Cerchio Firenze 77: diverso modo di esistere del sentire 24

[…] Una volta, constatando la differenza di evoluzione che esiste fra gli uomini, trovaste che ciò non era giusto e vi domandaste perché.

Libri del Cerchio Firenze 77 con l’insegnamento fondamentale:
Dai mondi invisibili
Oltre l’illusione
Per un mondo migliore
Le grandi verità
Oltre il silenzio
La Fonte preziosa
– Insegnamento filosofico del Cerchio Firenze 77, indice generale dei temi e dei post della categoria “Contemplare il paradigma” di questo sito. Contemplazioni di uma.
– Libri del Cerchio Firenze 77: indice dei commenti di E.Ruggini su YouTube con indicazione dei temi e riassunto vocale di alcuni minuti del contenuto di ciascun commento.
File vocali originali del CF77 dal 1965 al 1984
L’Opera Omnia del CF77

Cercando di capire le ragioni, giungeste – forse anche dietro nostro suggerimento – alla conclusione che ciò dipendeva da un’ubicazione dei «centri di sensibilità e di espressione» nello spazio.
Questa diversa ubicazione conduceva a un diverso risuonare, a un cammino più spedito di alcuni rispetto ad altri e così da un’iniziale diversità minima, si giungeva a un’enorme diversità successiva e quindi a differenti evoluzioni. Oggi noi possiamo dire che oltre a una diversa ubicazione nello spazio dei «centri di sensibilità e di espressione» prima e di «coscienza e di espressione» dopo, c’è anche una diversa ubicazione nel tempo. Ma quello che prima sembrava un’ingiustizia oggi appare invece eguaglianza. Già perché – aggiungo uno scandalo agli scandali – qua c’è l’eguaglianza perfetta. Una sorta di comunismo ideale, secondo il quale non vi sono creature diligenti e sgobbone che mangiano i tempi, e altre che invece «ripetono», secondo un antico concetto. Quante cose vanno aggiustate alla luce delle nuove Verità! Ma tutte le creature camminano, pressappoco, di pari passo.

E non v’è la necessità di attendere l’ambiente favorevole sulla Terra per passare alla successiva incarnazione, ma ciascun individuo, di volta in volta, va, si cala nell’ambiente favorevole alla sua evoluzione. Ebbene, chi ha «sentito» un ambiente adatto alla sua evoluzione e capace di condurlo un gradino più innanzi, e ha completato quell’esperienza – cioè ha chiuso una vita sul piano fisico, tirate le somme nel piano astrale e nel piano mentalenon ha più bisogno di attendere che le lancette degli anni trascorrano e anche dei secoli, a volte, prima di potersi reincarnare, ma trova il suo ambiente favorevole più innanzi, più avanti secondo il senso del tempo fisico; e trova quell’ambiente pronto fino da allora ad accoglierlo per dargli le necessarie esperienze, per aggiungere ulteriore evoluzione. Per fare sfociare il «sentire» da lui raggiunto di grado A, a un «sentire» successivo di grado A+1.

Ecco dunque che quello che fino a oggi sapevate ha subito un ritocco. Gli ambienti sono sempre pronti a ricevere l’individuo, allo scopo di fare sfociare il suo «sentire» in un «sentire» più esteso. Da un «sentire» precedente a un «sentire» seguente. E queste parole mi ricordano altre parole dette in altra circostanza, quasi identiche parole. Chissà che i due concetti vicendevolmente non si compendino! Una minima variazione – dicemmo – che avrebbe portato un’enorme differenza. E invece noi vediamo che tutti i «sentire» hanno un medesimo grado iniziale: le lettere A che compaiono tutte sulla pagina del racconto in qualunque rigo esse siano dislocate. E poi le lettere B e poi su su, fino a completare il racconto.

Ma chi ha il suo «sentire» minimo in questa vostra epoca e completa la sua vita, la sua esperienza, ed è pronto per un altro «sentire» più esteso, non ha bisogno di aspettare che la Terra faccia 30.405 mila giri per poi trovare, sulla Terra stessa, un ambiente a lui favorevole. Non sale in qualche piano in attesa che la Terra giri. L’ambiente a lui favorevole, ancorché ubicato – e questo sempre – in un tempo futuro, rispetto a quello che egli ha lasciato, è lì che lo attende ed è pronto ad accoglierlo non appena potrà immedesimarvisi, indipendente­mente da un girar di pianeti che, oggettivamente, non esiste.

Questo mi premeva sottolineare. Cose, del resto, che da soli avreste colto, conclusioni che da soli avreste tratto. Altre Verità s’intravedono, altre considerazioni; l’errata conclusione che ci fa sentire soli pur avendo attorno a sé tante creature.
Pensando che il «sentire» delle creature che vedete non sia presente contemporaneamente al vostro «sentire», voi credete, o ritenete, che questo dia un sapore diverso alle vostre azioni e alla realtà del piano fisico. Ma nessuna differenza, in effetti, esiste. Parlo più chiaramente: che il figlio S. in questo momento nel quale io «sento» questi fotogrammi, senta anch’esso con me o no, non toglie né accresce niente alla validità di questa mia e sua esperienza.

Il fatto che l’esperienza sia vissuta non simultaneamente da coloro che ne sono i soggetti e gli oggetti, non diminuisce valore all’esperienza. L’esperienza rimane integra nel suo significato. Quindi è errato pensare che questo nuovo modo di vedere possa togliere valore alla vita. Se mai lo modifica, perché v’insegna ad agire bene per l’agire bene; perché v’insegna a dare importanza all’intimo dell’uomo e al vostro intimo. Pensate, se di tutto quello che vi circonda niente fosse vero, ma l’unica Verità fosse l’intimo vostro, voi egualmente evolvereste.

Se veramente la sensazione dell’iniziando di sentirsi solo nel Cosmo fosse giusta e reale, egualmente esisterebbe l’evoluzione. Se gli esseri che vi circondano non fossero creature reali, nella loro relatività, ma fossero «simulatori», la vostra esperienza interiore non diminuirebbe di un cubito, sarebbe egualmente valida. Per un astronauta che, senza saperlo, fosse chiuso in una cabina spaziale e vivesse un volo interplanetario simulato – ma simulato così bene da fargli ritenere di essere veramente negli spazi siderali – per quell’astronauta l’esperienza sarebbe egualmente reale e valida. È dunque importante l’intimo dell’uomo, il suo «sentire», e di ciascuno il proprio.

Se di tutta questa bella assemblea di creature niente fosse vero e reale tranne l’intimo di chi parla, ebbene l’esperienza sarebbe egualmente valida per me. Questa enunciazione non è una curiosità, ma ha un principio di Verità. Così se questo fotogramma fosse vissuto solo da chi lo «sente», sarebbe egualmente valido e apportatore di evoluzione per chi lo ha «sentito». Se questo fotogramma, pur essendo vissuto da tutti coloro che in esso sono raffigurati, fosse vissuto singolarmente da ognuno in tempi diversi, a ciascuno porterebbe il suo contributo di progresso, di esperienza; in ultima analisi, di evoluzione.

Ciò che arreca al mio intimo evoluzione e sviluppo, non è il fatto che dietro quello che gli occhi di un corpo fisico vedono vi sia o non vi sia, contemporaneamente al mio, un «sentire», ma è il fatto che io viva questo fotogramma. È il fatto che questo fotogramma contiene per me un’esperienza; come la contiene per tutti coloro che a questo fotogramma si uniscono.

Se noi vedessimo gli altri individui che fummo, in epoche passate della nostra evoluzione – parlo con il vecchio linguaggio – senza sapere di trattarsi d’individui appartenenti alla nostra individualità, saremmo convinti trattarsi di tutt’altre creature. Di creature definite «prossimo nostro».
C’è differenza fra noi quali siamo, nel modo di esistere attuale, e noi quali fummo nel modo di esistere di allora? La differenza è un diverso modo di esistere. E ciò che mi differenzia, in fondo, dalla figlia Nella o dalla figlia Bettina è un diverso modo di esistere.
Ma se io guardo la serie dei numeri, vedo che ciascun numero, diverso dall’altro, in fondo è un diverso modo di esistere dell’Unità. L’Unità, che ripetuta, moltiplicata, divisa e via dicendo, combinata in modo diverso, mi dà un’entità numerica X la quale è differente da un’entità numerica Y solo perché questa unità – come base a entrambe – è combinata in modo diverso. Ma tanto X quanto Y sono un diverso modo di esistere dell’Unità.

E allora se l’Assoluto è il Tutto e l’unità, prima serie dei numeri, è l’inizio del tutto-relativo – del relativo – se v’è questa differenza fra lo stato di evoluzione mio attuale e uno precedente – che è un diverso modo di esistere di allora rispetto a ora – questo diverso modo di esistere c’è anche fra me e chi mi sta vicino, ma è un diverso modo di esistere di una cosa unica.
Dunque v’è l’Assoluto, v’è il relativo; tutto ciò che sta oltre il relativo, è un diverso modo di esistere di una stessa cosa.

E tutto dunque, in fondo, è una stessa cosa. È la base comune che è in ciascuna cosa; e come fra me e il mio diverso modo di esistere – pur appartenente alla mia individualità – nulla v’è di differente se non questo diverso modo di esistere, come nulla di diverso v’è fra me e chi mi attornia se non un diverso modo di esistere, cosi che ciascuno di noi, ciascun individuo, appartenga o no a una stessa individualità, non è che un diverso modo di esistere dell’Unità comune, non è che una sua variante, una possibile combinazione dell’Unità. E allora come e come giusto suona il Comandamento: «Ama il prossimo tuo come te stesso!».

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Catia Belacchi

Grazie per questi approfondimenti

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