Contemplazione: il sentire diviene simbolo nei corpi

Il sentire è intenzione, pensiero, parola, affetto, emozione, azione, corpo: il sentire si incarna in ognuno di questi aspetti e diviene forma in quel piano d’essere.

A una data ampiezza di sentire corrisponde una certa forma del pensare, del provare, dell’agire e dell’essere-corpo.
Un esempio: se io che sono un vecchio addobbassi il mio corpo come fossi un trentenne, sarei patetico. Il sentire genera questo vecchio e questo non si nasconde, è fino in fondo un vecchio nella sfera del pensare, del provare, dell’agire, dell’essere-corpo.

È contento di essere rappresentato nella forma di vecchio; il trentenne non c’è più, è un essere che è stato ma non è più sorretto da quel sentire in questo momento, adesso c’è il sentire che genera un settantenne.
Questo è e se questo è accolto, c’è allineamento tra sentire e forma, come dovrebbe esserci allineamento del sentire con l’essere-pensiero, con l’essere- emozione.

La dimensione unitaria prevede che ogni piano e corpo sia coerente con ciò che lo genera, se questa coerenza non c’è nell’essere si crea una disarmonia: la mancanza di allineamento produce uno smarrimento più o meno vasto. Smarrimento della bussola esistenziale.

Ho chiesto a Gemini di generare un uomo di settantanni e poi di rappresentarlo come cinquantenne. Sono chiaramente diversi come ogni umano è differente nella forma del sentire/pensare/provare/agire/essere-corpo quando di mezzo c’è un ventennio di differenza.

Oggi non ho né le intenzioni di quando ero trentenne, né l’irruenza di allora, né l’intransigenza ideale di quel tempo: le rughe del mio volto, abbondanti, testimoniano l’essere di oggi, il sentire si fa forma, questa forma.

Se io decidessi che il mio volto è un problema, se mi sentissi a disagio con la moderazione ideale di oggi e volessi essere l’irruento di ieri, se non accettasi le emozioni e l’affettività di oggi mi lacererei interiormente: sarei un vecchio ma non comprenderei il valore di esserlo perché di questa condizione starei rifiutando i simboli, la forma coerente che si portano appresso su tutti i piani. Una unità d’Essere risulterebbe frantumata dalla mia opposizione.

Intenzione e forma sono uno, su tutti i piani, ed esiste la necessità assoluta che i due procedano sempre assieme: da questa unità nasce un’alchimia che trasmuta i limiti della forma, allora il vecchio può essere splendente di una luce esistenziale che il trentenne non conosce.
Se questa alchimia non c’è, rimane solo lo smarrimento di un essere fratturato.

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Kita-lu

Grazie

Catia Belacchi

Grazie

Nadia

Gratitudine infinita per queste parole in cui offrii una limpida visione sulla complessità delll’umano.

Natascia

Non avevo mai pensato all’allineamento del corpo all’Essere. Eppure forma e intenzione sono uno, come spieghi.

In questa società dell’apparire, quanto si è lontani da queste comprensioni.

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