti
perché !e mie parole suonerebbero alle tue orecchie
prive di senso e, per questo,
le rifiuteresti.
Se tu non fossi come sei,
magari saresti migliore,
forse così migliore da non avere bisogno di me
oppure migliore solo quel tanto
da indurmi a ricercare
nuovi concetti, nuove
idee, nuove parole da regalarti.
Ma tu sei come sei,
ed il tuo essere così mi avvince a te per sorreggerti,
abbracciarti,
infonderti iniziativa, rinfocolare domande,
stimolare la tua fantasia e le tue idee,
far gareggiare il tuo amore e il tuo egoismo
nella speranza che, finalmente,
ti abbandoni al giusto vincitore in modo definitivo.
Non puoi sfuggirmi perché sono dentro di te,
non puoi ignorarmi perché tutto ti riconduce a me,
non puoi tradirmi perché non ho nulla da perdere,
non puoi odiarmi perché non sai darmi un volto,
non puoi fare altro che desiderarmi e cercarmi, e,
inconsapevolmente, tendere a me
come il fiume verso i! mare.
Viola



Figlio mio, se anche io ho posto lungo il tuo cammino lo sconforto,
se anche io, figlio mio, ho posto sul tuo cammino la disperazione,
se anche io ho posto sul tuo cammino il dolore,
la sofferenza più esacerbante, figlio mio,
sta’ certo che se mi vorrai ascoltare mi sentirai,
che se veramente mi vorrai cercare mi troverai,
ovunque e sempre, purché tu riesca a imparare
ad avere fiducia in me.
Viola



Figlio mio, ciò che io intendo per ricerca è forse
più giustamente denominabile come
«riscoperta»:
riscoperta di te stesso, del tuo vero «Sé»,
di ciò che dentro a te giace,
sepolto ma non silenzioso,
sommerso ma intransigente,
sfuggente eppure concreto quanto e forse più
di ciò che le tue mani ora stringono,
ora afferrano, ora percuotono, ora accarezzano.
I tuoi drammi e le tue felicità sono sue conseguenze.
Le tue lacrime e i tuoi sorrisi sono sue manifestazioni.
Arriva a Lui e tristezza e gioia avranno un nuovo senso,
così che la tua vita avrà colori 
e forme nuove,
più intensi, più limpidi,
più reali.
Non credere a chi vuole importi l’idea che la materialità
è sinonimo di peccato,
o che la spiritualità è sinonimo di paradiso,
perché ogni cosa che esiste,
esiste perché è necessaria ad aiutarti nel tuo cammino.
Così dì a colui che cerca di costringerti a seguire le sue idee
monolitiche 
che materia e spirito sono separate solo
per chi nulla ha ancora compreso.
Se credi in un Dio, pensa che l’espressione
«Tutto mi parla di Te» è vera fino
alle sue estreme conseguenze.
Se non credi in Dio, sii fiero di te stesso
e certo di essere nel giusto se conduci la tua vita amando
te stesso e gli altri perché così senti di fare,
e non per obblighi morali, sociali o di tradizione.
E sappi, infine, che non ha importanza che tu sia convinto
di stare ricercando: prima o poi, e comunque,
nell’ombra qualcosa troverai che ti trasformerà,
perché sarai pronto ad
essere diverso.
E allora saprai, senza ombra di dubbio,
che la tua ricerca sarà arrivata alla fine.
Moti



Figlio mio, io ti osservo nel corso della tua ricerca,
ti vedo fermarti nelle tue giornate
cercare insistentemente un perché,
cercare
in te i motivi, le cause di ciò che stai vivendo,
di ciò che ti succede, di ciò che ti colpisce, che ti addolora,
che ti frantuma, che ti rattrista in continuazione.
Ti vedo volgere gli occhi intorno a te e chiederti perché
quella persona non ti ama, perché non ti aiuta,
perché si rifiuta di tenderti una mano,
perché non ti sente suo fratello.
Ti vedo ascoltare ciò che gli altri dicono,
e soffrire perché nelle loro parole non riesci ad avvertire
ciò che vorresti avvertire,
non riesci ad avvertire amore, tenerezza, dolcezza.
Poi osservo la tua mente e osservo te,
all’interno della tua mente,
allorché esamini attentamente le azioni degli altri,
le esamini e ti erigi a giudice, a critico,
ti erigi a scopritore della realtà altrui, della Verità altrui,
pensando di trovare così dei motivi in loro
che possano scusare ciò che tu hai compiuto,
che possano permetterti di dire:
«Io ho fatto il mio possibile, ma in realtà la verità
è che
sono gli altri a sbagliare».
Figlio mio, chiudi i tuoi occhi,
figlio mio, tappati le orecchie,
figlio mio, fa’ tacere la mente rivolta all’esterno
e osserva te stesso:
se davvero vuoi trovare la Verità non cercarla al di fuori di te,
perché io là non l’ho posta.
Là vi sono le verità altrui, ma le verità altrui, figlio mio,
per te sono irraggiungibili,
non sono altro che proiezioni dei tuoi bisogni,
dei tuoi desideri,
dei tuoi pensieri, delle tue passioni.
Ciò che invece, figlio mio, per te è raggiungibile, osservabile,
conoscibile, comprensibile, assimilabile, verificabile
è la tua realtà interiore;
ed è lì, figlio mio, che io ho posto la
Verità che tu puoi scoprire.
Non aver timore, non aver timore di te stesso
ed osservati fino in fondo:
se davvero è la
Verità quella che vai cercando,
nel tuo più profondo essere, senza dubbio, la troverai.
Scifo



Io sono la purezza cristallina del miele
e il ronzio delle api.
Io sono il palpitare di vita delle lucciole
e lo stormire delle fronde.
Io sono il gioco di un bimbo
e la mano
tremante di un vecchio.
Io sono il vostro lavoro,
la vostra casa
e i vostri cari.
Io sono la primavera, l’estate,
l’autunno
e l’inverno.
Io sono la vita che è in voi,
le parole degli uomini e quelle dei maestri,
sono la preghiera accorata
e il silenzio misterioso,
sono l’azione improvvisa
e il sentirsi ostacolati,
sono il raggio di Sole e l’ombra della notte,
sono la vita e sono la morte.
Io sono il dolore,
che vi fa agognare la gioia.
Io sono la malattia,
che vi fa apprezzare
la cura di voi stessi.
Io sono l’odio,
che vi aiuta a comprendere 
che è l’Amore
ciò che andate cercando.
Io sono l’avversità,
che vi insegna ad essere forti in voi stessi.
Io sono il contrasto,
che vi induce a cercare
la serenità interiore.
Io sono la paura,
che vi spinge a trovare
il coraggio
per affrontare voi e gli altri.
Io sono la noia,
che vi fa desiderare
di non ristagnare.
Io sono la rabbia,
che vi costringe a mostrare
i vostri veri sentimenti.
E sono il rifiuto,
che vi fa capire come ci si può sentire ad essere rifiutati,
e sono l‘Amore,
che continuamente 
vi chiama e vi ricorda
che è l‘Amore
che governa il Creato,
e sono anche la passione che incendia i vostri sensi,
sono la delusione che sferza il vostro orgoglio,
sono la menzogna e la sincerità,
la violenza e la dolcezza,
l’avidità e la generosità,
l’egoismo e l’altruismo.
Io sono il canto che tutto pervade e fa vibrare,
perché Io sono la voce instancabile del Tutto
che canta la sua armonia senza interruzione e senza posa,
forte nella sua certezza che, prima o poi,
sarete capaci di udirla e di unirvi al suo canto.
Fratelli, sorelle, siate sempre presenti a voi stessi e all’Amore.
Viola