Aprirsi all’Essere: non la ricerca di Dio, ma il lasciarsi invadere da Lui

In venticinque anni di attività ho incontrato tante persone: quante cercavano l’Essere?
La mia impressione è che la grande parte fosse semplicemente alla ricerca di un equilibrio interiore, posizionandosi dunque in una esperienza che precede la ricerca spirituale vera e propria.
Il Sentiero è dunque stato strumento a disposizione di identità, delle loro necessità, dei loro fini: la sua natura più profonda è rimasta ampiamente inespressa. Credo che nessuno abbia mai letto i capitoli 3 e 4 del libro L’Essenziale.
Così è stato e così è, amen.

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Nessuno ti obbliga a disconnettere, lo scegli

Potresti rimanere identificato: è comodo, è la norma, non richiede sforzo.
Cosa ti induce a dire basta, ad interrompere la processione dei fatti, ad isolare un fatto e a precipitarci dentro?
Cosa ti fa azzerare qualsiasi contenuto mentale, qualsiasi aggiunta cognitiva od emozionale su un dato del reale?
Cosa ti fa usare la porta delle sensazioni per entrare nella dimensione dell’Essere?
Due comprensioni ti inducono a farlo:

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Il superamento dell’identificazione, l’incontro tra Essere e divenire

Sembra che nell’identificazione con il flusso senza fine dei pensieri, delle emozioni, delle azioni – di tutto ciò che nel Sentiero chiamiamo semplicemente fatti – non vi sia soluzione di continuità, accesso ad altro che non sia quel rotolare lungo il pendio della vita senza potersi arrestare.
Così non è, dunque ci sembra male, ci sembra sbagliato: la chiave è nell’identificazione, nella consapevolezza di essa e nel suo superamento.

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