Dobbiamo intenderci su cosa significa «sentire». Una volta voi avevate le idee chiare in proposito: il «sentire» era il «sentimento», il resto era sensazione, emozione, pensieri.
Fonte: I due generi del sentire individuale, dal libro: Cerchio Firenze 77, Oltre l’illusione, ed. Mediterranee.
Ciclo “Contemplare il paradigma“. Nei brani dei testi sottoposti ad analisi, il grassetto di termini e frasi riguarda parole chiave e concetti cardine da sottoporre alla contemplazione secondo il sentire del curatore; ogni lettore, chiaramente, può sentire in modo differente.
Il commento di uma non vuole spiegare il testo di Kempis e del Cerchio Firenze 77, sono semplici contemplazioni sviluppate a partire da un impulso presente nel testo.
Libri del Cerchio Firenze 77 con l’insegnamento fondamentale:
– Dai mondi invisibili
– Oltre l’illusione
– Per un mondo migliore
– Le grandi verità
– Oltre il silenzio
– La Fonte preziosa
– Insegnamento filosofico del Cerchio Firenze 77, indice generale dei temi e dei post della categoria “Contemplare il paradigma” di questo sito. Contemplazioni di uma.
– Libri del Cerchio Firenze 77: indice dei commenti di E.Ruggini su YouTube con indicazione dei temi e riassunto vocale di alcuni minuti del contenuto di ciascun commento.
– File vocali originali del CF77 dal 1965 al 1984
– L’Opera Omnia del CF77
Da quando abbiamo preso a parlare dei fotogrammi, non potevamo conservare questa distinzione senza avere una grande difficoltà nell’esprimerci. E allora abbiamo usato il termine «sentire in senso lato», che comprende cioè sensazioni, emozioni, ricordi e anche sentimento.
Quando noi diciamo «sentire dell’individuo» intendiamo quella percezione individuale che comprende sensazioni, emozioni, suscitate anche dai sensi del corpo fisico, desideri, pensieri, ricordi e sentimento, cioè coscienza, cioè grado di evoluzione raggiunto.
In questa elencazione va tenuta presente una distinzione fra i tipi di movimenti interiori dell’individuo, ovvero il «sentire individuale» è di due generi:
- il primo comprende tutti quei movimenti legati alle situazioni contingenti in cui si trova l’individuo e alla sua consapevolezza come sensazioni, desideri, pensieri;
- il secondo è comprensivo del suo essere reale. In altre parole il secondo genere di «sentire individuale» è quello che chiamavamo sentimento, cioè coscienza individuale o evoluzione raggiunta.
Questo «sentire» non è legato alla situazione del momento nel senso che esiste al di fuori di essa. È il vostro vero essere che non è così perché legato al ricordo di esperienze avute, ma è così perché proveniente dalle situazioni vissute e assimilate. Il ricordo può scomparire, ma quando l’esperienza è assimilata la coscienza individuale è accresciuta anche se la cronaca dell’avvenimento non si ricorda più.
Questo secondo genere di «sentire» non è legato alla consapevolezza dell’individuo, voi ben lo sapete: pochi conoscono se stessi, pochi hanno consapevolezza del loro vero essere che si rivela diverso da quello presunto (sovente assai peggiore). Allora, quando noi parliamo di «sentire individuale» intendiamo questi due generi di «sentire»:
- l’uno legato alle situazioni contingenti (fotogrammi) e proveniente dai veicoli grossolani dell’individuo,
- l’altro rappresentato dal grado di coscienza individuale (evoluzione) raggiunta.
L’esistenza del «sentire individuale» è contenuta in una scala che comprende a un estremo un «sentire» minimo, all’altro estremo un «sentire» massimo. Naturalmente dei due generi del sentire individuale quello che si amplia notevolmente secondo questa gradualità è il sentire di coscienza.
Adesso parliamo del «sentire dell’individualità».
Voi già sapete che il sentire dell’individualità è il percepire tutto e in un solo attimo eterno la gradualità del sentire individuale, cosicché possiamo dire che il sentire dell’individualità non comprende tanto le situazioni contingenti, quanto le varie fasi di costituzione della coscienza individuale percepite tutte assieme.
Per questo motivo parlandovi anni fa dell’individualità vi dicemmo che il suo ciclo di esistenza è unico, cioè non presenta varianti, qualunque sia la strada scelta dall’individuo. Del resto
ciò è facilmente comprensibile: quando l’individuo ha la possibilità di scegliere, le due strade che rappresentano questa possibilità si equivalgono ai fini del raggiungimento di un grado maggiore di coscienza.
Siccome il sentire dell’individualità corrisponde al sentire tutti assieme i gradi della coscienza che via via l’individuo raggiunge, voi comprenderete come il sentire dell’individualità non contenga essenzialmente il sentire contingente dell’individuo.
Le considerazioni che ho fatto servono per introdurci al problema del libero arbitrio e delle varianti. Credo che abbiamo enunciato a sufficienza i tipi di libertà goduta dall’individuo. L’argomento deve essere ripreso per esaminarlo alla luce della Verità dei fotogrammi, per così chiamarla. Infatti voi avete compreso il principio delle situazioni cosmiche e della non contemporaneità del sentire individuale, ma lo avete fatto ponendo da parte la possibilità di scegliere degli uomini che nel momento avrebbe complicato la possibilità di comprensione degli altri principi.
Infatti, se noi ammettiamo che la nostra vita non si realizzi man mano che noi viviamo, ma sia già tutta realizzata e che noi la viviamo quando in qualche modo veniamo a contatto con
ciò che già esiste, possiamo facilmente comprendere anche che altri nostri simili, che intrecciano la loro esistenza con la nostra, possano vivere la loro (nel modo suddetto) non contemporaneamente alla nostra.
[→uma] “La vita non si realizzi man mano che noi viviamo, ma sia già tutta realizzata e che noi la viviamo quando in qualche modo veniamo a contatto con ciò che già esiste”
Questione che ho già trattato in altri commenti. In realtà la nostra vita è già tutta presente perché noi la stiamo vivendo, se noi non la vivessimo nell’Eterno Presente non vi sarebbe nulla. L’Eterno Presente è l’archivio globale di tutto il vissuto; ciò che viviamo oggi – e che è soggetto alle varianti – è ciò che finisce nell’archivio dell’Eterno Presente.
Se io guardo la realtà dal punto di vista dell’Eterno Presente, passato, presente e futuro sono già tutti presenti, e non potrebbe essere diversamente. Se guardo la realtà dal punto di vista del divenire, c’è il momento presente e il suo scorrere, ciò che è stato e ciò che sarà.
Dal punto di vista del divenire, la vita si realizza man mano che la viviamo, dal punto di vista dell’E.P. è già tutta realizzata: sono punti di vista differenti, piani di realtà differenti. [/uma]
Continua nel post successivo 26.1…
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Qui ritrovo le difficoltà di sempre nell’entrare in certi discorsi.
Prima o poi, si chiarirà.