Il piano astrale e il corpo astrale, o corpo delle emozioni

Vedete, la volontà di uscire dalla cristallizzazione nasce allorché, al di là della situazione in cui si è cristallizzati, si è stati lo stesso in grado di comprendere qualche cosa. Questo «qualche cosa» cosa ha fatto? Ha fatto sì da inscrivere qualcosa sul corpo akasico, un piccolo elemento di sentire.
L’inscrizione di questo piccolo elemento di sentire cosa fa? Fa sì che venga rimandata una vibrazione leggermente diversa, all’indietro, verso il piano fisico; e lì bisogna vedere se poi l’individuo sa approfittare di questa leggera vibrazione diversa che lo può mettere in condizione di attuare una volontà diversa e, quindi, uscire dalla cristallizzazione; però è tutta responsabilità dell’individuo uscirne o meno, non può essere altrimenti, non può essere fatto uscire, ad esempio, da un’entità che intervenga direttamente facendolo uscire dalla sua cristallizzazione: non è possibile che questo accada come accade sul piano astrale perché sul piano astrale farlo uscire da un sogno cristallizzatore non provoca danni alla sua possibilità evolutiva in quanto non si sta più evolvendo, mentre sul piano fisico l’entità che interverrebbe smuovendo l’individuo da una situazione da cui non si vuol smuovere danneggerebbe la sua evoluzione, perché gli impedirebbe di essere lui stesso a comprendere che deve smuoversi.
Ovviamente l’aiuto esterno può essere utile, anche se sembra, spesso, che non venga recepito: quante parole noi vi diciamo, che voi non capite e le fanno sembrare gettate al vento! Ma ognuna di esse è qualche cosa che serve da stimolo, da vibrazione, per cercare a volte di farvi uscire da situazioni di stallo, ripetitive o continuative, da cui non trovate la forza di reagire o di uscire. Questo perché non possiamo scrollarvi e dire: «Piantatela di fare così!», perché non sarebbe giusto per voi.
Il corpo astrale vive i suoi desideri e li vive nel presente, perché ogni desiderio è nel presente in quanto lo si vive nel momento in cui si desidera, no? Però vi è una particolarità (al di là dello sfasamento dei tempi tra i vari piani di esistenza, che non cito altro che di passaggio per non complicarvi troppo le cose), vi è una differenza: il corpo astrale ha la possibilità di desiderare o di rimpiangere, ovvero ha la possibilità di dare una connotazione doppia o anche multipla a quello che è il suo desiderio: può rimpiangere, e quindi desiderare di avere qualche cosa che aveva già avuto in passato, oppure può desiderare di avere qualche cosa che potrebbe avere in futuro. Ecco, quindi, che vive il suo desiderio nel presente, però proiettandolo, a volte, nel passato o nel futuro. Vi è già una diversità a questo punto, lo capite benissimo, rispetto al corpo fisico.
Lo stesso, riportandolo a quello che è il pensiero, accade nel corpo mentale: anche il corpo mentale pensa sempre nel presente perché per esso, mentre sta pensando, è il presente; però può pensare a cose passate o a cose future, no?
Accade, quindi, che questo Io che vive nelle sue varie componenti tutte nel presente si possa trovare ad essere proiettato contemporaneamente nel passato o nel futuro.
Guardate che questa cosa che sembra una sciocchezza, se ci pensate bene, così come ve l’ho appena tratteggiata, può dare ragione di tantissime cose.
Il presente, se ci pensate bene, in realtà è sempre statico, per sua definizione: con tutto che cambia di attimo in attimo, in realtà ogni attimo è statico, è come una fotografia. È poi il meccanismo di corpo fisico, astrale e mentale, di percezione, ricordo, desiderio, rimpianto, pensiero e così via che dà l’impressione del dinamismo perché proietta il tuo presente nel passato o nel futuro.
Quando noi vi diciamo «vivete il presente» non vi diciamo di lavare i piatti essendo concentrati nel lavare i piatti (anche perché concentrarsi nel lavare i piatti deve essere una cosa noiosissima!) ma intendiamo dire che dovete vivere con tutte le vostre componenti attente su quello che state facendo e vivendo.
Questo non significa accettare «tutto» quello che fate o che vivete, ma significa essere consapevoli di ciò che vi sta accadendo in quel momento, quindi essere consapevoli che state lavando i piatti ma che ne fareste a meno e sarebbe molto meglio che li lavasse vostro marito o i vostri figli, che quindi, indubbiamente, siete egoisti perché demandereste ad un altro un compito da fare, però per voi sarebbe molto meglio andare a fare una passeggiata e togliervi dai piedi quei piatti noiosi… essere consapevoli di questo e, allora, chiudere l’acqua, ragionare se il fatto che i piatti li laviate dopo tre ore porta danno a qualcuno e, se così non è, in piena coscienza, essere consapevoli che voi avete bisogno di andare a fare una passeggiata, uscire e abbandonare lì i piatti per fare ciò che voi sentite consapevolmente essere meglio per voi in quel momento.
State attenti: non «far ciò che più vi aggrada», ma fare ciò che – senza nuocere ad altri – permette a voi di fare le vostre esperienze nel modo migliore.
«E se uno ha tanti desideri – dice la nostra amica – come faccio?» Eh, cara, se ne hai tanti molte volte questo succede perché l’individuo non ha ancora trovato quello giusto, altrimenti, se avesse trovato quello giusto, quello più importante, non ne avrebbe alcun altro. E allora, se uno ne ha tanti, significa che la sua ricerca è ancora da portare a buon fine. Scifo

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