Il karma e l’obbedienza al sentire

La legge del karma accompagna il processo di comprensione di una coscienza: quando una comprensione è in divenire e non ancora chiaramente delineata, le scene e le situazioni che mettiamo in atto hanno sovente bisogno di ulteriori tentativi, prove ed approfondimenti e di questo si occupa la legge del karma.
Se una persona compie una azione A interna ad una certa comprensione che deve acquisire e di cui non ha praticamente alcun dato, quella azione, di qualunque natura sia, non genera una ricaduta karmica, un effetto.
Quella persona vivrà la scena A e poi altre scene ma queste, se non hanno alla base delle comprensioni già avviate, non avranno relazione karmica tra loro.
In altri termini, la persona non è responsabile di ciò che fa per la semplice ragione che non è sorretta da alcuna comprensione in quello che va facendo.
Quando invece la persona ha già, in riferimento ad una data comprensione, degli elementi acquisiti e quindi questa è parzialmente strutturata, allora ha anche una possibilità di scelta, di discernimento, di optare per la soluzione A o la soluzione B, ad esempio.
In questo caso, avendo a disposizione un libero arbitrio, è anche responsabile di quello che fa e ciò che mette in atto, se è parziale e limitato, produrrà una ricaduta karmica, un effetto che si tradurrà, nel tempo, nella necessità di misurarsi ancora con quella non comprensione.
Ma quando una comprensione, relativa ad un certo ambito, è completamente acquisita che cosa accade?
Siamo responsabili o no, godiamo di libero arbitrio o no?
Quando una comprensione è piena, non abbiamo alcuna possibilità di scelta: il compreso diviene per noi un imperativo al quale obbediamo non perché dobbiamo, ma perché è nella nostra natura farlo.
Il compreso diviene ossa delle nostre ossa, natura della nostra natura e per noi è naturale attuarlo.
La persona con un comprensione non formata, non è responsabile, non ha libero arbitrio, non genera karma;
la persona che ha una certa comprensione avviata in vario grado, risponde proporzionalmente al compreso: diviene responsabile, ha del libero arbitrio, produce karma;
la persona che ha conseguito pienamente una comprensione, non si pone il problema della responsabilità perché è ovvio che quella cosa le può competere, non ha alcun libero arbitrio perché operare quella cosa appartiene alla sua natura, non muove nessuna causa karmica perché esegue quanto il suo sentire le detta.
La persona che ha compreso è allineata con il proprio sentire, questa è l’obbedienza di cui stiamo parlando, l’obbedienza a sé, al proprio sentire conseguito.
Se c’è obbedienza al sentire, non c’è produzione di karma, perché quello che si doveva comprendere lo si è compreso ed è inscritto nel sentire e dunque non è necessario che la vita ci riproponga un supplemento di indagine.


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4 commenti su “Il karma e l’obbedienza al sentire”

  1. karma e obbedienza al sentire…grazie Roberto per essere stato così chiaro ed aver spiegato tali concetti con gli esempi proposti…senza sarebbe stato complicato per me!

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