La solitudine relativa nel cammino di unificazione

Andiamo incontro allo scomparire della nostra egoità da soli e non ci portiamo niente e nessuno appresso.
Alla fine del cammino siamo nudi e poveri: 
poveri di presunzione, poveri di potere, poveri di orpelli.
I molti, o pochi, affetti di una vita sono lì, ma non sono abiti di cui ammantarci: li indossiamo come abiti da lavoro, con la stessa naturalezza; sono parte del cammino, ed anche sua sostanza, ma non sono oggetto di attaccamento e non conferiscono appartenenza ed identità.
Siamo nudi di noi e di ogni cosa: tutto scorre, tutto è, nulla si può trattenere.
Siano soli infine, ma non della solitudine famigliare all’umano e connotata dal senso di una separazione incolmabile e dall’angoscia che ne consegue:
c’è una solitudine diversa e sperimentabile da chi è già interno al processo di unificazione, da chi non si coglie e sperimenta più come separato, ma sente anche che l’unità che lo attraversa è relativa e altri passi l’attendono.
Ci sono nel cammino di unificazione doni ed esperienze di fusione, di unità, così come nell’umanità feriale c’è il dono dell’innamoramento: col tempo, quelle esperienze lasciano il passo ad una consapevolezza ampia dell’unità dell’essere che porta con sé anche la lucida nozione del limite dello sperimentato.
Ciò che l’umano sperimenta è sempre relativo, e non potrebbe essere altrimenti essendo data solo all’Assoluto la natura assoluta.


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4 commenti su “La solitudine relativa nel cammino di unificazione”

  1. “Gli affetti non sono oggetto di attaccamento e non conferisco appartenenza ed identità”.
    Mi accorgo che la presenza di un affetto forte vicino a me è confortante, mi impedisce di sentire la solitudine che io temo, mi dà un senso di “appartenenza e di identità”!
    Il tranello, mi sembra, sta nel fatto che dalla persona molto “vicina” mi aspetto molto, non so osservarla rimanendo centrata in me stessa e talvolta non so accettare le sue lezioni perchè il mio schema mentale dice che ho il diritto di aspettarmi molto da chi mi ama. Nella solitudine di cui parli, credo, c’è la libertà di vedere in ognuno ed ogni cosa dei maestri da cui attendersi messaggi, insegnamenti. La persona che mi sta vicina è anche lei nella sua propria officina ….

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