Le onde di vita e il cammino delle razze

Dando così un rapido sguardo al pensiero filosofico nel corso dei secoli, ci si può rendere conto come ad un certo punto gli individui abbiano avuto una certa evoluzione nel loro pensiero.
Il tema dell’evoluzione è sempre stato un argomento che godeva di una certa simpatia, tant’è vero che non soltanto filosofi, ma anche scienziati, biologi e naturalisti hanno sentito la necessità ed il bisogno di dare una spiegazione o di avvicinarsi, quanto meno, a tale argomento.
Ci limiteremo, questa volta, a parlare dei naturalisti, di coloro cioè che cercavano di spiegare l’evoluzione delle specie sulla faccia della Terra e, hanno sentito l’esigenza di dare una spiegazione che comprendesse la vastità del fenomeno… e ad un certo punto è sorta la cosiddetta «Teoria dell’evoluzione» la quale – a nostro avviso e in un certo senso – ha dei punti in comune con la teoria dell’evoluzione che le Guide, non soltanto di questo Cerchio ma anche di altri Cerchi, sono andate esponendo.
Ma vediamo un po’ da vicino questa teoria dell’evoluzione così come è stata prospettata dai naturalisti esaminando brevemente i due più insigni rappresentanti di questa teoria: Lamarck e Darwin.
Questa teoria partiva dal presupposto che tutte le forme di vita – limitatamente al regno vegetale e al regno animale – erano sorte tutte da un unico, primitivo organismo attraverso una sorta di mutazione, di trasformazione, di cambiamento, di modo che tutte le specie viventi, tutti i rappresentanti delle varie specie, altro non erano appunto che la trasformazione di questo primitivo organismo.
Il Lamarck ha cercato ad un certo punto di dare una motivazione, di cercare di capire qual era la causa che aveva mosso questo organismo primitivo ad avere queste trasformazioni, e la sua teoria fondamentale si basa soprattutto sul fatto che, come si suol dire «l’uso sviluppa l’organo». Egli, infatti, affermava nella sua teoria che l’ambiente esterno, le condizioni ambientali (vuoi le condizioni ambientali atmosferiche o di qualsiasi altro tipo) influenzassero questo organismo in modo tale da fargli usare determinati organi a scapito di altri.
Una stimolazione, quindi, produceva un maggior sviluppo di un determinato organo, mentre una non-stimolazione ne produceva l’atrofia. Considerando la grandezza del globo terrestre, considerando la varietà di ambienti naturali in cui questo eventuale unico organismo primitivo ha avuto la possibilità di esistere, è evidente come sia stato possibile, secondo questa determinata teoria, che attualmente esista questa moltitudine di forme di vita vegetale e animale.
Ma questa teoria dell’evoluzione non si basava soltanto… diciamo così, su discorsi campati in aria come potrebbe anche apparentemente sembrare: essa si basava su studi ben precisi, su anni e anni di lavoro di studiosi, di scienziati, di persone serie, i quali ad un certo punto si sono resi conto che tutti gli organismi dal più semplice al più complesso come l’uomo, ad esempio, avevano un piano di organizzazione di vita pressoché simile; infatti essi, a partire dalla cellula che viene considerato il primitivo organismo di vita (il più semplice, quanto meno), avevano tutti delle facoltà di respirazione, di nutrizione, di riproduzione: tutti questi individui presenti sulla faccia della terra presentavano queste stesse caratteristiche.
Non solo, ma gli organi adibiti a queste funzioni avevano, per lo meno nella loro struttura funzionale, le stesse caratteristiche, anche se morfologicamente esistevano delle evidentissime differenze.
Non solo, ma grazie all’anatomia comparata, per esempio, s è potuto constatare che partendo dagli organismi più semplici, studiando magari un determinato apparato (supponiamo l’apparato digerente, tanto per dire qualcosa), per arrivare all’uomo si trova, attraverso tutte le altre specie intermedie, proprio l’evoluzione di questo stesso apparato.
Questo bastava, secondo i naturalisti, a giustificare il fatto che, alla base, esistesse un unico organismo da cui sorsero in seguito tutti gli esseri viventi.
Il Darwin, prendendo la teoria del suo predecessore cercò di ampliare questa spiegazione dell’evoluzione citando, a conferma delle opinioni del Lamarck, due leggi fondamentali che, secondo lui, stavano alla base della teoria stessa. Queste due leggi erano la «Legge della sopravvivenza» e la «Legge della selezione naturale».
Secondo il Darwin, infatti, visto che la quantità di rappresentanti di ogni specie non era certamente limitata ma molto numerosa, era inevitabile che ad un certo punto in una stessa specie gli individui dovessero lottare fra di loro affinché il migliore, il più forte sopravvivesse. Questo «migliore», questo «più forte», era identificato in colui che era più adatto a sopravvivere in un determinato ambiente, quindi subendo determinati agenti a lui esterni.
Indirettamente questo implica una certa selezione naturale, dando, quindi, alla natura un carattere quasi intelligente: era la natura, che creava le condizioni affinché l’individuo più idoneo potesse portare avanti l’evoluzione, quindi potesse sopravvivere.
Vi potrete chiedere a questo punto: «Ma se volevamo sapere queste cose potevamo prenderci un libro di zoologia, di antropologia e cose del genere e le avremmo scoperte, anche perché non si capisce bene che relazione ha tutto questo con la teoria dell’evoluzione che voi ci venite a prospettare».
In realtà un certo senso ce l’ha, ed il senso che noi vogliamo sottolineare sta nel fatto che nel corso del cammino evolutivo dell’individuo-uomo nei più svariati momenti storici, l’individuo ha inevitabilmente delle intuizioni della Realtà, realtà con la «R» maiuscola.
Infatti, al di là delle contestazioni che queste due teorie hanno avuto e possono avere e ancora avranno, anche se attualmente sono quasi del tutto superate, vi è in esse un qualcosa di molto vicino alla realtà che anche noi andiamo prospettando.
Infatti, che alla base di ogni essere vivente vi sia un unico organismo è vero… non un unico organismo fatto di «materia» fisica, ma un unico organismo fatto di «spirito», la famosa particella, la famosa unità elementare che è alla base di ogni essere vivente.
Ed è proprio questa particella che animando tutti gli organismi dal più «basso» al più «alto», dal più piccolo al più perfezionato, tende a favorire la propria evoluzione, il proprio ampliamento, la propria coscienza nel momento in cui si incarna come uomo.
Quando il Darwin, ad esempio, affermava che secondo lui era il più idoneo che sopravviveva, beh, effettivamente, io direi che non aveva tutti i torti, in quanto se per sopravvivere intendiamo qualcosa che va al di là di un corpo fisico, al di là della scomparsa di un unico corpo fisico, allora è evidente che è veramente e soltanto il più idoneo (cioè colui che riesce a strutturare diversamente i propri altri corpi d esistenza) che riesce ad andare avanti nell’evoluzione.
Ma ritorniamo ancora un attimo ai nostri due insigni autori, pur mossi da un puro materialismo (perché, in quanto scienziati, altro non potevano fare altro che essere strettamente legati alla realtà): diciamo che le loro teorie sono state, in un certo senso, parzialmente confermate dalla moderna genetica
La genetica, infatti, ha dimostrato (e chissà quante altre cose in futuro riuscirà a dimostrare), che queste trasformazioni dell’organismo, di cui i due insigni autori parlarono, sono talmente importanti e talmente forti da comportare una mutazione a livello genetico; e quando esiste una mutazione a livello genetico voi sapete benissimo che le trasformazioni vengono trasferite agli individui che successivamente verranno «prodotti» da questi organismi primitivi.
Così il genetista, che quasi con stupore si trova davanti a queste mutazioni di cui in realtà non riesce a comprendere completamente e definitivamente la causa, dovrebbe, a nostro avviso, con maggiore umiltà abbracciare l’idea di una realtà inconoscibile che realmente plasma la materia, che realmente vivifica il mondo fisico, che realmente fa qualcosa in questo mondo affinché tutto sia così perfetto, preordinato, preciso, perché lo spirito, l’individualità, il Sé superiore di ogni individuo riesca sempre a trovare le condizioni più adatte per raggiungere l’Assoluto. Francesco

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