Paranormale, medium, sensitivi e ricercatori spirituali

A chi si avvia lungo i sentieri ammaliatori del paranormale noi non possiamo che rivolgere sempre parole di cautela perché sappiamo bene che tanti sono i rischi che egli corre, ed è per questo che, così spesso negli anni, abbiamo consigliato e consiglieremo ancora di essere cauti e di non perdere di vista quel minimo di logica e di razionalità che, da sola, può essere sufficiente a non cadere negli inganni degli incanti.
Io non vi voglio fare discorsi complicati, ma voglio solo pregarvi di osservare attentamente questi pretesi artefici di cose arcane, e di osservarli mettendo da parte il velo del supposto meraviglioso per esaminarli come semplici esseri umani. Così facendo vi accorgerete subito che buona parte di costoro sono degli impossibili portatori di doni ultrafisici perché vedrete quanto spesso la loro cupidigia li spinge, quanto spesso tendono la mano agli altri senza ritirarla fino a che non viene riempita di offerte, quanto spesso giocano sui sentimenti, i bisogni e le tristezze altrui per ottenere dei vantaggi che, se non sempre sono materiali, quanto meno vanno a gratificare ed esaltare il loro Io!
Fuggite, figli e fratelli, da chi si fa pagare o trae guadagno dalle sue presunte capacità paranormali, perché, in questo caso, significa che, senza alcun dubbio, non possiede la levatura morale che possa rendere degna di produrre buoni frutti le sue supposte capacità.
Osservate se sono pronti ad erigersi a «primadonna» e, anche in questo caso, siate consapevoli che chi ha un vero contatto consapevole con forze arcane non può non essere umile di fronte al mistero che lo coinvolge; questa è la differenza tra la cosiddetta magia bianca e magia nera: la differenza è data dall’intenzione di colui che usa le proprie capacità, e fenomeni meravigliosi, anche reali, prodotti da chi non li sostiene con il proprio candore interiore, non possono che produrre negatività e finire col creare sofferenza.
Fuggite da costoro non appena si proclamano grandi iniziati, illuminati, maestri, avatar, perché queste sono qualità che non si possono proclamare ma che si manifestano da sole nel comportamento che l’individuo tiene. Se bastasse dichiararsi maestri per diventarlo il mondo sarebbe composto di tanti maestri e di nessun discepolo!
Allontanatevi senza esitazione da colui che esalta le proprie capacità e loda se stesso perché dove non c’è misura e saggezza non vi è che sterilità di effetti e nessun fenomeno apparentemente miracoloso ha, da solo, il potere di nobilitare la meschinità interiore o di rendere migliore un essere umano.
Incominciate da questo punto di vista, amici miei, in qualità di esseri liberi dai preconcetti e dai pregiudizi, ma anche dalla sudditanza psicologica che può nascere dall’idea che un altro sia meglio di voi perché sembra possedere più di voi e in grado di fare più di voi.
Pensate al Cristo, figli nostri: i discepoli lo chiamavano maestro, non era lui ad imporsi come tale; i miracoli che produceva erano tali non per stupire o per acquisire vantaggi ma per lenire la sofferenza; non in suo nome compiva gli incanti, ma nel nome dell’assoluto perché sapeva che essi non gli appartenevano personalmente; non gioielli o denaro portava in dono alla gente, ma moltiplicava il pane e i pesci per saziare la loro fame.
Restate con il cuore incantato dall’amore anche per il più fallace degli uomini ma con la mente libera da quegli incanti che vi potrebbero mettere in catene, e rammentate che se riuscirete ad essere degli uomini liberi scoprirete davvero le mille meraviglie che il giardino incantato nasconde non già negli angoli più spettacolari, bensì negli anfratti più semplici, dove soltanto chi vuole conoscere tutta la realtà, e non soltanto ciò che appaga il suo Io, può riuscire ad entrare.
Un antico sutra della mia terra afferma che l’uomo che si incanta a contare gli anelli colorati sulla coda della tigre si condanna da solo a doverne contare anche i denti uno per uno. Lo stesso avviene, figli miei, per chi si lascia ammaliare dalle molteplici lusinghe caleidoscopiche che si incontrano percorrendo le vie del giardino degli incanti.
Questa volta, però, non mi voglio indirizzare all’uomo ignaro che si trova, casualmente o volutamente, a contatto col fascino dell’insolito e ne resta sconsideratamente coinvolto, quasi sempre non avendo alcuna preparazione nei confronti di ciò che lo può attendere. E non intendo neppure rivolgermi a colui che cerca di sopperire ai suoi limiti interiori o ai suoi problemi esteriori, facendo dell’insolito e del meraviglioso uno sgargiante mantello di piume di pavone che non solo non gli appartengono anche se le ostenta come sue, ma che lo rendono una pietosa caricatura di se stesso poiché sono in evidente e stridente contrasto con ciò che egli dimostra di essere nelle piccole e grandi meschinità del suo vivere quotidiano. Neppure voglio parlare ai tanti approfittatori dell’altrui credulità e, cosa ancora più grave, delle altrui sofferenze, che usano le loro doti paranormali, così spesso e in modo evidente inesistenti, per sbarcare il lunario alle spalle degli altri esseri umani o, addirittura più colpevolmente, per acquisire su di essi un potere psicologico che li mette, inermi nelle loro mani… per costoro non è, in fondo, neanche il caso di sprecare molto tempo a stigmatizzarli: essi si condannano già da soli a contare i denti della loro coscienza e ad andare incontro ad un karma che non sarà certamente tenero nei loro confronti. Voglio, invece, rivolgermi a chi ha fatto della ricerca sul giardino degli incanti uno scopo della sua vita, ai tanti studiosi, ricercatori, parapsicologi, per porgere anche a essi alcune considerazioni e alcuni consigli, pur sapendo che, probabilmente, non verranno ascoltati ma, come dicono sempre le nostre affettuose Guide, se anche uno solo di essi traesse beneficio dalle mie parole sarebbe valsa comunque la pena di dirle.
Vedete, miei cari, per fare della ricerca in ambito paranormale bisogna avere chiare alcune cose. Innanzi tutto è necessario ricordare che, anche se il tema della ricerca sembra appartenere a una dimensione diversa da quella terrena, il tramite è, sempre e comunque, un essere umano, fatto che quasi tutti tendono a dimenticare riducendolo al ruolo di semplice burattino che balla mosso dai fili di chissà quale burattinaio misterioso. Grave errore questo: vi assicuro che, anche nei casi che più appaiono svincolati dall’agente umano, esiste sempre e comunque un individuo che, magari in modo inconsapevole, funge da tramite, da porta, da aggancio tra la materia fisica e quella ultrafisica permettendo che le vibrazioni messe in moto su altri piani di esistenza possano manifestarsi all’interno del piano fisico. E’ ovvio che, in questo genere di casistica, l’interiorità e la personalità del mezzo umano possiedono solo una relativa importanza se non per chi voglia indagare su quali sono le forze e le condizioni interiori che rendono un individuo, inconsapevole di esserlo, una soglia attraverso la quale energie non usuali entrano in gioco. Ben diverso è, invece, il caso in cui il mezzo umano afferma di essere l’agente di tali forze (siano esse ritenute dote propria o provenienti da entità incorporee): qui sì che il ricercatore dovrebbe avere l’obbligo di esaminare costui nella sua totalità e non soltanto nell’apparenza del fenomeno se vuole comprendere ciò che accade e, anche, se vuole evitare, per quanto possibile, di correre il rischio di essere preso per i fondelli. E’ questo un campo di ricerca, infatti, in cui la superficialità, la leggerezza, la sprovvedutezza e l’approssimazione portano, inevitabilmente, a grossi pericoli, primo tra tutti quello di avvallare pretesi fenomeni, successivamente rivelati da altri smaccatamente fasulli, col rischio di essere ridicolizzati da altri ricercatori ai quali la buona fede altrui non può essere, giustamente, accettata come giustificazione e scusante per chi compie questi errori.

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