L’inesistenza del soggetto e l’Assoluto come unica realtà

Pone alcune questioni rilevanti Massimo nel suo commento al post Gradi sentire e libero arbitrio: Supponiamo che il grado 90 sia sufficientemente caratterizzato da altruismo e da una ampia consapevolezza. La navigazione attraverso queste più ampie possibilità, nel percorso che porta al grado 91, è semplicemente meno prevedibile (nel senso che ci sono, per struttura, più percorsi possibili) e quindi sembra più autonoma ma ugualmente “non liberamente scelta”, oppure vi è veramente una libera scelta (1) all’interno delle possibilità disponibili? (5) La generazione di karma è veramente evitabile sulla base di una “nostra” scelta nell’agire?

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Lasciare che ognuno impari dalla propria condizione

Il Papa ha dato voce a quell’interrogativo sul silenzio di Dio che aveva tenuto nel cuore durante la visita di questa mattina ad Auschwitz-Birkenau. “Dov’è Dio? Dov’è Dio se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti dell’anima?”, ha detto papa Bergoglio dopo aver letto il versetto del Vangelo di Matteo in cui Gesù dice: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

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Un esempio di karma collettivo

Pubblico di seguito un brano del Cerchio Ifior sul karma collettivo: in questi giorni costellati di tragici fatti, questa visione può essere di aiuto.
Al compiersi del karma personale e collettivo, va aggiunta la comprensione del valore simbolico per tutti noi, e per le società di cui siamo parte, dei fatti ricordati.
Uno dei karma collettivi più vasti e complessi che si siano verificati nel corso dell’evoluzione dell’umanità su questo pianeta è senza dubbio quello collegato agli avvenimenti della seconda guerra mondiale e alla parabola del nazismo.

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Il tempo e il modo di morire di ciascuno

Vorrei riflettere su un paio di simboli che emergono dal dramma di Dacca.
Un gruppetto di italiani si ritrova per cenare assieme: un attimo prima che inizino i fatti terribili che sapete, il giovane cuoco si ritira in cucina per preparare qualche piatto italiano, un marito si separa un attimo dalla moglie perché deve fare una telefonata.
I due si salvano dalla barbarie che subito dopo esploderà, tutti gli altri no.
Quali sono i simboli sui quali voglio riflettere?
1- Il più evidente: pochi secondi salvano alcuni e condannano altri.

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Il karma e l’obbedienza al sentire

La legge del karma accompagna il processo di comprensione di una coscienza: quando una comprensione è in divenire e non ancora chiaramente delineata, le scene e le situazioni che mettiamo in atto hanno sovente bisogno di ulteriori tentativi, prove ed approfondimenti e di questo si occupa la legge del karma.
Se una persona compie una azione A interna ad una certa comprensione che deve acquisire e di cui non ha praticamente alcun dato, quella azione, di qualunque natura sia, non genera una ricaduta karmica, un effetto.

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Parigi: il cammino di Caino e di Abele

Dice un’amica: “ Ieri sera, vedendo quelle immagini di Parigi, il mio pensiero è andato ai “carnefici” a chi erano e al fatto che pur di dare la morte sono andati incontro alla loro morte; in quale ambiente sono cresciuti e condizionati, chi e cosa li ha convinti ad agire così, erano tutti giovani..”.
Il mito pone il gesto di sopraffazione di Caino su suo fratello Abele, all’inizio della storia dell’umanità a ricordarci che il gesto dell’uccidere non è un accidente, ma un passo di un lungo cammino.

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Il karma e il non compreso

[…] Per comprendere nella giusta maniera la relazione tra il concetto di karma è quello di equilibrio è fondamentale ricordare alcuni punti di base dell’insegnamento.
Il karma, voi ormai dovreste saperlo, non è un effetto punitivo che si riversa nella vita dell’individuo che non si è comportato in armonia con le leggi etico-morali collegate all’evoluzione (o meglio, per essere più precisi, ai dettami provenienti dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti), e questo appare evidente allorché ci si ricorda che vi sono due forme principali di karma riconosciute comunemente ovvero il karma “negativo” e quello “positivo”. E’ chiaro che tali due forme sono simboli di comodo per definire ciò che capita all’individuo nel corso della sua vita e che gli fanno attribuire al karma che subisce la valenza di “positivo” o di “negativo” relativamente agli avvenimenti che lo riguardano.

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Fortuna, sfortuna, karma

[…] Fortuna e sfortuna sono i risultati che l’osservatore del karma rileva nell’osservare gli avvenimenti delle esistenze.
Come il nostro Urzuk ci insegna con il suo semplice ottimismo che gli permette di considerare una fortuna non essere caduto sul formicaio e non la sfortuna di avere fatto tanta fatica inutile avendo rotto l’uovo, oggetto del suo scalare l’albero, fortuna o sfortuna sono relativi all’interiorità di chi sta osservando l’evolversi delle situazioni che sta vivendo.

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