La necessità delle esperienze

Si chiede Caterina: “La coscienza ha bisogno di attingere ai dati che le servono. Può aver bisogno di attingere da un’adozione, da un bambino di zero giorni, o dalla vendita di organi. Se regolamentiamo qualcosa possiamo cambiare i dati che servono alla coscienza di qualcuno? A quella coscienza servono i discorsi su cosa è giusto? Nel divenire un venditore di organi può attingere dati dai discorsi di qualcuno e cambiare idea? Anche sì, anche no. Quindi non si può far nulla. All’infuori che rispettare tutte le esperienze che servono alla coscienza. E aspettare che le esperienze si esauriscano?”
Una coscienza è spinta dalla necessità di acquisire comprensioni e in questo suo tentativo non è la morale a trattenerla.
La morale è il frutto delle menti e della necessità di regolare la vita sociale: non è un contenuto della mente a poter arrestare i processi della coscienza ma, certamente esistono leggi più generali, quale quella dell’equilibrio, che regolano i processi delle coscienze ed evitano che la vita si traduca in una macelleria.
La vita sociale non è regolata solo dalla morale ma anche dall’azione degli archetipi transitori, e da quella più di fondo degli archetipi permanenti.
A seconda del sentire acquisito si aderisce a certi valori-archetipi che hanno una valenza transitoria storico-culturale, o si subisce in maniera più o meno forte l’influenza di archetipi permanenti, che hanno valore per tutti e per sempre: quello dell’amore è un esempio.
Ampiezza del sentire – archetipo transitorio – archetipo permanente.
Servono ad una coscienza che non ha ancora raggiunto un dato sentire, le indicazioni di altre menti-coscienze? Dipende da quanto quella coscienza è ancora lontana dal sentire che quelle indicazioni presuppongono.
Se è molto lontana, quelle indicazioni non sortiranno effetti; se è vicina, possono facilitare il suo processo di cambiamento; se accelerarlo non so, facilitarlo certamente.
I discorsi servono sempre perché dietro i discorsi c’è un sentire, essi sono la forma di un sentire e fruire quella forma può, ad alcuni, essere di aiuto.
Ricordare la natura della realtà può non servire a novantanove persone, ma ad una può svelare quanto già si approssimava a scoprire da sé.
E’ nelle cose di un sentire ampio rispettare le esperienze di tutte le coscienze, come è nelle cose di un sentire limitato provare quel moto interiore che chiamiamo intolleranza.
Rispettare nell’intimo non significa permettere socialmente: comprendo le necessità evolutive del venditore di organi, ma non per questo rendo questa pratica legale.
L’illegalità del vendere organi permetterà al venditore di imparare essendo perseguito dalla legge, e al rappresentante della legge di imparare perseguendo il venditore.
Naturalmente l’esperienza del vendere organi avrà fine quando avrà prodotto le comprensioni necessarie e queste saranno il frutto di molti processi tra cui anche quello dell’essere perseguito, imprigionato, messo all’indice.
Il sentire più ampio può e deve guidare il sentire più limitato: così dovrebbe essere nella vita e nella politica che è la gestione creativa del vivere comune.
E’ così? Non lo so, ma starei molto attento nel dire che il popolo è migliore della sua “classe dirigente”.


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1 commento su “La necessità delle esperienze”

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