Andiamo incontro allo scomparire della nostra egoità da soli e non ci portiamo niente e nessuno appresso.
Alla fine del cammino siamo nudi e poveri:
poveri di presunzione, poveri di potere, poveri di orpelli.
I molti, o pochi, affetti di una vita sono lì, ma non sono abiti di cui ammantarci: li indossiamo come abiti da lavoro, con la stessa naturalezza; sono parte del cammino, ed anche sua sostanza, ma non sono oggetto di attaccamento e non conferiscono appartenenza ed identità.
La via intima
Non rimane altro che vivere
Finché c’è un soggetto, c’è un fare basato sulla volontà.
Ma quando il soggetto non è più rilevante? Chi fa?
Chi deve migliorare, evolvere, comprendere?
Questo significa che non c’è più nulla da comprendere e viene superato il comprendere stesso?
No, significa semplicemente che non si è sospinti da un bisogno – che sarebbe la manifestazione di un soggetto -, ma si asseconda semplicemente il movimento del vivere all’interno del quale la comprensione è un fatto interno, costitutivo.