Una ecologia interiore

Il corpo mentale e quello astrale ricevono impressioni senza sosta: il mondo propone se stesso senza mai stancarsi e lo fa con strumenti affinati e penetranti.
A noi spetta l’edificazione di una ecologia interiore quotidiana.
Di cosa nutro i miei corpi? Di cosa alimento il corpo fisico, il corpo delle emozioni, il corpo mentale?
Essi sono i veicoli della coscienza: sono incrostati di scorie, di inutile, di distorto?
Cosa sono le scorie? La risultante di stratificazioni e di sedimentazioni, di abitudini mai messe in discussione, di disintossicazioni e disconnessioni mai affrontate e coltivate.
Cos’è l’inutile? Gran parte di ciò di cui ci circondiamo e ci nutriamo interiormente ed esteriormente: ciascuno faccia il proprio elenco di ciò che gli è veramente indispensabile e scoprirà l’elenco sterminato delle fesserie di cui si circonda.
Che cosa è il distorto? Tutte le adesioni morbose ai propri desideri e bisogni fittizi ed illusori. Non ho detto tutti i desideri e tutti i bisogni, ma tutte le adesioni morbose a questi.
Cosa intendo per adesione morbosa? Quel girare  e rigirare qualcosa che accende il desiderio e il bisogno, quell’alimentare ritmicamente un circuito fittizio dedicandogli tempo ed energie.
Propongo un’ascesi? No. Un’ascesi è caratterizzata da un giudizio su desideri e bisogni: io non penso che si debba soffocare qualcosa in noi, ma che lo si debba leggere come simbolo, conoscerlo, integralo, trascenderlo.
Per conoscerlo bisogna sperimentarlo. Per integralo bisogna averlo compreso.
Nessuna ascesi dunque, ma una ecologia interiore si, questa è indispensabile per il ricercatore, per il monaco, per coloro a cui rivolgo queste parole e che sentono di comprenderle.
Trovare la propria misura personale nella coltivazione di desideri e bisogni: sapersi fermare quando l’esperienza è troppo pervadente e genera attaccamento e dipendenza.
Creare periodi di vuoto e di distacco dal bisogno e dal desiderio sperimentati, in modo da verificare il grado di identificazione realizzato e permettersi di fare un passo indietro, di disconnettere anche radicalmente quando è necessario.
La via di mezzo dunque; l’ecologia interiore come equilibrio tra le parti e nei flussi che compongono la vita emotiva, affettiva, cognitiva di una persona.
Questa ecologia permetterà di mantenere in relativo equilibrio i corpi: l’ascolto e l’osservazione continui del nostro interiore ci diranno quando eccediamo, quando qualcosa bussa e vuole essere sperimentato, quando il sentire ha bisogno di spazio ed urge crearglielo.
Non proibirsi le esperienze, ma anche non indulgere in esse quando hanno fatto il loro tempo, quando hanno prodotto le comprensioni che ci erano necessarie.
Essere pronti ad abbandonare il conosciuto, lo sperimentato, l’abituale per osservare, ascoltare, contemplare ancora ciò che dal sentire sorge e ci conduce verso nuove esperienze.


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5 commenti su “Una ecologia interiore”

  1. A volte ci vuole un po’ di coraggio. Non sempre è facile fare scelte diverse da quelle abituali. Ma sicuramente la nausea di certe abitudini è di grande aiuto.

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  2. La chiarezza di questa riflessione pervade i livelli dei vari corpi simultaneamente.
    Come quando senti che certe parole e riflessioni, certi sentire mettono ordine in un cassetto che si conosce bene ma gli dài una più accurata sistemazione che trasposta alla coscienza si traduce in atomi di sentire.
    Più e più volte il tema del desiderio è stato ed è banco di prova del mio tracciato esistenziale e ritrovare un Buon Amico che condivide tali profondità è come un procedere assieme ad altri Buoni Amici incontrati precedentemente nel cammino e tutt’ora vivi nel ricordo e nella gratitudine.
    Riflessioni come quella di oggi e come le tante sempre generose, rinsaldano l’impegno nella Comunità, nel lavoro di creare un organismo capace di dare spunti e risposte a persone che intercettandoci nei loro cammini esistenziali porgono una domanda.
    Sentimento di vicinanza.
    Grazie!

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