Se parli di ascoltare la persona comune intende prestare ascolto, ma qui si tratta di qualcosa di più sottile: ascoltare gli abissi del sentire, dell’Essere-sentire.
Ascoltare tra le pieghe del divenire, negli spazi d’Essere che si aprono. Il divenire non è un pavimento di cemento, omogeneo e compatto, è pieno di crepe e da esse spuntano fiori.
Il divenire non è una realtà oggettiva, è un “sogno” al quale aderiamo ed è pieno di fessure che permettono l’accesso ad altre dimensioni d’esperienza.
Ascoltare per mille volte gli stessi spazi, le pause, i vuoti di pensare e di fare, di scopo e di ricerca; ascoltare gli interstizi di qualunque situazione – vuoti di adesione e di ricerca di coerenza – ascoltare mentre il divenire scorre perché è l’ascoltare che ci conduce oltre, che frantuma lo scorrere e lo rende una serie di fotogrammi senza tempo.
La sola disposizione all’ascolto frattura il divenire.
Ascoltare è precipitare nelle fessure e dalle fessure all’abisso.
Ma per precipitare bisogna ritrarre le braccia che, istintivamente, si allargano per trovare un appiglio che ci permetta di salvare quel che siamo, il modo in cui ci comprendiamo.
Precipitare è una scelta e una necessità una volta superata una certa soglia di sentire.
Precipitare è abbandonare in una successione vertiginosa ogni appiglio, certezza, speranza, pretesa.
Colui che sente l’abisso diviene l’abisso pur non riuscendo mai a definirlo.
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Precipitare è abbandonare in una successione vertiginosa ogni appiglio, certezza, speranza, pretesa.
Grazie per aver ricordato che in quel precipitare c’è il ritrovare un sostegno più forte e dolce che esiste in natura…
È così. Osservare ed ascoltare senza fine, è il sorgere e l’imporsi della dimensione contemplativa
La sola disposizione all’ascolto frattura il divenire.
Una frase potente; dall’ascolto profondo, si accede alla dimensione dell’Essere
“Precipitare è abbandonare in una successione vertiginosa ogni appiglio, certezza, speranza, pretesa.”
Si dischiude un orientamento del sentire che dissolve le scene appena rappresentate, rivelandole come illusioni, impalcature, riflessi dei nostri desideri.
L’ascolto richiede momenti di solitudine e silenzio.
Quando poi, si è finalmente entrati in quell’ ascolto sottile, allora è possibile cogliere la rappresentazione del divenire e relativizzare molti fatti.
Personalmente vivo l’astrale in maniera molto meno intenso di un tempo.
Ciò non toglie che sorgano momenti di grande commozione o gioia, apparentemente immotivata.