Contemplazione: l’amore senza ricompensa, il mito della gratuità

Ovvero dell’amore nella gratuità e dei mille miti. Una contemplazione, non una tesi.

L’Amore che ama non è “io che amo”. Su cosa sia l’Amore che ama non intendo dettagliare qui, questo sito è pieno di particolari in merito.

L’Amore che ama è esperienza potente e vasta che riverbera in ogni corpo, è Amore che copre l’intero orizzonte o che si posa su una creatura.

L’Amore che ama non chiede una ricompensa, accade e basta, ma è un suono che accade in un tamburo, e questo sente se stesso, vibra del suono che lo attraversa.

L’Amore che ama non accade nel vuoto ma in un ambiente umano fatto di corpi e di auto interpretazione, di consapevolezza di sé e dei processi in atto.

L’Amore che ama coinvolge l’immagine/comprensione di sé, quella che nel Sentiero chiamiamo “la coscienza riflessa nel divenire” e che altri chiamano “io”.

La comprensione di sé è legata a istinti primordiali, istinti di difesa e di affermazione, necessità di protezione e di accudimento, bisogni di riconoscimento del proprio essere ed esistere, DNA profondo inscritto in ogni particella fondamentale di ogni corpo.

Amore accade in questo ambiente e sebbene abbracci l’ampio orizzonte o si focalizzi su una sola creatura senza chiedere nulla, comunque attiva la complessità dell’organismo in cui accade.
Organismo non neutrale.

Amore è neutrale, non l’organismo che lo accoglie, non la creatura su cui ricade: solo Amore è neutrale. Ecco dove la gratuità diviene mito. Mito nefasto se proposto come modello.

Qual è la via del contemplativo?

  • Conoscere Amore, contemplare Amore e il suo riverbero profondo sui corpi.
  • Ascoltare la tensione tra Amore neutrale, corpi e comprensione di sé che reagiscono e si attivano.
  • Tornare incessantemente ad Amore lasciando stemperare le reazioni nei corpi e nel complesso di sé.
  • Non identificarsi in ciò che Amore produce come riflesso, non ridurre Amore ad amore e ad affetto.
  • Accettare la non perfezione: superare l’illusione della perfezione, abbandonarne il mito, non aderire alla narrazione del limite che si manifesta, perché umano, rispetto alla perfezione che è, perché divina. Amenità.
  • Accogliere il Ciò-che-È: se Amore accade, l’ambiente ospitante reagisce. Questo è lo stato dei fatti, se si entra nell’identificazione allora sorge il problema, se identificazione non c’è qualsiasi turbamento e tensione sono legittimi fatti di un contesto complesso.
    Se piove, ti bagni, non c’è nessun ombrello divino.
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Natascia

Amen.

Nadia

Rispetto al tuo vissuto questa crd, ha visto da poco tempo l’affaccio su queste esperienze. Ciò che pare nitido quando Amore pervade è la piccolezza umana nel descrivere e ridurre questo stato di sentire, alla sola affettività: quando Amore pervade la reazione dii sé è sempre molto marginale e relativizzata.

Catia Belacchi

Bisognerebbe icondiderare questo post, una Cantica.

Mariela

Parole che parlano di un ascolto profondo, il contemplativo osserva sé stesso all’interno del processo. Osserva come l’Amore agisce dentro di lui. Quanto scrivi arriva come una riflessione sul tuo vissuto.

Kita-lu

“Ascoltare la tensione tra amore neutrale corpi, e comprensione di sé che reagiscono e si attivano.”
Mi sorprendo ad osservare quanto ancora mi sfugge; sono ancora lontana dal comprendere ‘Amore’.

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