Dōgen, Busshō: commento (9) di J.Forzani a Busshō 9 [busshō9.17]

[Sommario AI] L’autore critica gli insegnanti di religione che non insegnano l’esperienza diretta dell’essere corpo, ma si limitano a un insegnamento teorico e formale.
L’autenticità della trasmissione spirituale risiede nell’onestà sia del maestro che del discepolo, nel loro impegno reciproco e nella condivisione del percorso, più che nella perfetta comprensione di una verità.
L’esempio dello “star seduto immobile” di Nagarjuna viene analizzato come simbolo complesso di un’esperienza. [/S]

Eppure tutti gli insegnanti di religione, tutti i maestri che si atteggiano a essere tali, non insegnano il semplice fatto di essere corpo, non insegnano la vita con la vita, ma fanno dell’insegnamento un’attività intenzionale e speciale, insegnano apposta. I loro gesti sono studiati, perché stanno interpretando una parte.

Per loro il cerchio vuoto che tutto abbraccia non è il loro proprio e l’altrui essere corpo, la realtà della vita, ma un nome da appiccicare alle cose, un segno da vergare su di un foglio. Lo star seduto di Nagarjuna che manifesta interamente la natura autentica che è incarnazione nel corpo, non è altro che star seduto immobile. Loro invece, fanno dello star seduti l’argomento dei loro sermoni. E di questo si soddisfano: ma chi si sfama con il disegno di un cibo, vuol dire che non aveva fame di quel cibo, e non lo mangia né lo assimila. Come può allora farlo proprio e parlarne?

Se sul cuscino non c’è la forma del corpo in carne e ossa, la luna non è piena, la via non è attuata. Nulla avviene per sentito dire o per interposta persona. È solo con il proprio corpo che si può disegnare la forma della luna piena, la pienezza dell’essere. La pienezza, la rotondità che è figura della completezza, non sono concetti o ideali: sono realtà concreta. Proprio perché la forma del corpo è la forma della pienezza è possibile attuare la forma piena, la forma della luna tonda. Se fosse un idea cui uniformarsi, non la raggiungeremmo mai. Siccome invece l’idea nasce dalla realtà autentica, la possiamo attuare nella realtà momento per momento. Stiamo solo attenti a non invertire i termini: il tondo non si apprende dall’idea di tondo, ma è l’idea di tondo che scaturisce dalla realtà del tondo, dall’essere corpo del tondo.

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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