La ricerca di senso e quel che abbiamo

Scrive Alessandro nel commento al post L’abbandono di sé senza sforzo: Il gesto, l’azione radicale, svolgono su di me una certa attrattiva.
Poi mi ritrovo tutt’altro, a svolgere cioè una vita che radicale non è, dove non c’è un gesto o un’azione che risolvono tutto, ma tanti piccoli tentativi e vie di mezzo. Non vivo quell’unità nel quotidiano e mi ritrovo spesso o con la guardia alta, o a incassare un colpo perché un attimo l’ho abbassata, questo è il mondo che vivo oggi negli affari.
Una dimensione più protetta dove potermi ritirare da tutto questo dispiega su di me la sua attrattiva, il gesto radicale di un eremitaggio per un periodo di tempo per poi tornare.

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L’abbandono di sé senza sforzo

Dio o Mammona, è questa la morsa dentro cui è stretto l’umano? C’è un modo naturale e privo di sforzo volitivo per andare oltre di sé, per intraprendere il lento cammino dell’abbandono delle identificazioni, dei bisogni, dei condizionamenti e addentrarsi nel processo dell’unificazione che da sempre opera in noi, e che da un certo punto in poi diviene più pressante?
Vi riporto un passo di Enzo Bianchi tratto da questo commento al vangelo domenicale: “Vi è un altro a cui Gesù dice: “Seguimi”, ma si sente rispondere: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Richiesta legittima, fondata sul comandamento che richiede di onorare il padre e la madre (cf. Es 20,12; Dt 5,16). Gesù però chiede che, seguendo lui, si interrompa il legame con l’ordine familiare e con la religione della legge, dei doveri: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio”.

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La porta dell’unificazione consapevole

Mi scrive un amico in merito al senso di lacerazione che a volte lo assale. Qualunque ne sia la causa, che può essere interna alla sfera identitaria, o può generarsi dal conflitto tra identità e coscienza o, verosimilmente, può essere relativa ad entrambe le sfere, la via per superare quella lacerazione è una:
– comprendere le non comprensioni che la generano, e queste sono sempre relative alla sfera del sentire di coscienza e riverberano nei comportamenti e negli atteggiamenti interiori che l’identità sviluppa;
– essere pienamente consapevoli che la riunificazione avviene nel lasciarsi attraversare dal fatto presente.

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Il vivere conduce all’unità

Dice Leonardo nel suo commento al Lunedì nel Sentiero: Non l’annullamento dell’io, la sua cancellazione: il suo venire meno significherebbe il venire meno del limite, ciò con cui continuamente siamo chiamati a conciliarci, in quanto porta dell’Assoluto. Piuttosto comprendere la vera natura e funzione del soggetto (del Divenire) nella sua danza con l’Essere.
Nel Sentiero non c’è la lotta, comune a tanti cammini spirituali, all’ego, all’io, all’identità: anzi, noi diciamo che una sana visione, interpretazione, manifestazione di sé è una condizione dalla quale non si può prescindere.

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