Contemplazione: il Cristo, i poveri come realtà e simbolo

La nozione di povero è alquanto vasta, i poveri che io ho incontrato in questa vita sono stati, prevalentemente, gli smarriti esistenzialmente, una povertà molto diffusa in questo tempo.

Nel Sentiero concepiamo il Cristo come Coscienza Unitaria, il sentire di questa dimensione d’Essere che si è anche manifestato in un dato tempo e condizione.

Concepiamo la condizione di povertà come stato di mancanza su uno dei piani transitori: è povero anche chi non comprende. La nozione di “mancanza” richiederebbe un discorso a parte fino alla sua negazione nell’ottica del Ciò-che-È, ma qui ci siamo prefissi un altro compito.

Comprendiamo, infine, la predilezione del Cristo per i poveri come superamento delle categorie umane di merito e valore (superamento non è negazione) e per le implicazioni personali che la scelta preferenziale per tutti i mancanti implica: solo chi si svuota di sé si accorge del vuoto in sé, della povertà di sé, e dunque di tutti coloro che un vuoto, una mancanza, una povertà vivono.

Se aderisci ai valori del mondo aderisci anche a una certa immagine di te, e viceversa, ma se quella immagine entra in crisi i presunti valori del mondo vengono percepiti come polvere.

I poveri del Cristo sono dunque realtà e simbolo, e simbolo è la scelta radicale che conduce oltre l’illusione del mondo. Il Cristo non ha tirato in campo direttamente la nozione di illusione, ma l’ha continuamente esposta e ha indicato la via per aderire all’Essenziale.

Oltre sé,
rivolti all’Essere
nella fede/dedizione di ogni attimo.


Una sfida tremenda. Una richiesta di adesione radicale.
Se non abbandoni la tua centralità non vedrai mai il Reale: il povero, il mancante è lì a negare ogni presunzione di sé, ti ricorda che non vedi, che non ascolti, che sei fortunato ma non conta niente perché non lo sai. Il povero è simbolo del perdere che deve accadere in te, perdere ogni grado di illusione per poter finalmente vedere ed Essere.

Ci sono coloro che, per la propria via realizzativa, scelgono il servizio ai poveri: bene, perfetto. Ci sono altri a cui il povero basta nominarlo perché si orientino all’Essere, basta vederlo nelle vesti di uno smarrito su uno dei tanti piani per comprendere la grazia della propria condizione, e provare a spogliarsi di ogni orpello.

Il contemplativo può appartenere a una di queste due sommarie categorie, non ha importanza: vede sé e l’ingombro, vede il perdere, sente il Cristo carne della propria carne, ossa, midollo.
Sa cosa fare, come disporsi, non tentenna.

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Natascia

Chi vive l’esperienza della povertà materiale, è indotto in un certo qual modo ad orientarsi verso l’essenziale.
Vero è che il concetto di povertà è sempre molto relativo. Oggi in particolare, con la tendenza a soddisfare bisogni per lo più superflui, molti si sentono privati di qualcosa.

Se riuscissimo a comprendere il vero valore dell’Essenziale, creeremo meno disuguaglianze e vivremmo un senso di pienezza ai molti sconosciuto.

Kita-lu

Semplicità, umiltà, dedizione.
Leggendo sorgono queste parole e l’interpretazione del messaggio cristico appare nella sua essenza.

Mariela

Qualunque Via richiede dedizione, quando ero piccola avevo il terrore della “chiamata” per diventare suora; ero piccola e con l’immaginario di bambina la vedevo come una costrizione alla quale non ci si poteva sottrarre.
Oggi invece comprendo il senso di adesione radicale, seppur immersi nel mondo, quella adesione è quella che ci spinge a cercare la Sorgente durante la giornata.

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