Io, ego, identità

d-30x30Io. Dizionario del

Espressione sul piano fisico delle proprie comprensioni ma, anche, delle proprie incomprensioni, manifestate attraverso i riflessi sul piano fisico del comportamento, con i suoi elementi astrali e mentali. Basterebbe osservare sinceramente e attentamente come si conduce la propria vita – ci insegnano le Guide – per avere a disposizione tutti gli elementi per comprendere sia come si è che come si potrebbe essere, aldilà della conoscenza o meno dei loro insegnamenti. Senza il desiderio di espansione, lo sforzo di apparire, il tentativo di tenere sotto il proprio controllo la realtà, il desiderio di essere al centro del creato, l’incarnato non recepirebbe le spinte ad agire e ad interagire all’interno del piano fisico, o a rapportarsi con le altre persone, quindi non vivrebbe l’esperienza necessaria al suo evolversi.
Dai contrasti tra l’Io e la coscienza scaturiscono sia i problemi dell’individuo incarnato che le spinte al cambiamento per ampliare la sua evoluzione, cosicché si può ritenere l’Io un elemento indispensabile e insostituibile per l’evoluzione individuale (1).

(1) Per una trattazione più approfondita dell’Io vedere i volumi sull’insegnamento filosofico (ndc).

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte prima. Edizione privata

Indice del Dizionario del Cerchio Ifior

Intuizione e coscienza

d-30x30Intuizione. Dizionario del

La definizione dell’intuizione, secondo le Guide, è questa: “Intuizione è la comprensione di una Verità al di là dei processi logici, razionali, deduttivi o induttivi. Ovvero la comprensione di una Verità, senza che essa passi attraverso l’elaborazione dei vostri sensi mentali, astrali e fisici (cervello).
O, meglio ancora, per fare un esempio: all’improvviso avere in testa un’idea che si sa giusta, non si sa da dove e perché venga, ma è talmente limpida, precisa e appagante che si comprende, senza ombra di dubbio, che essa è vera, pur non potendo razionalizzare il perché di questa certezza… ».

Messaggio esemplificativo (1)

L’individuo che ha un’intuizione, ha un’intuizione che contempla la comprensione di una Verità. Non, badate bene, della Verità, ma di una Verità, di una parte della Verità.
Il che sta a significare che questa intuizione non è detto che poi sfoci in un comportamento giusto, in quanto l’aver intuito una parte della Verità è sempre un aver intuito qualcosa di frammentario, di separato dal resto e quindi, a seconda delle situazioni, può essere mal usata… e vi risparmio l’aggancio con il discorso dell’intenzione, in quanto a questo punto, chiaramente, ci si potrebbe facilmente appoggiare al discorso dell’intuizione usata nel modo giusto o sbagliato, a seconda dell’intenzione di chi adopera questa intuizione.
Quella che voi chiamate intuizione, e che si rivela, poi, come sbagliata, è tale perché passa attraverso i vostri processi logici, razionali, ed è, quindi, l’intuizione del vostro Io, ed essendo tale è assoggettata ai bisogni del vostro Io, è modificata, personalizzata, soggettivizzata, relativizzata, e chi più ne ha più ne metta.
Il che sta a significare che pensate, ragionate… su di una persona, magari, avete l’intuizione di come tale persona possa essere in un determinato modo, o del perché questa persona possa essere in un determinato modo e poi, alla fine dei conti, vi rendete conto che questa intuizione era completamente sbagliata, o se non lo è proprio completamente, lo è almeno in parte.
Questo accade proprio perché non era un’intuizione nata dalla comprensione interiore del vostro Sé, ma era nata, invece, dall’elaborazione del vostro Io, mescolando razionalità, pensiero e sentimento.
Senza dubbio tra l’intuizione come la intendiamo noi (di cui ho dato prima la definizione) e l’intuizione come la intendete voi, vi è una differenza sostanziale, in quanto l’intuizione comunemente usata, solitamente, viene da voi usata nell’osservare gli altri.
Ovvero nell’applicare voi stessi, il vostro Io, i vostri bisogni, i vostri pensieri e i vostri sentimenti, per cercare di comprendere, di scoprire cosa siano gli altri. Mentre l’intuizione di cui davo la definizione io, riguarda qualcosa che appartiene a voi stessi, ovvero voi intuite una parte della Verità, intuite ad esempio, che so.., che veramente siete responsabili verso i vostri figli, lo intuite, lo sapete per certo, siete ormai sicuri che è così, d’accordo?
E quindi agite, poi, di conseguenza.
Ma cos’è che fa nascere l’ intuizione? Perché vedete, voi tendete a collegare il nascere dell’intuizione al fatto che la stessa derivi da un ragionamento, da una deduzione o da qualcosa del genere, ed è inevitabile che sia così, in quanto voi siete abituati a pensare e ragionare così. Ma, invece, il processo è completamente diverso e qua sta la difficoltà! Io direi che è un processo, in un certo modo meccanico, al di fuori di quella che è la vostra volontà di comprendere o meno… perlomeno in quel momento.
Dunque, voi sapete che possedete questo benedetto corpo akasico con la sua materia disorganizzata, che un po’ alla volta si va organizzando.
Infatti, voi esperite sul piano fisico, acquisite queste esperienze, le esperienze vi insegnano qualche cosa (giusto o sbagliato che sia) questi insegnamenti ritornano al corpo akasico e in esso si trascrivono indelebilmente, in esso si segnano le esperienze e gli elementi utili, formando una piccola area in cui vi è un po’ di ordine, un po’ più di organizzazione, d’accordo?
Ora, immaginate il corpo akasico come se fosse una pelle di leopardo, con tante macchie, dove ogni macchia può essere rappresentata da un nucleo di esperienze che si concentrano per formare, poi, il disegno di questa macchia. Riuscite ad immaginare la cosa? Ecco, nel momento in cui questa macchia si va costituendo, allorché l’ultima esperienza fatta si trascrive all’interno della macchia completando la stessa, ecco che vi è la comprensione di qualcosa e questa comprensione si risolve in quella che noi abbiamo definito intuizione.
L’intuizione, così come la definirebbe un essere umano normale, non è altro che un processo che deriva, in realtà, da un lavorio mentale quindi razionale e/o sensoriale dell’individuo.
Ma attenzione! Non dev’essere necessariamente un lavoro conscio, può anche essere un lavorio inconscio che, in qualche modo poi, alla fine, si completa da solo senza che l’individuo se ne renda conto coscientemente e si concretizza in quel pensiero che voi definite intuizione. Tuttavia, alla base, c’è sempre un’elaborazione dell’Io dell’individuo, del suo corpo mentale e anche dell’astrale. Quindi, ripeto ancora: la differenziazione principale è che per l’intuizione come la definiamo noi Guide, non vi è l’intervento diretto dell’Io, dei corpi astrale e mentale per creare la comprensione, bensì la comprensione arriva da sé, allorché il tassello all’interno del corpo akasico è formato completamente e quindi costituisce il nucleo completo della comprensione di un determinato fattore.
Noi abbiamo detto in passato che allorché si comprende una cosa non è più possibile dimenticarla, giusto? Quindi, una volta che l’individuo ha veramente compreso e acquisito qualcosa, non potrà più comportarsi in modo diverso da ciò che veramente ha compreso. Ciò sta a significare che, allorché vi è una comprensione, essa riesce a passare indenne attraverso i corpi mentale e astrale, senza essere deviata o trasformata.
La stessa cosa avviene per l’intuizione, essa non è altro che una comprensione, e poiché è ormai stata acquisita, ecco che all’intuizione fa seguito un senso di benessere, un senso di piacere e questo senso di piacere si trasforma in onda portante, la quale attraversa i vari corpi dell’individuo e arriva alla sua coscienza.
Voi avete in continuazione comprensione, ma non sempre questa si trasforma in intuizione cosciente.
Nei momenti, ad esempio, in cui avvertite un senso di benessere che vi arriva a valanga addosso, bene, in quei momenti non vi rendete conto di aver compreso qualcosa, anche se, in realtà, l’intuizione c’è stata. Nonostante che essa non arrivi sotto forma comprensibile alla vostra coscienza nel piano fisico, essa vi è stata comunque. Se l’individuo ha compreso (però se ha veramente compreso, non se è un’illusione di comprensione come quella che il più delle volte voi possedete) si comporterà nel modo giusto, nella situazione giusta… senza neanche chiedersi se sia giusto o meno, perché la cosa sarà spontanea, si tradurrà in spontaneità e naturalezza.
Ricordate sempre che dove c’è una stasi non c’è comprensione… o meglio non c’è una grande comprensione, perché la comprensione, in realtà, c’è sempre, anche quando sembra che l’individuo sia in stasi. Scifo

(1) L’Uno e I molti, vol. I, pag. 290 e segg.

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte prima. Edizione privata

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Intenzione, giudizio, azione

d-30x30Intenzione. Dizionario del

Il concetto di «intenzione» è il nucleo centrale dell’insegnamento etico-morale delle Guide, dal quale prendono il via molte cose che riguardano l’individuo incarnato e la sua interiorità: dalla gratificazione ai sensi di colpa, dalla conduzione dei rapporti con se stessi alla conduzione dei rapporti verso gli altri, fino ad arrivare all’abbandono del corpo fisico e al dopo-morte.
L’esame delle proprie intenzioni in vita è parte essenziale del giudizio che l’individualità opera su se stessa alla fine della vita: le azioni sbagliate compiute convinte di essere nel giusto saranno facilmente superate, quelle, invece, sbagliate perché sbagliate erano le intenzioni che stavano alla loro base, saranno più difficili da superare e talvolta bloccheranno per diverso tempo l’individualità in una sorta di continua ripetizione all’interno di se stessa, proiettandola in quella situazione interiore di sofferenza che sta alla base del concetto di inferno.
In questo inferno personale non vi saranno fiamme o diavoli col tridente, ma il peso delle proprie responsabilità consapevolmente disattese o eluse e delle menzogne che ci si è raccontati per giustificare se stessi al di là di qualsiasi logica reale.

Messaggio esemplificativo (1)

Non giudicate gli altri, dicono le Guide, e sono pienamente d’accordo. Cos’è, infatti, che va giudicato? L’effetto di un’azione? Ma l’effetto di un’azione va – spesso e volentieri, e direi addirittura sempre – al di là della volontà di chi agisce. Quindi, l’effetto positivo o negativo come può essere causa di un giudizio di merito o di demerito? Allora il tipo di azione usata? Ma voi giudichereste un bimbo che vi tira del vetriolo in faccia perché non può sapere cos’è il vetriolo? No, certo. E chi fa una scelta sbagliata è come un bimbo che non può capire quale sia la scelta giusta da fare. Non vi pare? Allora l’intenzione che ha motivato l’azione? Ma l’intenzione non è giudicabile dall’esterno, dicono le Guide, così come non è giudicabile dall’esterno il sentire e l’evoluzione delle altre persone: come potete sapere qual è la loro realtà, come potete sapere quale esperienza una persona ha il bisogno di fare, positiva o negativa, per comprendere e migliorare se stessa?
E poi, cari miei, mi viene sempre in mente un mio caro amico molto intimo che ha avuto il coraggio di esclamare a una manifestazione pubblica contro il caro-vita: «Chi non è responsabile scagli la prima molotov!»
L’avete sentita e non era proprio così? Uffa, che pignoli!
E poi ancora: accettando ciò che le Guide vi dicono sulla reincarnazione sarebbe meglio, a volte, che vi venisse in mente che ciò che giudicate con indignazione degli altri – e supponendo che non abbiate appena finito di fare di nascosto la stessa cosa… questa frase l’ho già usata un’altra volta ma la ripeto! – con buona probabilità voi l’avete già commesso in una vita precedente. Di voi non ce n’è uno che non abbia commesso un omicidio, o un furto, che non abbia partecipato a una strage, che non sia stato adultero o lussurioso, che non abbia ingrassato le tasche imbrogliando o sfruttando altre persone… siamo tutti – sia voi che noi – un campionario più o meno «ex» di azioni perverse; e questo dovrebbe trattenere chiunque dall’esprimere un giudizio sugli altri, non vi pare?
Ma già, è comodo distrarre l’attenzione dal proprio operato, facendo notare e notando quello degli altri! Così il ladro griderà per primo al furto, l’assassino troverà indizi nei delitti altrui, il bugiardo scoprirà le menzogne degli altri, il libidinoso esecrerà il bacio in pubblico di due ragazzi, e chi più ne trova più ne aggiunga!
Per conto mio – avendo capito proprio tutto ed essendo ormai unita con l’Assoluto – mai più mi permetterei di giudicare la testardaggine di uno di voi o la presunzione di un altro o l’indecisione di un altro ancora o l’ambizione o l’irresponsabilità… no, assolutamente, sono troppo evoluta per farlo!
Tuttalpiù, posso prenderne nota e… e poi stuzzicarvi quando è il momento, in modo da aiutarvi a confessare a voi stessi le vostre intenzioni. Zifed

Lasciamo dunque che sia valido quanto già una volta è stato detto: «Non giudicare gli altri perché non ne hai il diritto né la capacità; giudica invece te stesso perché solo tu puoi veramente e onestamente farlo, in quanto solo tu sei in grado di conoscere a fondo le tue intenzioni.
Sii comprensivo e indulgente con gli altri, perché non hai elementi sicuri per condannarli, ma sii severo ed esigente con te stesso perché, se tu lo vuoi, hai in te tutto il necessario per emettere un verdetto sul tuo aver compreso le cose. Basta soltanto che tu davvero lo voglia».
Quando ascoltate i nostri discorsi, molto spesso non li comprendete fino in fondo e vi appaiono irraggiungibili o idealisti o – addirittura – contraddittori; anche se le classificazioni e gli schematismi finiscono quasi sempre con il provocare un’immobilizzazione del ragionamento. Se non si riesce a conservare l’adeguata elasticità e apertura mentale, a volte, per aiutare la comprensione è necessario correre il rischio di creare artifizi di questo tipo; così vi darò una classificazione sommaria che vi aiuti ad accogliere, nella migliore prospettiva, ciò che vi andiamo dicendo, augurandomi però che ciò che vi dirò non abbia per voi un valore assoluto, in cui inquadrare a viva forza ogni nostro discorso.
Quando Viola vi parla dell’Amore con la «a» maiuscola è chiaro che vi parla di una meta ideale a cui prima o poi arriverete, ma che non è ancora alla vostra portata; così come il traguardo di una corsa è noto a chi sta per correre ma non è ancora da lui stato raggiunto.
Questo tipo di messaggi non è rivolto alla conoscenza del voi di adesso, ma alla comprensione e all’attuazione del voi di domani; così, non lasciatevi demoralizzare dal fatto di rendervi conto che quel tipo di messaggio – pur essendo bello e stimolante – non è alla vostra portata e non è attuabile se non in modo minimo da voi stessi.
Invece, quando io vi dico che dovete conoscere l’intenzione delle vostre azioni è un discorso proprio rivolto all’uomo di oggi perché l’uomo di oggi, così come quello di ieri e come quello di domani, ha sempre la possibilità di conoscere se stesso e solo la sua pigrizia o le sue paure o la sua poca volontà o poca disponibilità, gli impediscono di farlo. Quello che però genera più confusione è il contrasto apparente in certi temi trattati da due diverse entità; in realtà il contrasto o la contraddizione sono solo apparenti e vanno fatti risalire alla diversa prospettiva in cui il tema trattato è stato osservato.
Noi tutti abbiamo cercato, al fine di non fare discorsi troppo complessi, di scindere l’analisi di qualche argomento secondo due ottiche di base: una che tiene conto di ciò che riguarda l’argomento trattato nei suoi effetti all’esterno dell’individuo, l’altra che tiene conto degli effetti che sono all’interno dell’individuo. Abbiamo così affermato che è meglio che l’individuo agisca in modo egoistico ma consapevole, piuttosto che in modo altruistico ma dovuto solo alla paura di una punizione da parte della società; chiaramente in questo caso il messaggio va riferito alla realtà interna dell’individuo e non tiene conto degli effetti provocati all’esterno dell’individuo con la sua azione.
È accaduto poi che, in un altro momento, affermassimo che non si deve nuocere agli altri poiché ogni essere va rispettato e amato, e la cosa appare in contrasto, ma non è così: ogni uomo dovrebbe esaminare il proprio operato, osservando la sua realtà interna, ma dovrebbe riuscire anche a non dimenticare che le sue azioni si ripercuotono su tutti gli altri uomini che lo circondano, perché solo ricordando questo riuscirà a fare, prima o poi, quello sforzo che lo porterà a mutare il proprio comportamento esteriore dapprima e, in seguito, anche il proprio comportamento interiore. Moti

Così, quando abbiamo parlato della morale io ho affermato senza esitazione che ogni morale è relativa, soggettiva e quindi sbagliata; ciò non significa certo che le regole morali non possiedono – relativamente e soggettivamente – una loro utilità, ma significa che ogni individuo deve arrivare ad agire moralmente per evoluzione raggiunta e non per regola imposta, e che le leggi, la morale e ogni tipo di condizionamento hanno la funzione di limitare le azioni dell’individuo e di indurlo a percepire e a comprendere quei contrasti che quella legge e quella morale gli fanno vivere, obbligandolo in qualche modo a rendersi conto che esistono anche i bisogni degli altri e non solo i propri.
Così l’uomo che ha davvero superato per comprensione l’idea dell’immoralità insita – per esempio – in quell’aspetto naturale che è la sessualità, non agirà certo in modo tale da esibire a un pubblico impreparato il suo erotismo, conscio che scandalizzare chi non può accettare un’idea nuova non è certo segno di raggiunta evoluzione. Scifo

Ecco perché vi diciamo spesso di non voler convincere nessuno: proprio perché sappiamo quanto sarebbe ingiusto e immorale il fatto che noi volessimo costringere a credere – sempre che poi fosse davvero possibile farlo – qualcuno che non è pronto. Moti

Le leggi e la morale sono dunque necessarie per regolamentare i rapporti tra gli uomini, fino a quando, almeno, l’uomo non arriverà ad agire all’unisono con la moralità insita nella sua coscienza, cosicché il suo vivere tra gli altri sarà regolato da lui stesso, senza bisogno di imposizioni di nessuna sorta. Scifo

Se voi sapeste ascoltare e seguire davvero, fratelli e sorelle, ciò che la scintilla divina che è in voi, in continuazione, cerca di suggerirvi, ecco che non vi sarebbe alcun bisogno di leggi, ecco che i vostri concetti di moralità non avrebbero alcun senso, perché essa vi parla d’Amore, ed è l’Amore la concezione morale più elevata, che nobilita ogni azione, ogni pensiero e ogni sentimento. Viola

Poiché invece, amici, siete tutti tendenzialmente dei porcelloni egoisti, pronti a ricercare il piacere, la soddisfazione materiale, l’esclusività degli affetti, la supremazia, la prevaricazione a tutti i costi e con ogni mezzo, dal più sottile al più aperto, ecco che uomini di buona volontà – ma purtroppo anche loro, in fondo, ancora porcelloni – hanno creato leggi, morali e ideali morali. Zifed

Tuttavia, ricordate che tutto è necessario e nulla è casuale; così le leggi e gli ideali morali – anche se errati – hanno una loro necessità, l’hanno avuta e l’avranno; necessità del momento anche se, modificata la realtà interiore dell’uomo, dovranno subire necessariamente una modifica anche le leggi e gli ideali morali; modifica che – alla lunga – porterà proprio alla scomparsa di ogni legge e di ogni morale o ideale soggettivi.
E il segno di questo mutamento, figli cari, si avverte proprio in quei fattori che – a prima vista – appaiono negativi e involutivi, in quanto segnano proprio un risveglio della coscienza individuale a valori più elevati, anche se vissuti, per ora, in modo ancora inconsapevole e, quindi, egoistico. Moti

(1) Il canto dell’upupa, pag. 203 e segg.

Dal volume del , Dall’Uno all’Uno, Volume secondo, parte prima. Edizione privata

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