La bellezza del tacere

Una parola in meno, un silenzio in più.
Alcuni di noi hanno la necessità di dire e di fare e quando questa è un’esigenza di completamento della propria rappresentazione, del proprio personale diritto a dire “io” non c’è nulla da eccepire.
La stagione della propria centralità non dura per sempre e, quando si è dei buoni osservatori, si comprende quando la propria è finita, o volge al termine.
Allora in casa, in ufficio, nelle amicizie possiamo cominciare a coltivare una discrezione e a limitare l’esposizione del nostro esserci.
Quante volte con i figli, con il partner, con i colleghi possiamo fare a meno di una parola, di un commento, di esprimere un’opinione? Molte, credo.
Possiamo semplicemente tacere e rimanere leggermente defilati senza essere assenti.
Chi tace non è necessariamente assente, c’è un silenzio pieno di presenza perché intriso di discrezione e di consapevolezza che non si è indispensabili e si può lasciare il campo all’altro senza che la propria presenza venga meno.
Nasce nel nostro intimo un silenzio frutto di un atteggiamento meditativo a lungo coltivato, di consapevolezze e comprensioni sedimentate e giunte a maturità.
Si può tacere e proteggere quel silenzio sapendo che è un dono per noi e anche per il nostro prossimo.


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2 commenti su “La bellezza del tacere”

  1. Hai ragione Luciana! Capita spesso di aprir bocca per un’esigenza del tutto identitaria. Prima però non ci facevo neanche caso, era normale dare corso a quella che non percepivo neanche come rappresentazione. Ora quanto meno quando succede ti dici: “Ci sei cascato ancora una volta!” E a volte riesci a vederti prima che accada.

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  2. Dono grande il saper tacere, e grande conquista!
    La voglia di protagonismo ancora prevale, e ci si accorge, quando va bene un attimo dopo aver aperto bocca, che forse…era preferibile tacere, che in realtà non abbiamo aggiunto nulla perchè nulla avevamo da aggiungere, che tutto è partito dalla nostra necessità di affermarsi, di far sentire a noi stessi, prima che ad altri, che ci siamo, dalla nostra insicurezza.
    Lungo è il cammino, ma, un passo dopo l’altro, avanziamo nella scoperta di sè.

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