Torniamo umani?

Torniamo umani, esorta Gino Strada dopo i fatti di Bruxelles. L’espressione è eloquente e contiene la convinzione che è possibile una umanità senza violenza e sopraffazione. E’ una convinzione e una aspirazione nobile, ma parla della realtà? Non credo, e qual’è allora la realtà?
Che cosa è umano? La pace è umana e il delitto no? Oppure l’umanità è un processo che dal delitto conduce alla pace, alla pacificazione interiore?
Se consideriamo l’essere umani come l’essere immersi in un processo che contempla tutte le possibili esperienze, dal delitto alla pacificazione, allora ciò che sta accadendo è profondamente umano.
Se vogliamo espellere il delitto, il male dal processo, allora c’è qualcosa che non ci è chiaro del processo stesso.
Come impara l’umano? Come imparano l’assassino, lo stupratore, il corrotto? Sperimentando.
Di esperienza in esperienza, l’assassino uccide e viene ucciso e attraverso il processo del carnefice e della vittima matura in sé la comprensione del gesto e lo supera non reiterandolo più.
Impara l’assassino attraverso la legge morale, o religiosa, che vieta e sanziona il suo gesto? Non sembra, se così fosse per cambiare i comportamenti basterebbe una raccomandazione, ma così non è.
Il processo del cambiamento si articola in queste fasi:
conoscenza, acquisibile attraverso le esperienze;
consapevolezza, frutto dell’esperienza che accade, illuminata dall’azione combinata della legge morale che ricorda cosa è ammissibile e cosa no, e dalla coscienza che “impara mentre sperimenta”, ovvero acquisisce dati senza sosta dallo sperimentare ed è attraversata da una corrente che, da un lato la spinge a sperimentare, dall’altro la conduce a superare quello che sperimenta se non è in armonia con il disegno generale e divino;
– comprensione, il frutto dell’esperienza e della consapevolezza: nel tempo, queste imprimono nel corpo della coscienza i dati necessari che armonizzano il comportamento con il disegno ispiratore.
Fino a quando il comportamento non è in armonia con il disegno la sperimentazione continua: c’è comprensione quando il disegno divino è divenuto realtà emotiva, cognitiva ed azione coerente con l’intenzione che l’ha generata. Allora, e solo allora, l’assassino esce dalla spirale karmica dell’uccidere e dell’essere ucciso.
Naturalmente questa è una riduzione didattica, molte sono le variabili e tutte soggettive e non necessariamente chi oggi è vittima, ieri è stato carnefice.
Quello che sta accadendo, che è sempre accaduto e che in forme simili o diverse accadrà in futuro, non è altro che il dispiegarsi del processo di apprendimento che chiamiamo vita.
Vivere è imparare ad amare, è il duro e lento tirocinio che dall’egoismo ci conduce all’amore, alla collaborazione, al servizio.
Quando l’umano ha raggiunto una sufficiente ampiezza di comprensioni e di sentire, il suo cammino incarnativo ha termine: la vita umana è dunque una officina, un luogo e un tempo in cui si impara un mestiere. Quando l’umano ha imparato, abbandona l’officina del divenire e si misura con l’officina dell’essere.
Persone come Gino Strada ci indicano la via dell’amore e curano gli assassini come le loro vittime: sono la metafora perfetta del prendersi cura, della fine del procedere umano, della sua trascendenza.
Chi giunge alla fine del processo umano, si misura con il servire il processo altrui.
Per affrontare i fatti di questi giorni, tanto simili ai fatti dei giorni passati e purtroppo anticipatori di altri fatti della stessa natura, dobbiamo fare appello alla nostra capacità profonda di sperimentare la compassione e di vedere in ogni fatto il dispiegarsi del processo che dall’ignoranza conduce alla conoscenza, dalla inconsapevolezza alla consapevolezza, dall’egoismo all’amore.
Lo sguardo della compassione ci svela come ciò che sta accadendo sia profondamente umano, ci ricorda da dove veniamo e ci indica la direzione, l’orizzonte di pacificazione che ci attende.
Ciò che dobbiamo aver chiaro è che quando saremo pacificati, noi personalmente, il mondo continuerà ad essere una officina..


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2 commenti su “Torniamo umani?”

  1. Riflessione chiarificatrice, didattica e quindi se si vuole semplificata, ma necessaria.
    Necessaria perchè riporta una lettura dei fatti, da un ‘restringimento’ di visione per l’impatto emotivo che queste tragedie portano, a una visione ‘esistenziale’ dell’Uomo e del suo cammnino di conoscenza, consapevolezza, comprensione.

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