Contemplazione: l’ombra che il sole produce e l’osservazione

Giorni fa scrivevo a una sorella in merito ad alcune sue paure che emergono:

Sono sfumature, a volte, cose che magari sottovaluti, invece tutto va registrato, annotalo perché, adesso, il contatto con te passa per le paure che sorgono.
In seguito vedrai oltre le paure la tua natura, ma oggi la porta per te stessa autentica è fatta dall’ombra che il sole produce.

L’ombra che il sole produce: non c’è vita senza sole e non c’è sole senza ombra.
Questo è l’epitaffio su ogni pretesa di perfezione nel divenire e su ogni adesione alle logiche del limite.

Il limite è la porta di accesso all’Essere, non la zavorra, l’ingombro che la occlude.
Se siamo capaci di sentire questo possediamo la chiave per varcare la soglia.

Il cigolio di una porta mi costringe a cercarne la causa e così la identifico e conosco l’insieme della porta. Il soffermarmi a osservare una paura non mi permette soltanto di prendere atto della sua origine e dei suoi riflessi ma, dalla semplice osservazione, da quella disposizione, sorge la consapevolezza e la contemplazione dell’insieme in cui quella paura accade.

Passare da un dato dell’astrale al sentire non è necessariamente immediato, ma è certamente naturale: una increspatura osservata su un piano/corpo, in genere si dissolve se osservata; se non si dissolve è perché è connessa con un recitato mentale abbastanza robusto, recitato che – a sua volta – bisogna sottoporre a osservazione

La chiave di tutto questo è nella natura dell’osservazione intesa come contemplazione: chi osserva? Il sentire.
Non siamo in presenza dell’osservazione indagatrice e discriminante della mente; non siamo nemmeno nella sequenza del provare emozioni e stati: la consapevolezza – nella osservazione/contemplazione – è focalizzata sul sentire e, dalla cima del monte, osserva l’insieme e il particolare dell’accadere nei corpi.

Quella osservazione/contemplazione unitaria contestualizza e relativizza il singolo fatto perché di esso ne viene colta l’origine e l’essenza. Ma anche quando origine ed essenza di una paura – ad esempio – non sono identificate, il solo osservare/contemplare la ridimensiona perché diviene un punto in un insieme vasto.

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Nadia

L’osservazione porta consapevolezza e sposta il focus da Se ma a volte non serve a far sparire l’ombra, anche indubbiamente la relativizza.

Catia Belacchi

Quando l’astrale produce una onda alta, salire sul monte per me è impossibile. Solo quando l’onda arriva, per motu proprio, a discendere, sotto quel movimento avverto il sentire.

Mariela

Stamattina in ZZ a un certo punto mi è venuto da ridere perchè osservavo la mente e il suo lavorare, il suo pensare, il suo programmare. Il solo osservare la mente e porsi questa domanda: “chi sta pensando questo?” fa sbriciolare i pensieri e li fa cadere a terra togliendogli forza.

Kita-lu

Nello sguardo contemplativo, si attenua la necessità di superare il limite per evolversi o migliorarsi.

Natascia

Grazie.

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