Siamo arsi da un fuoco, o appena riscaldati dalla brace sotto la cenere, ma in tutti i casi quell’amore che proviamo è un processo tutto nostro e parla essenzialmente di noi.
Come la pioggia è necessaria alla terra e alle creature che la abitano, così l’esperienza dell’amore è necessaria all’umano per comprendere: un’esperienza funzionale e auto generata attingendo alla sorgente archetipale disponibile nel momento storico e a quella latitudine.
Quando una coscienza si incarna lo fa nel contesto di un complesso di archetipi transitori che rappresentano l’ambiente vibratorio nel quale opererà. Tra questi archetipi vi è anche quello dell’amore e codifica i termini generali dell’esperienza che la coscienza svilupperà.
L’esperienza riguarderà lo sperimentante, l’oggetto del suo amore sarà l’ambiente nel quale accadrà lo sperimentare (e viceversa, chiaramente). L’amore provato e messo in atto avrà la natura del sentire conseguito e da conseguire, parlerà di sé, narrerà sé. L’altro è l’ambiente in cui l’esperienza accade e a seconda di come l’ambiente reagisce, l’esperienza si modula, ma è sempre l’esperienza dello sperimentante.
Finché tutto questo non finisce in gloria. Il circo del provare, dello sperimentare finisce e non viene provato più niente. Bene. Qui comincia la vera storia, e qui gli umani si salutano dicendosi: non ci amiamo più.
Dove la storia dell’amore umano finisce, e prima o poi finisce in questa o in un altra vita, e l’umano non si può più raccontare che ama di un amore suo qualcuno, non può più dire “ti amo”, “sei la mia esistenza” perché non sente più così, si rende conto che non è vero, che l’archetipo transitorio l’ha fregato e non esiste amore umano, Amore assoluto declinato in umano, ma esiste solo l’Amore assoluto che mai diviene altro, che è indeclinabile, che non può divenire frammento relativo, che è contenuto e sentito nella sua totalità o non lo è, allora inizia il risveglio all’unica realtà.
Non hai amato, eri immerso in un condizionamento e credevi di amare ma, in effetti, assistevi al tuo tirocinio di comprensione, imparavi a mettere al centro qualcuno che non fossi tu.
Consideravi amore l’avere cura, ma era solo un decentrarti da te, un dimenticarti di te.
Una pedagogia molto ricca, una didattica fantasmagorica di cui, alla fine, rimaneva solo cenere. Bene.
In questo deserto, può avanzare il dubbio su tutto ciò che hai sperimentato e, forse, puoi iniziare a sentire il richiamo autentico dell’ineffabile.
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Parole da ruminare
Quanto è stato decantato l’amore degli umani? Nella letteratura, nella musica. Forse la crisi della famiglia, come comunemente intesa, o i tanti che scelgono di vivere da single, sono il segnale che quel modello è in crisi e va superato.
Visto che l’Amore è il richiamo che tutti siamo portati a seguire, potrebbe essere per molti, forse i tempi sono maturi per molti, di andare oltre quel modello.
Credo che finché l’uomo è incarnato ha bisogno di sperimentare innamoramento e affetto, primi pallidi tentativi di sentire Amore.
L’ultima frase mi lascia in sospeso: sentire il richiamo ultimo dell’ineffabile.Parole da ruminare