La solitudine relativa nel cammino di unificazione

Andiamo incontro allo scomparire della nostra egoità da soli e non ci portiamo niente e nessuno appresso.
Alla fine del cammino siamo nudi e poveri: 
poveri di presunzione, poveri di potere, poveri di orpelli.
I molti, o pochi, affetti di una vita sono lì, ma non sono abiti di cui ammantarci: li indossiamo come abiti da lavoro, con la stessa naturalezza; sono parte del cammino, ed anche sua sostanza, ma non sono oggetto di attaccamento e non conferiscono appartenenza ed identità.

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Non rimane altro che vivere

Finché c’è un soggetto, c’è un fare basato sulla volontà.
Ma quando il soggetto non è più rilevante? Chi fa?
Chi deve migliorare, evolvere, comprendere?
Questo significa che non c’è più nulla da comprendere e viene superato il comprendere stesso?
No, significa semplicemente che non si è sospinti da un bisogno – che sarebbe la manifestazione di un soggetto -, ma si asseconda semplicemente il movimento del vivere all’interno del quale la comprensione è un fatto interno, costitutivo.

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Limiti, fretta di cambiare, perseveranza

Padre mio,
nell’osservare il modo di condurre la mia vita mi rendo conto che ci sono molti aspetti del mio essere vivo all’interno del piano fisico che dovrebbero essere modificati.
Arrivato a questo punto della mia evoluzione conosco quali sono i punti principali su cui dovrei operare per trovare un maggiore accordo con ciò che la mia coscienza mi suggerisce, osservando il mio modo di essere in cerchi sempre più ampi.
Io dovrei essere un compagno, un genitore, un figlio, un amico migliore.

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Il lavoro interiore umile e feriale

Scrive una nostra lettrice: Spesso sento affermazioni del tipo: “Siamo Uno, tutto è Uno, Io sono tu, tu sei io”, insomma, concetti molto vaghi e a mio avviso ben poco concreti che cadono al primo alito di vento. […]
Possiamo noi dire, non mi interessa di stare nel Sistema, pagare le tasse, adempiere ai doveri di cittadino e al tempo stesso affermare quella spiritualità generica di cui sopra? Come si pone la nostra coscienza? E’ solo questione di etica (mentale), o c’è altro di più vasto che dovremmo tenere in considerazione nelle nostre scelte?

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