Riflessioni sulla vita contemplativa [3]

Questo spazio viene aggiornato in continuazione con materiali inediti e d’archivio.

Nel mese di agosto, in questi posti, la popolazione aumenta. La settimana di Ferragosto in particolare, c’è un gran movimento di macchine, di persone, assembramenti al fiume, assembramenti nei supermercati. Il fermento dell’estate che volge al termine.
Mi dico: è quel che è.

Tuttavia, abituata alla solitudine di questi luoghi, tale brusio mi stanca e comincio ad anelare alla fine di questo delirio.
Eppure so che non c’è alcun delirio. E anche questo è un fatto: il modo in cui percepisco le cose. Quello che accade è un fatto, e il modo in cui percepisco ciò che accade un altro fatto.

Non è più possibile aderire al proprio modo di percepire le cose.
Questo un po’ mi lascia disorientata, come se mi mancasse la terra sotto i piedi.
Forse si tratta solo di abituarsi a vivere, librandosi sulle cose, sospesi nella propria solitudine.
Roberta I., 14.8.20


La pioggia ha un profumo?
E questo profumo, se c’è,
è desiderato, immaginato, o sentito?

Sentire che ogni Essere ha la propria nota, un’essenza.
Autentica.
E vivere in questa semplicità.

Ogni gesto un cesello quotidiano, minuzioso,
oltre il semplice e il complicato.

Il tempo dilatato e più lento dell’estate,
è per me un dono per affinare il gesto che sorge dal sentire.
Elena, 10.8.20

continua..

Non essendo mai la vita contro di noi

Nel Sentiero è acquisito il concetto che la vita non ci è mai avversa: abbiamo capito il concetto, abbiamo anche compreso il principio? Non so.
È un’ottica così nuova, così rivoluzionaria del modo di intendere i fatti che ci accadono, che credo a noi serva molto tempo per interiorizzarla compiutamente.

continua..

L’identità desidera il nuovo, il contemplante osserva il reale

Argomento su cui torniamo frequentemente perché mai risolto una volta per tutte: l’identità cerca e desidera il nuovo e il suo gioco può oscurarci lo sguardo fino a non farci vedere più niente: vediamo a quel punto solo il desiderio che non trova soddisfazione, avvertiamo una frustrazione che non trova appagamento essendo mai il presente corrispondente a ciò che desideriamo, o crediamo di desiderare.
La via contemplativa per realizzarsi, per prendere forma, ha bisogno di non essere inficiata e condizionata dal desiderio: il contemplante non può coltivare il desiderio, pena la perdita di se stesso e del proprio cammino esistenziale.

continua..

Una vita, una esperienza e delle parole piene di senso

Vi proponiamo un’intervista di Luciano Costa ad Enrico Ghidoni, l’uomo-che-cammina: una vita feconda, esperienze vissute senza risparmio, parole che dicono della vita così com’è nel momento in cui non è oscurata dalla narrazione di sé, dalle pretese e dal velo della mente.

Non è che da quelle parti ha sentito la presenza di un Dio grande e sconosciuto?
«L’ho avvertita; ho sentito la presenza di quel Dio grande e misericordioso che il vangelo racconta e propone e mi ha aiutato a comprendere lo scorrere del tempo. Quel buon Dio l’ho cercato insistentemente… Poi l’ho trovato nel mezzo di delusioni, dentro la felicità suggerita dall’immensità del silenzio e anche nelle amarezze di cui la vita è sempre condita».

continua..