Sentire, mente, emozioni

Dice Samuele in merito al post La gestione delle emozioni e dei pensieriQuell’ancoraggio lo potremmo chiamare consapevolezza?
Certamente, consapevolezza di qualcosa di sperimentato. Non consapevolezza di qualcosa che si è capito, o a cui si aderisce per fede.
Più hai sperimentato, ti sei concesso di sperimentare quella dimensione fondante di te, più quell’esperienza si è impressa, è divenuta comprensione e come tale pietra d’angolo nella lettura di te e della tua vita.
Per questa ragione è necessario scendere nella profondità di un cammino spirituale finché esso non ci introduce nell’esperienza della radice del vivere: una volta sperimentata quella radice, siamo guidati da una fiducia autentica fondata sull’esperienza e la gestione dei flussi emotivi e cognitivi può usare appieno la disconnessione.

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La gestione delle emozioni e dei pensieri

Sorgono nell’interiore stati e pensieri, a volte sollecitati da situazioni, altre volte per loro proprio moto.
Indipendentemente dalla ragione che ne determina il sorgere, la prima domanda da porsi è: di cosa mi parla questo stato?
Di cosa è simbolo, quale aspetto di me preme per essere osservato e compreso più profondamente?
Una volta affrontata questa domanda e avendo trovato una qualche risposta, se questa è stata incerta e non risolutiva, lo stato tornerà e noi potremo di nuovo affrontarlo: ora, quel che preme, è che non ci blocchiamo nell’indagine, nell’analisi, nel rimuginio, nell’allevare lo stato emotivo lasciandoci pervadere dai suoi umori.
Qui sorge un problema: la nostra identità, la percezione che abbiamo di noi, dice che quello stato è noi, ci costituisce e le rimane innaturale non coltivarlo, non alimentarlo.

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Una ecologia interiore

Il corpo mentale e quello astrale ricevono impressioni senza sosta: il mondo propone se stesso senza mai stancarsi e lo fa con strumenti affinati e penetranti.
A noi spetta l’edificazione di una ecologia interiore quotidiana.
Di cosa nutro i miei corpi? Di cosa alimento il corpo fisico, il corpo delle emozioni, il corpo mentale?
Essi sono i veicoli della coscienza: sono incrostati di scorie, di inutile, di distorto?
Cosa sono le scorie? La risultante di stratificazioni e di sedimentazioni, di abitudini mai messe in discussione, di disintossicazioni e disconnessioni mai affrontate e coltivate.
Cos’è l’inutile? Gran parte di ciò di cui ci circondiamo e ci nutriamo interiormente ed esteriormente: ciascuno faccia il proprio elenco di ciò che gli è veramente indispensabile e scoprirà l’elenco sterminato delle fesserie di cui si circonda.

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Identificazione e gioco

Chiede Gianluca: “Entro quali limiti l’indagine speculativa e il confronto dialettico agevolano un reale processo di disidentificazione dall’ego?
E’ forse opportuno che la comunicazione verbale sia anch’essa contenuta all’essenziale, affinché sia percepita come un mero accessorio (strumentale e conseguente) alla pratica meditativa?”
E’ un problema di misura: puoi parlare e filosofare, puoi emozionarti e provare sensazioni di vario genere; puoi agire e operare e tutto questo può essere pervaso di essere, con un tasso di identificazione al minimo, con un’alta consapevolezza che mai ti abbandona.
Il problema centrale è quello dell’identificazione: molte parole manifestano molto desiderio di comunicare e molta partecipazione, ma significano anche molta identificazione? Non necessariamente.

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