La solitudine esistenziale: l’essere straniero, disadattato, triste

Scrive una sorella nel cammino: In questi giorni percepisco un gran senso di solitudine. Fatico a relazionarmi col prossimo, non trovo argomenti, non sento vicinanza. Ad esempio, ho partecipato con piacere alle cene di fine anno scolastico […], ma, osservandomi in mezzo ad altre persone, mi sono sentita una disadattata. In quel palcoscenico sento il bisogno di fare un passo indietro, cosa vuoi fare altrimenti? […] Non c’è giudizio e non c’è identità che vuole riconoscimento. C’è solitudine, un’infinita solitudine interiore. Sarà una forma di deserto? Poco importa, oggi: in tutta onestà, sapere che altri nel cammino vivono la stessa condizione, non è di conforto.

continua..

Il custodire sé, l’altro, la vita

Custodire: prendersi cura e proteggere sé, l’altro, la vita senza discriminazione perché la persona che usa quel verbo, se lo usa a ragion veduta, sa quante implicazioni ha e sa anche che non si può custodire sé e ferire l’altro, o la vita: se il custodire è divenuto natura del nostro essere, custodiremo in maniera unitaria senza distinzione tra dentro e fuori perché il custodire non conosce dualità.
Per addentrarmi nell’argomento userò la descrizione del processo intuitivo, o dell’imporsi della coscienza.
L’umano non è altro dalla coscienza che lo genera, ma sperimenta una condizione feriale del suo operare e una più intensa, più marcata.

continua..

Amare non è una esperienza fondata sul sentimento

Vangelo di Tommaso. Gesù disse: «Ama il tuo fratello come la tua anima. Custodiscilo come la pupilla del tuo occhio».
Paralleli con i sinottici a fondo pagina.
Ama il tuo fratello come la tua anima: nel Sentiero non parliamo di anima ma di coscienza e consideriamo che essa sia la sorgente di tutto ciò che viviamo.
La coscienza crea noi e la realtà, i vari gradi di sentire che la compongono e contraddistinguono altro non sono che aspetti del sentire assoluto.
Dunque la coscienza, nella illusoria frammentazione dell’Uno, non è che aspetto di Esso.
Amare l’anima non è una pratica che coinvolga il sentimento: è comprendere la sua natura e con questa, la natura dell’Assoluto.
Amare non è provare qualcosa affettivamente: è abbracciare nella comprensione l’incomprensibile alla ragione.

continua..

Non il duale, né il tempo impediscono la vita nel sentire

Ieri, in una lunga conversazione “camminata”, un fratello nel Sentiero mi raccontava di una sua esperienza nel sentire, sotto la guida del sentire.
Guida certa, inconfutabile e inconfondibile, dove la parola diviene la Parola e il gesto, il Gesto.
Sono stati transitori? Si, all’inizio.
L’ampliamento del sentire è un processo irreversibile e per quanto possa essere condizionato dal non compreso, quando una porta si è aperta in modo eclatante, non si richiuderà.
Questo è accaduto al nostro fratello e a diversi altri nel Sentiero: questa è anche la prova che non stiamo discutendo di filosofie, stiamo sperimentando la vita nelle sue molteplici possibilità che si dischiudono man mano che noi cambiamo nel compreso.

continua..