Negli abissi del non senso

Dagli abissi del non senso sorgono i gesti che portano a compimento il karma di alcuni e spargono simboli per tutti.
Giovani che poco sanno della vita e molto conoscono la propria frustrazione e l’assenza di scopo che li pervade, imbracciano un mitra e gridano Allahu Akbar, appellandosi ad un dio di cui nulla sanno nella ricerca di una giustificazione al loro odio.
Poco centra il terrorismo, molto i tracciati esistenziali dei carnefici, delle vittime e i simboli per tutti noi che siamo invitati a riflettere sulle cause, sulle ingiustizie, sul vuoto esistenziale di troppi.

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Attivatori di simboli, come tumori

Leggete questo articolo, se potete.
“Sono figli della globalizzazione, come noi. Non gente che da qualche villaggio ai confini del mondo sta cercando di combatterla. Il loro risentimento è individuale e nasce e si coltiva, tutt’al più in piccoli gruppi che ne alimentano odio e paranoia. Non hanno guerre da vincere, obiettivi da raggiungere. Le loro azioni iniziano e concludono la loro guerra personale.”
Fiamme che si accendono e si spengono, alla bisogna. Il disagio esistenziale che percorre il corpo dell’occidente, accende micce in quella persona o in quell’altra, negli anelli più fragili di un corpo sociale fragilissimo.

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La paura del giorno che viene

Ad ogni latitudine ed infine e ancora, sotto casa, a Nizza.
Il giorno e la notte si inseguono e noi non sappiamo che cosa accadrà a noi e ai nostri figli, alle persone vicine e a quelle sperdute in qualche villaggio senza un nome riconoscibile.
Poco ci occupiamo di queste ultime, molto dei vicini, dei prossimi: non è una colpa, è un fatto.
L’umano reagisce quando qualcosa lo impatta negli attaccamenti, nelle cose e nelle persone che sono dentro il suo recinto: Nizza è dentro il nostro recinto e sentiamo la lezione.

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