Si cerca finché si è divisi nell’interiore

Divisi da chi? Dalla natura di sé: il senza origine e senza fine non coglie l’essenziale e trova interesse solo per i colori del divenire.
Divisi nel compiersi del processo della manifestazione di sé.
Divisi nella consapevolezza di sé e dell’accadere.
Divisi nell’interpretazione dello sperimentare e del suo senso.
L’interiore è lo specchio dove tutto si riflette e lì viviamo e patiamo quella divisione, se ancora è in atto.
Quando quella divisione è superata nel sentire, nel pensare, nel provare e nell’agire, finisce l’esperienza del sentirsi separati e frantumati, conscia o inconscia che essa fosse, e con essa finisce la cerca senza apparente fine.
Il senza-casa, scopertosi anche un senza-nome, risiede nello stare ascoltando l’essere semplice delle cose.
Non è il mondo dei separati che gli parla, non è il regno della divisione che lo interroga: come una concavità, l’essere suo ascolta, osserva, accoglie e contempla il canto senza voce dell’interiore.
Quel canto muto risuona senza fine e senza tempo, nel mentre i fotogrammi del mondo scorrono.


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6 commenti su “Si cerca finché si è divisi nell’interiore”

  1. “Al senza Nome rivolgo il mio canto
    Al senza Tempo affido le mie ore
    Nella Sua mano abbandono la mia mano
    Certo che mi porterà
    La’, dove è bene che io sia”
    Amen

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  2. Sì, parole che risuonano.
    Come la goccia scava la pietra queste parole scavano il nostro interiore dove ci aspetta un canto senza voce.

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