Il Papa, gli animali, le pretese

Dice Francesco che quando l’umano privilegia l’attenzione all’animale piuttosto che al suo vicino, non va bene.
Lo dice scuotendo la testa, come a sottolineare che proprio non ci siamo.
Evidentemente lui ritiene di sapere che cosa è bene, che cosa è meno bene e che cosa è male.
Antico vezzo dei cattolici che non perdono occasione per ricordarti dove sta il bene e loro, naturalmente, sanno dove sta.
Spero mi perdonerete il sarcasmo..
Noi, molto più prosaicamente, non pensiamo che ci sa da qualche parte il bene e da qualche altra il male, pensiamo ci sia solo la realtà e stuoli di persone che imparano il necessario nei mille modi che la vita offre loro.
C’è chi impara accudendo l’animale, chi l’umano; chi lavorando, chi perdendo il proprio tempo: proprio noi non pensiamo che ci sia un modo giusto, vero e santo di vivere, pensiamo e abbiamo compreso che c’è il modo di ciascuno di vivere e che non esiste proprio nessuno che da quello che vive non impara quello che deve imparare.


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4 commenti su “Il Papa, gli animali, le pretese”

  1. Il mio primo atto consapevole del prendermi cura è stato proprio verso due gatte, da cui tanto ho imparato sulla responsabilità! Se tutto è uno e se tutto è Dio quando parliamo di differenze, di bene e male, di giusto e sbagliato…di cosa parliamo?

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  2. Caro Robi le tue parole mi aprono i polmoni, quelle del papa mi soffocano.
    Forse è questo a cui allude Gesù quando dice qualcosa del tipo “Lo Spirito vi rende testimonianza”? Come dire che si discerne intimamente con la nostra coscienza ciò che è vero e ciò che non lo è.

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  3. Ne discutevamo proprio ieri con mamma, che mi ha riproposto questa affermazione.
    Io le ho detto che, secondo me, c’è chi è più incline a prendersi cura di un bimbo, chi di un anziano, chi di un animale, chi di una pianta, ecc.
    Se tutti ci prendessimo cura anche solo di un essere, quanto potrebbe essere ricco di cura il mondo ….

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