Contemplazione: i canti certosini nella liturgia delle ore personale

I monaci del Sentiero praticano quotidianamente una liturgia delle ore. Le tre ore principali: lodi, ora media, vespri, sono praticate negli orari possibili a ciascun monaco.

Tutti praticano zazen, ruminano alcuni nostri testi e ricorrono alla recitazione di un mantra.
Essendo gli orari di pratica flessibili, accade che un monaco/una monaca svolga l’ora liturgica mentre è in viaggio o in una pausa dal lavoro, se non ha alternative.

In questi casi può essere utile ascoltare i canti certosini. Il Sentiero, pur non essendo una via cristiana, guarda con interesse profondo all’esperienza certosina, all’integrità e radicalità del loro tentativo.

I loro canti liturgici sono l’espressione rituale del loro sentito ed è a questo che il monaco del Sentiero guarda, a questo si connette, con questo risuona: il canto è stato di sentire in atto, stato che vibra sul piano del sentire e travalica i limiti di spazio e tempo superando l’apparente artificiosità del mezzo di fruizione.

Quando la connessione è tra sentire e sentire, non esiste la questione della presenza fisica o della fruizione virtuale, è una non questione.
Anche il tema dei testi è una non questione: essendo diverse le sensibilità, alcuni passaggi possono essere estranei alla mente del monaco del Sentiero, ma non è mai estranea l’intenzione che muove il monaco certosino mentre canta ed è con quella intenzione, con quel sentire del coro certosino che il monaco del Sentiero consona.

La comunione del sentire non avviene tanto sul concetto quanto sull’intenzione che è all’origine del concetto: la comunione precede il piano mentale, quello dei contenuti impermanenti.
Il monaco del Sentiero può anche non conoscere il testo che viene cantato, non è rilevante.
Lo può leggere, se vuole, prima di mettersi in ascolto ma, mentre ascolta non deve decodificare il latino per accedere al significato, deve semplicemente risiedere nell’ascolto.

L’ascolto, solo l’ascolto vuoto di mente, lo connette al sentire che accade in quell’adesso senza tempo, e quello gli basta. La contemplazione non è il momento per capire, ma quello per sentire e comprendere l’essenza del Reale.

La fonte da cui attingiamo (tutti i canti)


Un esempio: l’invitatorio dall’album In the silence of the Word e a seguire la traduzione. (Estrazione del testo e traduzione a opera di Gemini AI)

Questo è l’Invitatorio della Liturgia delle Ore (Ufficio Divino).

LatinoItaliano
Domine, labia mea aperies.Signore, apri le mie labbra.
Et os meum annuntiabit laudem tuam.E la mia bocca proclami la tua lode.
Glória Patri, et Fílio,Gloria al Padre e al Figlio,
Et Spíritui Sancto.e allo Spirito Santo.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper,Come era nel principio, e ora e sempre,
Et in sæcula sæculórum. Amen.nei secoli dei secoli. Amen.
Alleluia.Alleluia.

Questa sezione è tratta dal Salmo 134 (usato come Salmo Invitatorio).

LatinoItaliano
Ecce nunc benedicite Dominum,Ecco, benedite il Signore,
Omnes servi Domini:voi tutti, servi del Signore:
Qui statis in domo Domini,Che state nella casa del Signore,
Negli atri della casa del nostro Dio. (in atriis domus Dei nostri)Negli atri della casa del nostro Dio.
In noctibus extollite manus vestras in sancta,Nelle notti levate le vostre mani al santuario,
Et benedicite Dominum.e benedite il Signore.
Benedícat te Dóminus ex Sion,Ti benedica il Signore da Sion,
Qui fecit cælum et terram.Colui che ha fatto il cielo e la terra.
Glória Patri, et Fílio,Gloria al Padre e al Figlio,
Et Spíritui Sancto.e allo Spirito Santo.
Sicut erat in princípio, et nunc, et semper,Come era nel principio, e ora e sempre,
Et in sæcula sæculórum. Amen.nei secoli dei secoli. Amen.
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Natascia

Grazie

Mariela

Grazie per questo post, lentamente stiamo integrando spunti. La preghiera, i canti. La musica ha una capacit immersiva importante perchè, coinvolgendo l’udito, ci consente di staccarci dal mondo esterno e di risiedere in quella intenzione che anima i cantori.

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